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La Favola delle Api - Ladri e ubriaconi

La Favola delle Api - Ladri e ubriaconi


(G) anche il peggiore dell’intera moltitudine
faceva qualcosa per il bene comune

Mandeville riconosce che ladri e scassinatori sono dannosi alla società e che il governo dovrebbe prendere misure. Ma se tutti fossero onesti, metà dei fabbri della nazione sarebbe senza lavoro.
I ladri e i borsaioli rubano per vivere e il locandiere che li accoglie ed accetta il loro denaro, ben sapendo come se lo sono procurato, è un briccone quasi quanto i suoi clienti. Ma questi bada ai suoi affari ed è un uomo prudente, può guadagnare soldi ed essere puntuale nei suoi pagamenti.

Nulla è più dannoso alla salute o alla lucidità e industriosità dei poveri del gin: rende litigiosi gli uomini di tempra accesa e spesso è causa di omicidi. Fra i suoi ammiratori vi sono molti dei ceti inferiori, che ne divengono venditori. Il gran numero di tali botteghe è una prova della quantità di corruttori che contribuiscono, con un’attività legittima, ad accrescere accidia e stupidità.

La gente comune, di vista corta, di rado riesce a vedere oltre un anello della catena delle cause; ma quelli che sanno allargare la loro visuale, e sono capaci di osservare l’insieme dei fatti concatenati, possono vedere il bene germogliare dal male nello stesso modo in cui i pulcini escono dalle uova. Il denaro che proviene dalle imposte sul malto è una parte notevole delle entrate nazionale; e se non se ne distillasse lo spirito il tesoro pubblico ne soffrirebbe.

Un uomo di vista acuta potrebbe trovare di buono in tali rifiuti. Potrebbe dire, che per quanto l’accidia e la stupidità siano provocate dall’abuso dello spirito di malto, l’uso moderato di esso è be-nefico per il povero, di conforto contro freddo e stanchezza; l’indolenza che provoca è una bene-dizione per migliaia di persone: quelli che sentono meno dolore sono più felici. Avrebbe aggiunto che “Da qualunque cosa provenga, l’odore del guadagno è sempre buono” (Giovenale, Saturae).

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