La “Progressive Era” negli USA – Rhodri Jeffreys-Jones
La Progressive Era (Età progressista) è l’espressione grandiosa con cui gli storici americani hanno indicato il periodo 1901-1917. Alcuni industriali avevano già tentato di migliorare le condizioni sociali, un altro antecedente fu il movimento di organizzazione assistenziale. Ancora, nell’ultimo decennio dell’Ottocento le Chiese avevano prestato la loro voce a quello che era ora un crescente clamore a favore di riforme. L’assassinio del presidente McKinley nel 1901 spianò la strada al vice-presidente Roosevelt, definito dai conservatori come un dannato cowboy, che diede al progressismo la coesione che gli era mancata in precedenza. Si ritiene in generale che la fioritura del progressismo abbia avuto luogo durante le amministrazioni di Roosevelt (1901-1909) e di Wilson. La presidenza di William Howard Taft (1909-1913) è considerata generalmente, ma non del tutto a ragione, un interludio conservatore.
Che cosa rappresentavano dunque i progressisti? Anche se talvolta il movimento riuscì a conseguire un certo grado di coesione e anche se viene accreditato di un’ideologia di riforme liberali condivisa da molta gente, era anche un aggregato di gruppi diversi, con punti di vista divergenti, se non contraddittori. Il progressismo può essere considerato in prima istanza una risposta al grido di aiuto dei poveri. Fra coloro che chiedevano un programma di riforme sociali motivato da motivi idealistici, erano presenti anche degli industriali. In una posizione più importante nella direzione del movimento progressista era, secondo Hofstadter, un gruppo appartenente alle classi professionali, dotate di una buona istruzione. Se la tesi di Hofstadter non regge a un esame quantitativo, sembra fare riferimento tuttavia alla personalità di alcuni fra gli esponenti principali del movimento, come Roosevelt. Alcuni riformatori, come Roosevelt appunto, si adattavano inoltre al modello di efficienza del progressismo. La scomparsa della frontiera come linea continua di insediamento nel 1890 indusse gli Americani a prendere coscienza del fatto che un’abbondanza illimitata non sarebbe durata per sempre; questi cittadini chiedevano una maggiore efficienza industriale e la conservazione della risorse naturali.
Continua a leggere:
- Successivo: Lo spettro della violenza di classe nell'era progressiva – Rhodri Jeffreys-Jones
- Precedente: La crisi economica di fine Ottocento – David S. Landes
Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Esame: Storia contemporanea, a. a. 2005/06
- Titolo del libro: Il mondo contemporaneo. Storia e storiografia
- Autore del libro: G. Longhitano
- Editore: Palombo, Palermo
- Anno pubblicazione: 2005
Altri appunti correlati:
- Storia Internazionale dell'età contemporanea - Dai moti del '48 alla Guerra Fredda
- Storia delle Relazioni Internazionali
- Civiltà inglese
- Letteratura e Cultura dell'Italia Contemporanea
- Introduzione al Postcolonialismo
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Guala: un'azienda italiana tra sviluppo territoriale e internazionalizzazione
- La decolonizzazione globale
- L'Orientalismo nella costruzione dell'identità e dell'alterità nell'arte coloniale italiana
- Storia e Sviluppo dello Stato in Medio Oriente: Dal Colonialismo al Ritorno del Califfato
- Valori e successo economico: la storia dell'Asia Orientale
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.