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Platone. "Doxa", idee e "dianoia"


Esisteranno allora realtà percepibili con i sensi che sono o le immagini generate dagli oggetti sensibili su superfici riflettenti insieme con le ombre (è questa l’eikasia ossia percezione delle immagini) o gli oggetti veri e propri come le piante, gli animali (è questa la pistis ossia credenza). Nel loro insieme essi costituiscono il dominio della doxa (opinione) che sono fluttuanti e discutibili. Ad un livello superiore si collocano gli oggetti afferrabili con l’intelletto, ossia le idee. Anche in questo caso possono esserci due tipi di conoscenza: la dianoia (ossia la conoscenza che procede mediante ragionamenti, dunque la conoscenza matematica che ha come fine le idee in sé) o la noesis (la conoscenza intellettuale vera e propria delle idee). Ciò che distingue i due gradi di conoscenza è il fatto che la dianoia utilizza immagini sensibili (come ad esempio le figure geometriche) per ottenere un risultato conoscitivo, mentre la noesis fa uso della dialettica che per stabilire i principi primi (quelli che lui chiama ipotesi) da cui partire non utilizza oggetti sensibili e per di più non utilizza le ipotesi come punti di partenza per giungere ad una conclusione, bensì come punti di appoggio per risalire ad altre ipotesi superiori, come è chiaro nel Fedone (T 71), per giungere così non più ad un ipotesi (che si mostra di per sé evidente e che viene adottata come principio) ma ad un principio non più dipendente da altri principi. Questo principio è l’idea del bene che sta al vertice del mondo delle idee e costituisce l’oggetto intelligibile (opposto a quello sensibile) per eccellenza.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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