APPROFONDIMENTI
Segnali di risveglio per l'economia della zona euro
L’economia globale sta uscendo dalla fase di rallentamento. Secondo il rapporto Sanpaolo AM Sgr sulla situazione dei mercati internazionali il nostro portafoglio dovrebbe poter iniziare a sorridere alla vita: assistiamo ad un miglioramento previsionale degli indicatori macro-economici con un PIL in crescita - dalla stagnazione (+0%) del 2005 ad un +1.1% nel 2006 – ed un sostanziale mantenimento dell’attuale tasso di inflazione – dal 2.1% del 2005 al 2.0% previsto nel 2006 – che fa definitivamente rientrare i timori per un rialzo eccessivo dei prezzi emersi nel mese di Ottobre 2005 (Fonte dati: Consensus Economics).
I dati macro-economici dell’ultimo mese sulla crescita aggregata del PIL in USA-EUR-JAP mostrano un trend decisamente rialzista supportato, oggi, dalla congruenza tra le curve di crescita effettiva - in fase di rimbalzo al rialzo del 2.8/2.9% dopo il crollo di fine 2004 - e potenziale. Questa è la principale fonte di fiducia su cui si basa la possibilità che non si stia assistendo ad una fase di bolla al rialzo in un ambiente di stagnazione, ma che ci siano effettivamente i presupposti tecnici e psicologici perché la ripresa possa partire.
In particolare, i più grossi segnali di miglioramento ci giungono dalla zona euro, dove gli indicatori di fiducia delle imprese sono migliorati più delle attese. Ciò è probabilmente correlato al calo sostanziale dell’euro e, affinché la ripresa si estenda alla domanda domestica è necessario un recupero dell’occupazione. Al momento i segnali in questo senso sono deboli, ma la solidità finanziaria e reddituale delle imprese rappresenta un contesto positivo su cui instaurare una politica favorevole per il mercato del lavoro.
Analizzando i mercati, vediamo che i fondamentali delle azioni si confermano positivi oltre che dal punto di vista puramente tecnico – gli ultimi mesi dell’anno sono generalmente favorevoli per le borse - anche sotto il profilo del ciclo economico. La crescita solida degli utili, l’ottimismo e la fiducia manifestati dalle PMI oltre agli indicatori di trend rialzista per il medio-lungo periodo sono fattori positivi per ipotizzare un trend di fondo ancora positivo per i mercati azionari. Il lieve rialzo dei rendimenti obbligazionari atteso a lungo termine, nonostante le politiche rialziste dei tassi - Fed +0.5% e BCE +0.25 entro il primo trimestre 2006 (Fonte dati: Previsioni Sanpaolo IMI) - non sembra sufficiente a far cambiare lo scenario.
Confrontando i dati vediamo che l’Italia arranca rispetto ai suoi principali partner europei. Il tasso atteso di crescita per il nostro paese (+1.1%) resta molto al di sotto di quanto previsto per Spagna (+3.1%), Francia (+1.8%), Germania (+1.2%) e Regno Unito (+2.2%), mentre l’inflazione è sostanzialmente nella media europea (+1.9%). Il livello di fiducia è alto, ma l’attuale incertezza sul futuro politico del paese rimanda le decisioni al dopo elezioni del 2006, rallentando la ripresa.
L’arma che l’Europa può mettere in campo per sostenere la ripresa è dunque la fiducia. E per incentivare la fiducia non sempre è sufficiente credere che in futuro andrà meglio, come più volte profetizzato, ma è necessario operare strutturalmente per sostenere l’impresa e, soprattutto, l’occupazione. Una finanziaria, elettorale o meno, non ci pare la strada migliore per incentivare la crescita della spesa domestica e, quindi, per assestare e spingere in alto i deboli segnali positivi che ci giungono analizzando la situazione globale. E’ tempo, forse, di rivedere la politica degli incentivi a pioggia e di indirizzare la spesa su canali strutturali per il raggiungimento a medio termine di obiettivi sociali utili a migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli. Ciò che può apparire un freno all’impresa, a cui potrebbe sembrare di assistere ad un dirottamento di fondi dal sostegno puro dell’economia alle politiche sociali è in realtà l’unico modo possibile per rilanciare la fiducia domestica e per contribuire realmente alla stabilizzazione del sistema Italia in toto.