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Immagini della Sicilia: tra realtà e metafora

Un viaggio immaginario in Sicilia, nel tentativo di scorgere cosa la rende così mitica.
La Sicilia che cercheremo di esplorare è quella vista attraverso gli occhi di chi cerca latitudini sempre nuove. Poeti, scrittori, artisti che vivono a Milano, Roma, Bonn, daranno sempre lo stesso risultato: le loro opere parlano e parleranno sempre dell’isola lontana.
Saranno così patriarchi della letteratura come Verga, Pirandello, Vittorini, Consolo e Camilleri a raccontarci diacronicamente la Sicilia oscillando, nei loro racconti, tra la realtà e l’immaginazione di una terra mitica.
Si presuppone così che i siciliani siano diversi e in questa diversità si costruisce un immaginario collettivo che dà forma alle relazioni, agli scambi tra l’Io e l’Altro.
Questo scambio, inteso come il luogo dove si formano i modi di rapportarsi all’alterità, affonda le sue radici nell’imagologia, una scienza che studia le opinioni che popoli, nazioni, paesi, si sono creati gli uni degli altri nel corso della storia, attraverso le immagini, i luoghi comuni, gli stereotipi e i pregiudizi.
Questo lavoro si muoverà dunque attraverso un’analisi delle origini dell’imagologia, l’evoluzione delle sue teorie attraverso le varie scuole di ricerca imagologica e gli strumenti teorico-metodologici che ci saranno utili per costruire l’immagine letteraria della Sicilia.
Costruito il profilo imagologico siciliano, si affiancherà, infine, una parte antologica, analizzando un testo significativo per ogni singolo autore.
Le immagini della Sicilia tra realtà e metafora, che si delineano in questo lavoro, sono dunque insieme metodo di analisi critica e ritratto di una terra mitica, immutabile, dalle mille sfaccettature, cui Sciascia si rivolgeva dicendo «né con te né senza di te posso vivere».

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6 Introduzione Tre: numero perfetto e finito. Tre come le punte che delimitano la Sicilia, terra fertile, ricca, al centro del Mediterraneo. Ed ecco nascere il nome antico, Trinakria, letteralmente tre punte. L'emblema è la testa di Medusa - una delle gorgoni - da cui si staccano tre gambe che si rincorrono, simbolo del sole nelle sue tre forme - dio della primavera, dell'estate e dell'inverno - ; o più semplicemente del movimento. Ed è proprio questo movimento, inteso come spostamento, viaggio, esilio ma anche nella sua antitesi di immobilismo, che ci darà gli strumenti per raccontare la Sicilia e i siciliani. Un viaggio immaginario in Sicilia, nel tentativo di scorgere cosa la rende così mitica: il sole, il grano, le colline così verdi in primavera e bruciate d'estate, il caldo, il mare cristallino, i colori, i profumi. Un mito che si riscopre oggi nell'infinita varietà dei suoi paesaggi, nei sapori genuini dei suoi prodotti, nella potenza della natura che i vulcani ancora attivi fanno sentire, nella caratterizzazione del suo popolo, che rivela come la civiltà mediterranea abbia trovato qui le sue radici. La Sicilia che cercheremo di esplorare è quella vista attraverso gli occhi di chi cerca latitudini sempre nuove. Poeti, scrittori, artisti che vivono a Milano, Roma, Bonn, daranno sempre lo stesso risultato: le loro opere parlano e parleranno sempre dell’isola lontana. Gli occhi sempre persi oltre ogni orizzonte visibile a sognare lo Stretto. Tutti a indagarne e a sviscerarne ogni zolla. Saranno così patriarchi della letteratura come Verga, Pirandello, Vittorini, Consolo e Camilleri a raccontarci diacronicamente la Sicilia oscillando, nei loro racconti, tra la realtà e l’immaginazione di una terra mitica. Ma perché questa ossessione? «La Sicilia è una terra molto intensa nelle sue contraddizioni – scrive Dacia Maraini - non a caso tanti scrittori sono siciliani. E

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