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Aristotele. Livelli della conoscenza e "sophia"


La Metafisica si apre con la celebre frase: “Tutti gli uomini aspirano per natura alla conoscenza” (T 22). Ma i livelli della conoscenza sono molteplici e non tutti pervengono alla forma suprema. L’uomo condivide con gli animali le sensazioni: hanno primato tra queste l’udito e la vista. E’ con l’udito che può trasmettersi il sapere, ma è con la vista che si ha la capacità di distinguere gli oggetti. La memoria consente la conservazione del dato acquisito; essa è facoltà anche di alcuni animali; ma ciò che differenzia l’uomo è l’esperienza ossia la capacità di sommare molti ricordi della medesima cosa. Dall’esperienza si genera la teche che non coincide con l’esperienza ma ne è un risultato: essa avrà come oggetto della propria conoscenza l’universale. La medicina diventerà tecnica nel momento in cui riuscirà a trovare un farmaco che guarisca tutti quelli affetti da una stessa malattia. Ma neanche la tecnica rappresenta il grado più alto del sapere: questo perché la tecnica è legata a forme di sapere a volte molto diverse tra loro. L’uomo inventa la caccia per sopravvivere: lo scopo allora è l’utilità. Ma pensiamo alla musica: in questo caso questa tecnica non mira all’utilità, quanto al piacere o diletto. Ma la conoscenza per la conoscenza, il sapere disinteressato, questa è la sophia, il sapere più alto che per oggetto le cause prime di tutte le cose. Ma per poter ricrcar questo sapere occorre quella che in greco era detta scholè ossia il tempo libero da ogni attività lavorativa. Essa allora deve avvenire necessariamente all’interno di una scuola.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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PAROLE CHIAVE:

Aristotele