Sintomo ed elaborazione
Nella relazione terapeutica non lavoriamo per la distruzione delle identificazioni guai!!
Noi le lasciamo tutte intere il problema è che avvaloriamo il fatto che un soggetto incominci a intravedere quello che prima non intravedeva e cioè che c’è un senso di tutto questo che lo riguarda e che non consiste di per se in nessuna delle identificazioni
Un incontro tra un soggetto e un altro quindi come un soggetto porta quello che è il suo fantasma nella relazione anche il terapeuta porta il suo quindi in questo tratto qua in cui si scontrano i fantasmi troviamo il transfert e il controtransfert, ma soprattutto in questa parte del soggetto andiamo a trovare su quest’asse tutte quelle che sono state le sue esperienze di incontri con l’altro che lo hanno portato ad essere ciò che è.
Se il terapeuta si basa solo sull’asse immaginario va produrre una collusione ,cioè avvalorando la collusione del soggetto con la dimensione diciamo ambientale
se parliamo di collusione in una relazione terapeutica andiamo a parlare di quelli che sono tutte le aspettative, tutte le idee, tutti i desideri che il soggetto porta nella seduta terapeutica
Quando il terapeuta pone delle domande fa riflettere il soggetto su delle questioni su cui lui non era preparato che lui non si aspettava va a rompere la collusione quindi mette in moto questo movimento di verità,come abbiamo chiamato quest’anno,che “va ad impattare con il fantasma e con tutto quello che è la collusione portata dal soggetto nella stanza terapeutica andando poi a lavorare su quello che è il soggetto.
Se noi ci basiamo su tutto quello che è l’immagine che porta di sé e quindi dell’agghindamento che porta che deriva sempre dalla sua costruzione dell’identità , dal bagaglio dal fantasma.se noi rimaniamo sul piano di quello che ci porta e quindi di quello che ci mostra -mettendo in moto un movimento ripartivo- andiamo a consolidare l’immagine che il soggetto ha di sé ma non apportiamo niente di nuovo noi ci facciamo convincere di quella che è la sua situazione.
Allora io prima ho parlato se avete notato prima di cattivo incontro il sintomo nasce in qualche modo dalla esplicitazione di un cattivo incontro e dicevamo il luogo che noi andiamo a costituire è un luogo dove tutto questo viene ospitato e rigiocato in termini di elaborazione.
Certo che io posso controllare questo nuovo incontro come buon incontro così facendo piego la cosa un pochino di più sul versante riparativo .Io preferisco personalmente lasciare che l’incontro sia l’incontro deciderà poi il nostro interlocutore il nostro paziente se è un buon incontro o no non lo posso dire prima .
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Dettagli appunto:
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Autore:
Beatrice Segalini
[Visita la sua tesi: "Il panico: un approccio integrato"]
- Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
- Esame: Metodi e tecniche di analisi della domanda nel colloquio psicologico
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