Riforme agrarie in Italia negli anni 50. Cassa del mezzogiorno, Ina-casa di Fanfani
E dall'industria passiamo all'agricoltura. Parliamo di riforme agrarie. Riforma agraria mai realmente avvenuta, promessa al momento dell'unità d'Italia e non realizzata, nuovamente promessa in occasione della prima guerra mondiale e non realizzata, e nuovamente promessa con la bonifica dal fascismo e realizzata solamente in parte con l'assegnazione di terreni dell'agro pontino ai braccianti. La questione si ripropone alla fine della seconda guerra mondiale insieme alla solita suddivisione fra Nord e Sud.
Il problema si manifesta con una forte eccedenza di manodopera che si trasforma in flussi migratori.
Non viene fatta l'ennesima riforma agraria ed iniziano negli anni 50 le occupazioni delle terre e le proteste dei contadini che vogliono l'esproprio dei latifondi e la redistribuzione delle terre. Una delle pagine più tristi di quel periodo è a Portella delle Ginestre quando il bandito Salvatore Giuliano spara sui dimostranti.
Una stagione di riforme
Comunque con un processo lento si varano delle leggi per una piccola riforma agraria che porterà a all'esproprio delle terre dei latifondisti assenti con la redistribuzione delle terre. Dagli anni 40 fino agli anni 60 ad esempio anche nelle Marche scompare il sistema mezzadrile, tramite la vendita di questi terreni. Questa riforma si affianca alla creazione della Cassa del mezzogiorno e dell'Ente per lo sviluppo del mezzogiorno che fanno affluire risorse sia per l'agricoltura che per impiantare poli industriali.
Il problema è che questi fondi non furono utilizzati come dovevano ma sono utilizzati per creare consenso politico, di fatto per comprare voti. Inoltre si creano delle cattedrali nel deserto cioè poli fuori contesto, ad esempio industrie senza indotto con carenze di infrastrutture e trasporti. E come già detto tutte le risorse convogliate nel mezzogiorno finiscono per essere controllate dalla mafia.
Importante nel 1949 il piano dell'Ina-casa di Fanfani. L'Ina aveva in quegli anni il controllo assicurativo di quegli anni. Il piano Ina-casa era quello di costruire un numero considerevole di alloggi. In quegli anni vennero costruiti migliaia e migliaia di alloggi ed anche interi quartieri popolari tra i 49 il 53 anni successivi al piano Marshall, anni di decollo dello sviluppo industriale del nostro paese.
Il piano ha il duplice scopo di dare un alloggio alla popolazione più povera, ai manovali ed operai e nel contempo occupare parte della disoccupazione.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Barbara Pavoni
[Visita la sua tesi: "L'evoluzione della valutazione nel pubblico impiego"]
- Università: Università Politecnica delle Marche
- Facoltà: Economia
- Docente: Augusto Ciuffetti
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