Sul problema del velo. Sociosemiotiche e fenomenologie di un problema
Questa ricerca ha l’obiettivo di mostrare, attraverso un’analisi socio-semiotica, il ruolo della donna secondo la religione musulmana e il valore simbolico che riveste il velo sia in Oriente sia in Occidente, in particolare in Francia.
Per questo motivo, a partire da testi cardine nel panorama femminile dell’Oriente come Zoya, Chahdortt Djavann, Ruba Salih e Giuliana Sgrena, si è indagato il significato del velo all’interno di una tematica, quella dei simboli, delle religioni e dei diritti nell’Europa multiculturale come proposto da Luigi Lombardi Vallauri, Giampaolo Azzoni, Ben Achour e Alessandro Ferrari.
L’analisi parte, infatti, dallo studio socio-semiotico della donna appartenente alla religione musulmana e in particolare il suo modo di vestire tanto diverso da quello Occidentale, per arrivare poi ad analizzare specificatamente il carattere simbolico del velo come proposto da Patrizia Finucci Gallo in I love Islam e soprattutto attraverso la descrizione delle donne musulmane nel mondo contemporaneo elaborata da Ruba Salih nell’opera Musulmane rivelate. Donne, islam, modernità.
Questo studio si prefigge, infatti, di approfondire il ruolo della donna musulmana nella società in base ai versetti del Corano che sono il più delle volte mal interpretati dagli uomini.
A questo proposito la fine del secondo capitolo riporta le testimonianze di alcune donne musulmane circa il significato simbolico che danno loro al velo.
Una parte di queste donne lo indossa volontariamente, senza alcuna costrizione, e lo considera parte della propria identità; le altre donne, invece, non lo usano più perché non si sentono a proprio agio e non credono affatto che il velo sia un simbolo della religione musulmana, anzi lo considerano soltanto come uno strumento di sottomissione della donna ai voleri degli uomini.
L’ultimo capitolo, invece, è dedicato al dibattito che è scoppiato in Francia a partire dal 1989 riguardo l’uso dei simboli religiosi in pubblico, in particolar modo il foulard. L’obiettivo è quello di mostrare come la Francia, nazione più laica d’Europa, si ponga nei confronti di qualsiasi credo religioso; tutto ciò lo si può desumere sia dalla legge comunemente chiamata anti – velo sia dalla legge anti – burqa.
La prima è una legge che vieta l’uso di qualsiasi simbolo religioso o di appartenenza politica nelle scuole ed ha come scopo principale quello di garantire l’ordine pubblico assicurando a tutti la libertà di coscienza.
La seconda proibisce alle donne di indossare il burqa in pubblico perché questo indumento ne rende impossibile l’identificazione.
Per entrambi i provvedimenti permane l’incognita circa le reazioni dei musulmani che vivono in Francia; solo il tempo potrà dirci se di fatto il loro atteggiamento prevalente sarà di comprensione oppure di ostilità relativamente alla laicità francese.
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Informazioni tesi
Autore: | Stella Biase |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Comunicazione e Multimedialità |
Relatore: | FILIPPO SILVESTRI |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 178 |
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