Skip to content

Otto Karolyi – La notazione musicale


La musica, come ogni linguaggio, fu coltivata come trasmissione orale da una generazione all’altra, prima che un metodo di scrittura fosse inventato. Ma in civiltà sviluppate il desiderio di avere testimonianza scritta di leggi fece nascere il problema di come scrivere la musica.
Le origini della notazione musicale europea si trovano nei simboli abbreviati usati per la recitazione orale greca e orientale (notazione ecfonetica). Dal V al VII secolo d. C. fu sviluppato da questi segni un sistema che indicava il movimento melodico; i suoi simboli furono conosciuti come neumi.
Poi apparve il rigo. Guido D’Arezzo consigliò l’uso di tre e quattro linee. Quest’ultimo sistema, il tetragramma, fu adottato e conservato come rigo tradizionale per la notazione del canto gregoriano ed è ancora in uso. Dal secolo XIII le importanti innovazioni nel campo della melodia, dell’armonia e della ritmica indussero ad ampliare il campo della teoria musicale.
Notazione dell’altezza. L’altezza dei suoni è indicata dalla serie di sette sillabe Do Re Mi Fa Sol La Si, serie conclusa nuovamente da Do in modo da produrre un intervallo da Do a Do di otto note, l’ottava. Se suoniamo contemporaneamente due Do a distanza di ottava sul pianoforte, avremo la conferma di una relazione tra loro: essi producono gli stessi suoni, ma ad altezze differenti.

La maggior parte delle tastiere di pianoforti sono divise in sette ottave: partendo dalla più bassa tali ottave prendono i nomi di contra (do ), grande (do , ecc.), piccola, una linea, due linee, eccetera.
Il metodo di orientamento più chiaro per stabilire l’altezza di una nota è l’uso di un gruppo di cinque linee orizzontali, il rigo. Sia le linee, sia gli spazi compresi tra le linee stesse sono usati per fissare le posizioni delle note, ma è evidente che due gruppi di cinque linee e quattro spazi non sono sufficienti per tutte le note. Per superare questa difficoltà, quando è necessario vengono aggiunte alle linee principali delle brevi linee supplementari.
Per procedere attraverso la mappa musicale è necessario avere un punto di riferimento per orientarsi: in termini musicali, conoscere quali sono le altezze esatte relative ai nomi delle note. Questo compito è assolto dalle chiavi: la chiave di Sol, la chiave di Fa e la chiave di Do. Una volta stabilita una chiave, ogni linea e ogni spazio determinano una nota (e quindi un’altezza) definita.
Il problema di situare le note comprese fra le ottave basse fu risolto utilizzando la chiave di Fa. Il punto di partenza del suo simbolo, oppure i due punti (sopra e sotto la quarta linea) indicano che nella chiave di Fa la quarta linea del rigo è il posto del Fa. La ricomparsa del Do sulla prima linea supplementare mostra come queste linee si congiungano senza soluzione di continuità.
Spesso nella musica per violino o altri strumenti, è necessario scrivere note molto alte o basse. Ciò implica l’uso di molte linee supplementari, tale difficoltà è risolta scrivendo le note all’ottava più bassa, aggiungendo il segno 8va, sopra o sotto le note stesse che verranno eseguite. Scrivendo per pianoforte o altri strumenti, la simultaneità è posta in rilievo da una graffa.
Due chiavi di Do sono ancora frequentemente usate nella musica vocale e strumentale: chiave di contralto e chiave di tenore. Il centro della chiave di contralto è sulla terza linea, il centro della chiave di tenore è sulla quarta linea. Con tali chiavi si evita l’uso di troppe linee supplementari.

Tratto da LA GRAMMATICA DELLA MUSICA di Domenico Valenza
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.