Analisi di una miniatura “San Gregorio e lo scriba”
È una miniatura del '900 nella quale San Gregorio è rappresentato mentre detta a uno scriba, nascosto da una testa, quello che gli detta una colomba.
La miniatura è dominata dalla figura di San Gregorio perché si trova la centro della pagina ed è il doppio più grande dello scriba, inoltre l’oro dell’aureola attira l’attenzione. Lo sguardo di san Gregorio è rivolto in alto a destra per indicare che è in atto un dialogo mistico tra lui o lo spirito santo. Lo scriba occupa una posizione marginale; regge una tavoletta cerata su cui sta scrivendo quello che gli viene dettato da San Gregorio. Alle spalle dei 2 personaggi è possibile vedere la parte superiore di una struttura architettonica.
La miniatura raffigura una scena che è divisa in 2 blocchi narrativi: uno è quello della scrittura e l’altro è quello dell’ispirazione/dettatura; questa divisione è rafforzata dalla presenza della tenda che separa i protagonisti; la tenda ha una duplice funzione sintattica: da una parte creare una forte rottura all’interno dell’immagine perché relega i protagonisti in ambienti distinti e dall’altra conferisce unità alla rappresentazione. La tenda serve per separare 2 ambienti, 2 persone, 2 parti della stessa immagine e 2 attività (scrittura e dettatura); serve a dividere il dialogo mistico tra Gregorio e la colomba e l’attività manuale del chierico, separando così un evento miracoloso da un evento terreno, impedendo allo scriba di partecipare al momento mistico perché non degno/all’altezza.
La tenda separa 2 mondi che vivono parallelamente: quello della scrittura e quello dell’oralità.
L’oralità continua ad esercitare la sua influenza sul pensiero e sulla scrittura anche dopo l’invenzione della stampa. Complessivamente la rappresentazione è unitaria e coerente.
La miniatura ha una funzione autoreferenziale perché ci dice che le lettere della tavola sono il frutto del lavoro di un chierico che ha messo per iscritto tutto quello che Gregorio Magno gli ha dettato ispirato dalla parola di Dio (libri) e dallo spirito santo (colomba), quindi il testo che si ha davanti è un’opera di origine divina.
La colomba si trova al centro della miniatura.
La parola di Dio è presente sotto 3 forme: libro chiuso, libro aperto, colomba; si dà molto valore al libro perché in quell’epoca poche persone sapevano leggere e i libri sacri erano la rappresentazione della presenza viva della parola di Dio. Le miniature grazie al loro linguaggio facilmente comprensibile non erano dirette solo a chi sapeva leggere e quindi avevano il compito di incrementare la devozione nei confronti del libro che la conteneva certificandone l’origine divina.
Come la tenda è l’unico elemento grafico che collega direttamente i 2 personaggi e la parola li unisce dal punto di vista sonoro, la parola mette in comunicazione la sfera sacra con quella profana. Continua a leggere:
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Semiotica
- Docente: Andrea Garbuglia
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