Il campo di applicazione dei contratti soggetti alla Convenzione di Vienna

Queste regole individuano i contratti soggetti alla Convenzione di Vienna. La Convenzione di Vienna trova applicazione innanzitutto con riferimento ai contratti di vendita. Può trattarsi di un contratto di vendita di cosa già costruita, di cosa ancora da costruire; non si applica ai contratti di appalto.
In particolare, la convenzione di Vienna stabilisce all'art. 3 che si considerano vendita i contratti di fornitura di beni da fabbricare o da produrre, a meno che la parte che commissiona i beni non si impegni a fornire la parte sostanziale dei materiali necessari per tale fabbricazione o costruzione. La Convenzione non si applica ai contratti nei quali la parte preponderante delle obbligazioni del contraente che fornisce i beni consiste nella fornitura di manodopera e di altri servizi.
La convenzione tende a rifuggire le grandi definizioni di tipo sistematico, perché si vuole evitare che termini troppo generali possano subire interpretazioni troppo differenziate nei vari ordinamenti giuridici.
La manodopera e la prestazione di servizi costituiscono parte preponderante del contratto di vendita quando la manodopera vale molto di più rispetto alla materia prima fornita dal venditore, o quando è il compratore che dà al venditore la materia prima per lavorare. Siamo in entrambi i casi di fronte a contratti d'appalto, e la convenzione di Vienna non vi si applica.
La vendita deve essere internazionale, ovvero tra soggetti che hanno sede in Stati diversi. Può trattarsi o di soggetti che hanno sede in due Stati aderenti entrambi alla Convenzione di Vienna (è il caso più frequente), o due soggetti residenti in due Stati di cui uno non aderente alla Convenzione di Vienna.
In quest'ultima ipotesi la Convenzione di Vienna trova applicazione allorché le norme di diritto internazionale privato indicano quale legge applicabile la legge dello Stato che ha aderito.