Aspetti dell’apprendimento linguistico

Tutti gli esseri umani hanno la capacità di parlare, di acquisire ed apprendere la propria lingua. Questo potenziale di apprendimento non è circoscritto alla lingua materna, ma esteso alle lingue straniere. Per la stessa natura del linguaggio, tuttavia, questa capacità non porta alla consapevolezza. Nessun individuo quando parla ha coscienza del proprio linguaggio.

L’apprendimento è un processo su cui si concentra da secoli l’attenzione degli studiosi e che appare suscettibile di interpretazioni e spiegazioni diverse. In tal senso, nella breve sintesi tratteggiata nel secondo capitolo, assumono valore le posizioni di Saussure, Bloomfield e Chomsky. Saussure nega che lo studio del fenomeno linguistico nelle sue origini possa contribuire a semplificare l’analisi della realtà linguistica.

Secondo Bloomfield, l’apprendimento è determinato dal processo stimolo-risposta. Il bambino emette e ripete suoni sulla base di stimoli e questo sembra essere un tratto ereditato. Secondo Chomsky esistono parametri innati facenti parte del patrimonio genetico degli esseri umani. Tutte le lingue sono uguali, quindi, a livello di parametri ma si differenziano a livello di settings.

A seconda dei punti di vista assunti sull’apprendimento di L1 mutano l’interpretazione e la spiegazione dei fenomeni implicati nell’apprendimento di L2. Una prima distinzione concerne la modalità di apprendimento di L2, spontanea (nel paese in cui è parlata) o guidata (sotto la guida di un docente, a scuola).

Riallacciabile a questa distinzione è la differenziazione operata da alcuni studiosi fra L2 e lingua straniera, la prima legata ad una situazione di contatto con la lingua ospite, usata dai residenti nella comunicazione naturale, la seconda una lingua appresa in un contesto formale.