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Tra Prima e Seconda Repubbilca. Il caso Scicli

La Tesi riassume la trasformazione del sistema politico e partitico della città di Scicli (in provincia di Ragusa) nel passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica. La trattazione assume oggetti di osservazione differenziati, concentrandosi sui protagonisti dirette delle vicende, su determinati partiti, o sulle scelte compiute dagli elettori, delle quali si cerca di determinare le origini e le possibili regolarità. Il timbro è quello tipico dell’inchiesta giornalistica, che parte da dati numerici e testimonianze dirette per giungere a conclusioni interpretative originali e rivolte soprattutto alle prospettive future.
Nella prima parte, l’elaborato si sofferma sulle peculiarità che le diverse forme di partito, così come individuate dalla letteratura in materia, hanno assunto nella loro realizzazione pratica in città. Sia il “partito dei notabili” che quello “di massa” di stampo socialista, almeno nelle sue origini, sono stati caratterizzati, ad esempio, da una particolare forma di religiosità, strumentale nel primo caso (attraverso l’identificazione con le confraternite laicali operanti attorno alle due principali comunità ecclesiali cittadine), ideologica nel secondo (con la guida del pastore metodista Lucio Schirò).
Un’attenzione maggiore è dedicata alla storia politica più recente della città. Il radicamento di un perverso sistema affaristico e clientelare ha portato nel 1992 allo scioglimento del Consiglio Comunale per presunte infiltrazioni mafiose. Un provvedimento dimostratosi poi senza fondatezza sul piano giudiziario, quanto piuttosto frutto di dinamiche politiche interne alla coalizione amministrativa, che porteranno a una lunga fase di commissariamento per le istituzioni comunali.
Con l’affermarsi della Seconda Repubblica, i cittadini eleggono per la prima volta in maniera diretta il Sindaco della città. La prima esperienza amministrativa della coalizione progressista, guidata da Giuseppe Lonatica, non riesce però a imprimere una svolta alle pratiche politiche, ancora incentrate sul ruolo predominante dei partiti. Ne consegue una forte sfiducia dell’elettorato nei confronti delle forze politiche tradizionali, con il conseguente emergere di esperienze amministrative individualistiche (Adolfo Padua) e movimenti distinti e talora contrapposti ai partiti tradizionali (oltre al Comitato per Scicli dello stesso Padua, La Rete e Forza Italia ne sono esempi emblematici).
Nel 1998 il centrosinistra non riesce ancora a presentare una candidatura unitaria. Nonostante questo, gli elettori rimangono ancorati alla tradizione progressista e democratica della città, promuovendo al secondo turno due candidati dello stesso schieramento ed eleggendo quindi a Sindaco il retino Bartolomeo Falla. Cinque anni di amministrazione non saranno sufficienti al centrosinistra per ritrovare la compattezza e solo con l’approssimarsi delle elezioni del 2003 la coalizione si ripresenterà unita agli elettori. Il successo è però solo parziale: accanto a una netta affermazione personale dell’uscente Falla, le liste che lo sostengono non riescono a ottenere la maggioranza in consiglio comunale.
Le riflessioni esposte sono opportunamente contestualizzate in un quadro storico e politico più ampio, che parte dalla realtà provinciale per allargarsi fino a comprendere quella regionale e i principali eventi della vita pubblica nazionale.
In conclusione, si cerca di delineare in senso diacronico le tendenze nelle scelte politiche dei cittadini sciclitani. In particolare, ci si sofferma sul declino del principale partito della sinistra (PCI-PDS-DS), a fronte di una subcultura “rossa” tradizionalmente radicata in questo territorio. Si cerca di analizzare inoltre l’orientamento dell’elettorato moderato dopo la scomparsa del partito storico di riferimento (la DC). Partendo dall’affermazione o meno del bipolarismo nelle scelte effettuate dagli elettori, si prova a individuare inoltre le prospettive che potrà assumere il voto a Scicli negli anni successivi.
In appendice si offrono, infine, i risultati delle elezioni in città per tutto il periodo storico preso in considerazione, nonché utili informazioni sulla configurazione demografica e territoriale e sulla storia di Scicli, dalla sua fondazione all’inizio del Novecento.

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2 INTRODUZIONE Questo lavoro nasce insieme dal profondo legame affettivo che mi lega alla mia città e dalla consapevolezza che essa rappresenta un vero e proprio “caso” politico nel panorama storico del passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Nel contesto di una Sicilia tradizionalmente conservatrice, Scicli, insieme a gran parte della provincia di Ragusa, esprime una tradizione democratica che affonda le proprie radici nella storia della città e che, proprio nella fase più delicata per le istituzioni e la politica dell’Italia repubblicana, è messa in discussione da un provvedimento ministeriale, politicamente indotto, che scioglie il Consiglio Comunale per presunte infiltrazioni mafiose. Si tratta di un passaggio drammatico quanto decisivo per il sistema partitico cittadino, che perde il consenso degli elettori a favore di esperienze amministrative a carattere personalistico. A pagarne le spese sono soprattutto gli eredi di quello stesso PCI che aveva dominato la politica cittadina sin dal dopoguerra. La bipolarizzazione del sistema partitico permette alla coalizione democratica di mantenere nei confronti del centrodestra un margine di vantaggio che si assottiglia progressivamente fino al sorpasso del 2001 e alle indicazioni contraddittorie fornite dalle elezioni amministrative del 2003. La ricostruzione di tale percorso storico consente di individuare le direttrici dell’evoluzione politica cittadina, sia per quanto riguarda la sua classe dirigente, sia relativamente all’elettorato. La principale fonte utilizzata è stata la stampa locale, con particolare riferimento a Il Giornale di Scicli, un quindicinale che da oltre un quarto di secolo rappresenta lo strumento informativo e di dibattito politico e culturale più importante della città. Inoltre, la raccolta delle informazioni è stata arricchita dalle testimonianze dirette fornite da alcuni protagonisti della vita politica comunale più recente. A tali documentazioni di natura qualitativa vanno sommati i dati quantitativi offerti dai risultati elettorali comunali, opportunamente confrontati con quelli provinciali, regionali e nazionali. L’obiettivo finale non è quello di ricostruire una verità storica, quanto piuttosto di fornire un elemento di riflessione su determinate vicende ancora non del tutto appurate e di intraprendere un’analisi del sistema partitico e politico attuale, qual è possibile riscontrarlo in una realtà fortemente caratterizzata come la città di Scicli. Desidero infine ringraziare chi mi ha supportato nella stesura di questo lavoro, a partire dalla prof.ssa Rita di Leo, che ha rappresentato per il sottoscritto una guida insostituibile e una persistente fonte di sostegno ed incoraggiamento. La mia gratitudine va quindi al direttore de Il Giornale di Scicli Franco Causarano e alla sua redazione, nonché a Salvatore Emmolo, Bartolomeo Falla, Nino Gentile, Mario La Rocca e Giuseppe Virderi, che mi hanno permesso di arricchire la trattazione con le loro testimonianze. Rudy Francesco Calvo

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