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Indymedia.org: la rete ''intelligente'' del mediattivismo globale?

Questa tesi si propone di indagare e valutare il potenziale democratico e “democratizzante” della rete Internet, in particolare rispetto alla sua utilizzazione nel campo della produzione di informazione d’attualità, in riferimento soprattutto a quei gruppi dei movimenti di base che fanno attivismo politico attraverso i new media, esercitando il cosiddetto media-attivismo. Case study della ricerca è Indymedia.org, un network mondiale di media indipendenti nato nel 1999 a Seattle (Stati Uniti) ed in seguito diffusosi in tutti i continenti attraverso circa cento nodi chiamati Indipendent Media Centers.
Tale network viene messo a confronto con il network di siti web della CNN al fine di far emergere le differenze e le specificità dei due modelli. Gli elementi su cui si basa tale confronto sono: a) i temi trattati dai due network e le capacità investigative; b) la proprietà e la gestione dei mezzi di produzione; c) l’organizzazione redazionale e i metodi del newsmaking.
I principali risultati emersi sono: a) Indymedia, dotandosi di una rete capace di arrivare in maniera capillare nei vari angoli del mondo, dà spazio ad argomenti che non trovano visibilità nell’informazione mainstream assegnando agli utenti la facoltà/possibilità di produrre in maniera semplice e diretta i propri contenuti; b) l’indipendenza economica del progetto non-proprietario di Indymedia garantisce una libertà di azione e di informazione difficilmente rintracciabile nelle fonti “ufficiali”; c) Indymedia non presenta una redazione di tipo tradizionale, ma organizza le proprie attività “produttive” e logistiche attraverso strumenti come mailing-list e chat: tali strumenti favoriscono una trasparenza dei processi ed un’orizzontalità dei rapporti (che hanno luogo nella “catena” del newsmaking) “anomali” rispetto a quanto accade nel modello mainstream. In particolare, per le sue caratteristiche di massima apertura, di orizzontalità e di adozione di metodi gestionali basati sui principi della democrazia diretta, Indymedia può essere paragonata ad un’attualizzazione del concetto di intelligenza collettiva.
Al di là dell’analisi comparata fra i suddetti attori comunicativi, l’ultimo capitolo della ricerca è dedicato all’open publishing (pubblicazione aperta), caratteristica peculiare di Indymedia: l’intero universo di utenti (ovvero chiunque si colleghi alla Rete) è messo nelle condizioni di poter contribuire direttamente alla produzione dei contenuti informativi, inviando le (proprie) notizie su uno dei numerosi siti del network, per vederle pubblicate in pochi secondi senza alcuna intermediazione. Inoltre, a sostegno dell’analisi teorica trova posto un’indagine empirica sul cosiddetto newswire, lo spazio dedicato alla pubblicazione aperta presente sul sito di Indymedia Italia; tale indagine rileva il livello di utilizzo del newswire nel tempo ed in particolare un suo uso crescente, indice di una crescente assimilazione nel tessuto sociale dei principi del mediattivismo.

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7 Introduzione. L’incontro fra l’attivismo politico e sociale ed i new media inaugura un nuovo scenario della comunicazione in cui la qualifica di «soggetti “produttori” di informazione» si estende a numerosi gruppi appartenenti alla galassia del “movimento dei movimenti” 1 , i quali utilizzano una serie di strumenti tecno- comunicativi digitali a basso costo per predisporre le loro azioni politiche (avendo, da alcuni anni, il conflitto politico spostato il proprio baricentro dalla piazza ai media). La Rete – “integrata” dal PC e da altri dispositivi della microelettronica di consumo – si caratterizza come una risorsa potenzialmente a disposizione di chiunque, grazie alla quale (anche) soggetti dotati di scarse disponibilità economiche possono diventare attori comunicativi nel mediascape globale. Indymedia, network mondiale di media indipendenti è una manifestazione di queste dinamiche che hanno interessato il connubio fra le pratiche dell’attivismo e la sperimentazione di usi sociali dei media. Tale connubio viene espresso con il termine “media-attivismo”, che si riferisce in realtà ad una complessa serie di elementi tra cui i principali sono 2 : a) un fenomeno sociale e politico; b) un laboratorio di innovazione e sperimentazione di media; c) una pratica di comunic- azione indipendente; d) un territorio in cui sperimentare forme di autogestione orizzontale, metodi decisionali e modelli sociali plasmati secondo i principi della democrazia diretta. Come si intuisce dal termine, media-attivismo significa fare attivismo (politico, sociale, “culturale”) attraverso i media, diventare, farsi media da sé. All’interno di questa cornice, si è scelto di porre al centro della ricerca il “caso” Indymedia, un progetto no-profit nato nel novembre del ’99 a Seattle (USA) ed in seguito ampiamente diffusosi fino a raggiungere un’estensione mondiale attraverso i circa centodieci nodi “virtuali” chiamati Independent Media Centers. Indymedia rappresenta il case study (scelto per questa ricerca tra diverse alternative disponibili) dove poter analizzare un nuovo utilizzo della Rete, teso ad 1 La definizione è di Luca Casarini, leader del gruppo italiano dei “disobbedienti”. 2 Cfr., più avanti, il par. 4.3.

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