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Lo Sviluppo


Nelle prime fasi dello sviluppo il bisogni del bambino inducono uno stato di tensione complementare nelle figure significative: se il bambino ha fame, la madre ha bisogno di allattarlo. Tale bisogno è accompagnato dal vissuto di tenerezza, cioè impulsi ad attività che portano sollievo ai bisogni di zona (no corporei, per allontanarsi dalle fasi orali, anali e genitali freudiani); ciò che è importante è che quando il bambino ha bisogno, la madre prova il bisogno complementare e tutto ciò è accompagnato dalla tenerezza, che determina la relazione madre – bambino (simile a Fairbairn che diceva che l'oralità era il mezzo per entrare in relazione).

La soddisfazione di tutti i bisogni del bambino implica un'altra persona, dunque non esiste il bambino senza la figura di accudimento, e il sollievo dalle tensioni avviene in parallelo alla soddisfazione dei bisogni di tenerezza (cioè i bisogni corporei sono sempre accompagnati dalla tenerezza), e tutte le tensioni che il bambino sperimenta facilitano le interazioni tra due persone, che richiedono la collaborazione in situazioni interpersonali (vi è reciprocità ma all'inizio vi è la figura adulta già socializzata mentre il bambino è ancora un animale umano).
I successi relativamente frequenti dell'interazione con gli altri (soprattutto dell'interazione madre bambino) costituiscono l'elemento strutturante dell'esistenza del bambino in termini di collegamenti tra passato e futuro, permettendo la formazione di anticipazioni (es Klein: i bambini che hanno sperimentato il seno cominciano ad allucinarlo, anticipando ciò che avverrà sulla base del passato) --> questo è un concetto fondamentale in Sullivan, poiché secondo lui tutti viviamo tentando di anticipare ciò che abbiamo esperito in passato, in quanto siamo esseri intrappolati nella ripetizione. Dato che i bisogni del bambino inducono bisogni complementari nell'altro significativo, la madre (a causa di questi bisogni complementari) prova angoscia, e tale angoscia materna è fondamentale poiché induce a sua volta angoscia nel bambino (senza contenuto; come l'angoscia che si prova da piccoli) --> ciò avviene tramite empatia o “contagio emotivo” (sempre perché ogni cosa, per Sullivan, nasce dalle relazioni interpersonali) --> il bambino non è portato all'angoscia ma viene contagiato emotivamente dalla madre, è una tale angoscia va a interferire con il bisogno di tenerezza e con la soddisfazione degli altri bisogni.

Tale fenomeno viene descritto come un “effetto valanga” (es. una madre angosciata per un evento, la trasmette al bambino che sta per allattare ma questo, contagiato dall'angoscia, rifiuta il seno e si mette a piangere; la madre successivamente si angoscia ancora di più interpretando il pianto del bambino come una difficoltà nell'allattamento, creando un effetto valanga per cui l'angoscia aumenta sempre di più) --> l'angoscia interferisce si con la soddisfazione dei bisogni, ma, come fatto più grave, interferisce con l'integrazione, che è il fine dell'esistenza umana, dunque si avranno effetti deleteri. Ciò porta, quindi, a una disintegrazione, cioè a una rottura delle possibilità di integrazione interpersonale e alla frammentazione dell'esperienza soggettiva del neonato. Da tutto ciò emerge in conclusione che l'angoscia non è il risultato di derivati pulsionali (es. aggressività) o di conflitti intrapsichici ma è un evento interpersonale che ha origine negli eventi relazionali accaduti all'interno di una determinata diade (es. madre bambino) e, dunque, in ultima analisi, dalle tematiche e dagli eventi che suscitano angoscia nell'altro. Ciò che angoscia il bambino è ciò che ha angosciato la madre, anche se il bambino questo non lo sa. Inoltre le angosce sono specifiche per lo specifico altro individuo significativo, dunque non sono universali (come ad esempio l'angoscia di vivere o l'angoscia di perdita dell'oggetto), ma non sono neanche riconducibili dal bambino a una fonte specifica, non sono rappresentabili nella mente, collocabili in esperienze simili nel passato o anticipabili per quando verranno di nuovo provate (es. elemento beta Bion.

L'assenza di angoscia non riguarda la soddisfazione di bisogni corporali \ di zona \ naturali, ma quando il bambino non è angosciato lo stato opposto è quello di sicurezza, grazie a una madre che trasmette benessere. Vi sono dunque due stati estremi, angoscia e sicurezza, e per tutta la vita si cercherà di ricercare sicurezza tramite aspettative salde su quel che accadrà in futuro e cercando di evitare lo stato di angoscia. Le fasi euristiche dello sviluppo sono molto varie ma sono il tentativo di Sullivan di mettere in relazione alcuni stati patologici, anche gravi, con determinate fasi dello sviluppo (anche se non ha mai avuto contatto con bambini). Esse dunque gli permettono di capire  stati particolarmente gravi riscontrati nei suoi pazienti, ed includono descrizioni dettagliate dell'ambiente necessario ad ogni fase dello sviluppo e del tipo di esperienze che il bambino può fare. Esse si differenziano per il grado di condivisione dell'esperienza con altri significativi. Le fasi euristiche si dividono in tre categorie fondamentali: prototassica, paratassica e sintassica; esse sono tutte correlate ad esperienze precoci.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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