Pasta fredda, la ricetta della libertà
La liberazione è fredda. Almeno per la pasta. Si da spazio a pasta minore (come le farfalle) si abbandonano i sughi pesanti ed è anche la rivincita delle donne che abbandonano i fornelli. La pasta fredda è figlia della mutazione antropologica, espressione di un benessere e una mobilità sociale che negli anni del miracolo economico inventano nuove consuetudini alimentari. Sorella del buffet e del barbecue, mescolata con pomodori, mozzarelle, rucola, tonno, diventa simbolo di una stuzzicante promiscuità spensierata.
La pasta fredda è un mangiare democratico ma soprattutto:
Buono – perché stuzzica l’appetito e smorza i bollori coniugando la voglia maschile di pasta con la sensibilità tutta femminile per l’esplorazione gastronomica.
Sano – fatto di crudità, di ingrediente nature.
Giusto – perché le sue combinazioni esorcizzano i diktat della cucina di mammà.
Continua a leggere:
- Successivo: Il maiale e il Carnevale
- Precedente: Il sale
Dettagli appunto:
- Autore: Anna Carla Russo
- Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Antropologia
- Titolo del libro: Si fa presto a dire cotto
- Autore del libro: Marino Niola
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 2009
Altri appunti correlati:
- Appunti di antropologia visuale
- Le sorgenti della musica: introduzione all'etnomusicologia
- Strategie dell'occhio. Saggi di etnografia visiva
- Suono e sentimento
- Il primo libro di antropologia
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.