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La Psicosi: Eziologia e Terapia


La psicosi è descritta come una dissociazione tra diversi livelli di esperienza e di comunicazione; a quale tipo di ambiente evolutivo può aver indotto tale dissociazione?
Se lo psicotico è considerato solo in termini della perdita dell''esame di realtà e a causa di questo soffre di allucinazioni, si ignorano gli aspetti che riguardano l'eziologia del processo psicopatologico e, quindi, gli obiettivi del percorso terapeutico e riabilitativo.
Invece si possono fare delle ipotesi sul tipo di interazione familiare che ha incoraggiato tali modalità comunicative disorganizzate e cogliere l'origine interpersonale del suo comportamento psicotico e quindi una potenziale cura sempre di natura interpersonale.

Come descrive Laing questa insicurezza ontologica?

Essa contrasta con un individuo considerato sano, cioè un individuo che sperimenta sé stesso come reale, vivo, intero (mente e corpo), differenziato dal mondo in modo da non mettere in discussione la propria identità, autonomia, continuità nel tempo, consistenza interna, e spazialmente collocabile nel corpo / Insicurezza: sentirsi irreale, più morto che vivo, indifferenziato dal mondo, mancanza di coesione, insostanziale (implode, scoppia), in parte dissociato dal corpo.
L'insicurezza in sé e nel mondo costituisce una minaccia costante, e il paziente in preda ad un'angoscia profondissima ed estrema deve quindi mettere in atto modi per sentirsi reale e vivo (per combattere il senso di terrore, di non esistere).

Esistono 3 forme di angoscia:

1. Il risucchio: l'angosciante sensazione che le relazioni umane equivalgono alla minaccia di perdere l'identità fino al punto di essere risucchiati dall'altro, dentro l'altro. Il paziente ha paura che relazionandosi all'altro ne rimanga intrappolato.

«L'individuo teme ogni rapporto in quanto tale, con chiunque e persino con sé stesso, perché l'incertezza che prova, il senso di instabilità che ha nei confronti della sua autonomia, gli fa continuamente temere di perderla nel rapporto [...] come se continuamente, con la più strenua, costante, disperata attività, dovesse lottare per non lasciarsi annegare».

Per evitare il risucchio: isolamento.
Paura fondamentale: della relazione.
Es.  Terapia di gruppo- discussione tra 2 partecipanti, un paziente dice “non riesco ad andare avanti, tu stai discutendo per trionfare su di me. Al meglio vinci la discussione, al peggio la perdi. Ma io sto discutendo per preservare la mia esistenza” e non lo dice in senso metaforico ma in senso concreto e nelle relazioni essere in disaccordo è un tentativo di preservare la propria identità

2. L'implosione: «il terrore di sentire il mondo irrompere con una tale violenza da svuotare l'individuo come un gas che riempie un vuoto» (Laing, 1960). Dire "ho paura che finisca dentro di me", implica il panico di sentire la realtà come qualcosa che da un momento all'altro può annichilire e inghiottire i confini dell'identità personale; se il mondo può causare la mia implosione, il vissuto che ho è che dentro di me ci sia il vuoto, il nulla;

3. La pietrificazione
o spersonalizzazione: l'atto di trasformare l'altro in una cosa, robot, pietra, un 'esso' senza soggettività. Il malato nel relazionarsi all'altro lo trasforma in una cosa e non riconosce la sua autonomia individuale e i suoi sentimenti, come un oggetto disumanizzato. Lo psicotico pietrifica l'altro per non essere pietrificato e spersonalizzato dall'altro. È un'operazione relazionale basata su un'angoscia persecutoria non pensabile, che costringe lo psicotico a oscillare fra il completo isolamento e la completa fusione e non ci sono quindi relazioni perché anche la fusione annulla uno di noi. Il tentativo di annullare l'individualità dell'altro per provare ad affermare la propria individualità crea un circolo disfunzionale relazionale. La pietrificazione o spersonalizzazione dell'altro implica come effetto di ritorno, una sconferma e una disorganizzazione della propria individualità e identità. Si crea un circolo vizioso sempre peggiore tra me e l'altro.

«L'individuo ha paura del mondo perché teme che ogni suo contatto sia totalizzante e implosivo; teme di essere penetrato, risucchiato, fatto a pezzi. Quindi non si lascia mai andare, non lascia mai che una parte di sé possa esprimersi liberamente in alcuna circostanza, perché teme di consumarsi, di essere sciupato o svuotato, di farsi portar via dal risucchio».

Esempio di James (chimico di 28 anni): “si lamentava di non riuscire a diventare un essere umano. Non aveva un sé. 'Sono solo una risposta agli altri, non ho una propria identità'. Sentiva di diventare sempre più 'una persona mitica'. Sentiva di non aver alcun peso, sostanza. 'Sono solo un tappo che galleggia sull'oceano'. Era molto preoccupato di non essere diventato un essere umano, e accusava la madre di questo fallimento. “Ero solo un suo emblema. Non ha mai riconosciuto la mia identità'”. In contrasto con la sua incertezza e auto-denigrazione, era sempre sull'orlo di essere sopraffatto, schiacciato dalla realtà formidabile, contenuta dagli altri. Gli altri erano solidi, decisivi, enfatici e sostanziali. Sentiva che gli altri erano su una 'scala più vasta' di lui.
Usava diverse manovre per mantenere un senso di sicurezza, ad esempio era apparentemente compiacente verso gli altri, e sentiva di pietrificare gli altri segretamente, così la sua soggettività non rimaneva segreta, e non trovava un'espressione diretta.  Facendo finta di non essere più di un tappo da bottiglia, evitava di diventare una cosa per gli altri (che cosa c'è di più sicuro del galleggiare in un oceano?). Al contempo erano gli altri ad essere cosificati segretamente, facendoli perdere ogni potere di schiacciarlo. Era sposato con una donna molto vivace, con una forte personalità. Aveva una relazione paradossale con lei: da un lato era completamente isolato, solo, dall'altro viveva quasi come un parassita, sognava per esempio di essere una cozza attaccato al corpo della moglie. (fusione o isolamento) La descriveva, il suo modo di ridere, la sua rabbia e tristezza con precisione 'clinica', spesso riferendosi alla moglie come 'esso' (personalizzazione, pietrificazione): “ha poi iniziato a ridere” era un esso, talmente prevedibile. Ad esempio le (gli) raccontava una barzelletta, e quando 'esso' si metteva a ridere, ciò indicava che 'era stata completamente condizionata'. Anch'io venivo trattato come 'una macchina d'interpretazione', il paziente mi forniva degli input, che dopo una breve computazione sputavo come messaggio verbale.”

Il corpo: si è detto che si creano delle scissioni tra sé stesso e il corpo, e tra sé stesso e il mondo. Dunque un aspetto molto importante è il corpo --> può essere vissuto come un oggetto fra tanti oggetti là fuori, a sua volta coseificato (inanimato). L'insicurezza ontologica primaria può coincidere con una dissociazione dal proprio corpo. Dice Laing: «invece di essere il centro del vero Io, il corpo è vissuto come il centro di un falso Io […] Quello che l'individuo considera il suo vero Io è da lui sentito come qualcosa di più o meno incorporeo; le esperienze corporee, dal canto loro, sono sentite come qualcosa che fa parte del sistema del falso Io» (ecco la scissione). Anche Laing dunque parla di un vero sè e falso sè (usando però il termine Io), la differenza rispetto a Winnicott consiste nel fatto che il falso sè è il corpo (anche se anche Winnicott aveva fatto una riflessione simile dicendo che l'interpretazione precoce a volte si può avere un falso sé della mente).
 
Falso io: è un modo per non essere sé stessi, la trasformazione di un vero Io che si è rinchiuso sempre più su se stesso a scapito dell'esperienza spontanea e autonoma. Il vero Io ha rinunciato a ogni rapporto con la realtà (anche Winnicott lo ha detto nello psicotico). Il sistema del falso Io costruisce una facciata esteriore con la quale fronteggia la persecutorietà del mondo esterno.

Come gli altri autori Laing sta dicendo che ciò che caratterizza l'esperienza dello psicotico è un tentativo disperato di difendersi da una serie di angosce che per noi non sono contemplabili, ciò che lui descrive lo possiamo cogliere sul piano metaforico, nelle poesie, ma il vissuto è per tutti noi impensabile. Obiettivo: preservare il vero Io da ogni contatto disorganizzante (in quanto porta alla distruzione) con l'ambiente e il mondo degli altri. “il falso Io dello psicotico si piega alla volontà degli altri (falso sé di Winnicott estremizzato) per cui l'estraneità del vissuto, l'irrealtà, la depersonalizzazione, la mancanza di significato e di scopo colorano tutte le sue percezioni, i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi atti, e il suo senso generale di morte (nel senso di sentirsi morto)”.

Scissione tra falso Io e vero Io nell'esempio di James: Per James, vedere, pensare, sentire, agire erano 'meccanici' e 'irreali' erano modi con cui 'loro' (incluso l'esso) vedevano le cose, pensavano, sentivano e agivano. Quando incontrava qualcuno, assumeva il loro passo (fusione), parlava di ciò di cui parlavano gli altri (falso sé compiacente): 'se faccio passare qualcuno prima di me, non è perché sono gentile, e che cerco di comportarmi come gli altri' (mima, fa finta di essere altri). Ma i suoi tentativi di essere come gli altri, erano accompagnati da un tale risentimento e disprezzo di sé che il suo comportamento assumeva delle caratteristiche bizzarre che esprimevano il conflitto fra i suoi modi 'veri' e 'falsi'. Tentava di asserire la propria identità tramite l'eccentricità delle sue idee (non è schizofrenico ma schizoide). Era un pacifista, teosofo, astrologo, occultista e vegetariano. Il fatto di poter condividere almeno le sue idee con altri lo manteneva sano di mente. Anche se era un chimico, credeva 'in realtà' non alle leggi chimiche ma all'alchimia, astrologia, alla magia bianca e nera.  Anche le sue fantasie rispecchiavano la magia, fu sempre più convinto di avere dei poteri occulti ma vaghi che erano dovuti al fatto che aveva una missione particolare, forse era una reincarnazione del Buddha o di Cristo.

L'esperimento di Kingsley Hall:
ad un certo punto Laing decide di creare una comunità in cui i pazienti schizofrenici dimessi dall'ospedale psichiatrico vengono accolti e vivono con i propri terapeuti “Non credo che esista una 'condizione' chiamata schizofrenia. Eppure questa etichetta è un fatto sociale, è un evento politico. [che] impone delle definizioni e delle conseguenze…. È una prescrizione sociale che razionalizza un'insieme di azioni sociali (allontanare coloro che i comportano in maniera disturbante per la società stessa) … che sono state sanzionati legislativamente, ai quali è stato dato il potere medico e l'obbligo morale, di diventare responsabili della persona stessa (sto espropriando la persona e la responsabilità per la propria vita). La persona etichettata svolge non solo un ruolo, ma la carriera del paziente, grazie all'azione di numerosi altri che per un lungo periodo diventano gli unici con cui al paziente viene permesso di interagire in modo costante.» (cioè gli altri pazienti e psichiatri) «La persona 'ricoverata', etichettata come paziente, e in modo specifico 'schizofrenico' viene degradata, dalla sua posizione compiuta ed esistenziale di agente umano e persona responsabile, alla perdita della definizione di sé, dei suoi averi, gli viene precluso di esercitare il diritto di scegliere chi incontrare, cosa fare… dopo essere stata soggetta alla cerimonia degradante conosciuta come esame psichiatrico, è privata delle sue libertà civili, attraverso l'imprigionamento in  un'istituzione totale conosciuta come 'ospedale psichiatrico'. In modo più completo e più radicale  di qualsiasi altra prassi  della nostra società viene invalidata come persona».

Laing propone come alternativa l'esperimento di una comunità terapeutica per pazienti psicotici. Descrisse  così lo spirito di quell'iniziativa: “Diversi di noi vivevano con un certo numero di persone «psicotiche», che altrimenti sarebbero  state in manicomio o in unità psichiatriche, e trattate di conseguenza. Tra noi non c'erano né staff,  né pazienti, (si perde tutto ciò che viene legittimato) né porte chiuse a chiave, né terapie psichiatriche per bloccare o modificare gli stati mentali (prove, farmaci). Il comportamento trasgressivo, per qualunque ragione e di qualunque tipo, era disapprovato. In questo, come in ogni altra questione, correvamo i nostri rischi”.

C'erano 40 persone mai diagnosticate come pazienti psichiatrici e 39 persone precedentemente ricoverate in ospedale psichiatrico e crea qui i primi esperimenti che poi avranno fine nella cultura dei servizi psichiatrici territoriali.

Per Laing era fondamentale trattare il paziente non come paziente psichiatrico ma come persona con cui era possibile stabile una relazione di rispetto e dignità reciproca.
se lo psicotico viene curato come persona che è stata spersonalizzata e portata alla psicosi, lo psicotico tornerà a essere una persona tra le persone, «guarendo» da una malattia che non è mai stata  «dentro» di lui. Sta quindi ancora dicendo che la schizofrenia è una scelta esistenziale e non una malattia.

La portata storica: si creava una cultura 'antipsichiatrica' per tutti coloro che erano  convinti della funzione eminentemente repressiva, violenta e classista  (in quanto la persona abbiente che aveva il malato in famiglia gli risparmiava l'entrata nel manicomio con tutti i trattamenti deumanizzanti ma anche riguardava una classe dirigenziale che riteneva i malati) della tradizionale della psichiatria organicista; l'ipotesi era infatti che il rapporto tradizionale medico paziente riflette la lotta tra la classe dominante e operaia à l'una decide ogni aspetto di vita dell'altra.

Regole comunitarie:

• valore dell'esperienza e della responsabilità personale, di volta in volta stabilite dallo scambio interpersonale libero e democratico in cui il medico aveva un volto come il paziente stesso;  
• Le regole potevano essere eliminate, sostituite o modificate a seconda delle circostanze e delle necessità individuali o di gruppo; 

• «In questa comunità ci sono delle regole, non c'è alcuna regola contro le regole, ma c'è la regola che le regole siano aperte ad ogni analisi e revisione» .

Linee guida:

• Alleviare le malattie mentali, comunque esse siano descritte, in particolare, la schizofrenia.

• Intraprendere e incoraggiare la ricerca delle cause delle malattie mentali (in termini famigliari), dei mezzi per scoprirle e prevenirle e dei metodi di cura.

Fornire e incoraggiare una sistemazione per la residenza di persone che soffrono o hanno sofferto di malati mentali.

• Fornire aiuto finanziario ai pazienti poveri.

• Promuovere e organizzare la formazione professionale per la cura della schizofrenia e delle altre forme di malattia mentale. Arrivavano da tutto il mondo giovani psichiatri e psicologi per apprendere.

• Organizzare seminari, conferenze e scuole estive.

Fu il primo tentativo e bisogna pensare alla rivoluzionalità, in quanto fino a quel momento i malati venivano rinchiusi e assoggettati ad una serie di trattamenti.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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