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Da Airport'70 a The Terminal. L'aeroporto raccontato dal cinema

Gli aeroporti stanno evolvendo in maniera molto rapida e si stanno affermando come i complessi più emblematici di questo scorcio di millennio. Per indagare ed interpretare questo fenomeno ho condotto un’analisi visuale su due testi filmici: Airport ’70 di George Seaton e The Terminal di Steven Spielberg. Queste due pellicole, apparse nelle sale cinematografiche a trent’anni di distanza l’una dall’altra, utilizzano entrambe l’aeroporto come location per lo svolgimento delle proprie vicende. Nella mia analisi esse costituiscono una fonte fondamentale di dati e di informazioni utili sul modo di concepire e intendere l’aeroporto nei contesti sociali in cui si sono sviluppate. I due prodotti cinematografici raccontano un aeroporto molto diverso. In Airport ’70 i personaggi si muovono in un’aerostazione grigia e anonima in cui risaltano solo le insegne delle compagnie aeree. Seaton veicola quindi l’immagine dell’aeroporto concepito come un mero luogo di transito in cui si resta solamente il tempo necessario per disbrigare le procedure di imbarco e sbarco. Nel film di Spielberg l’aeroporto è invece un luogo dall’uso e dalle funzioni molto più ampie. Esso diventa un luogo da vivere. Un ambiente in cui si può sostare e addirittura vivere come fa il protagonista del film impersonato da Tom Hanks.
Il JF Kennedy, l’aeroporto in cui è ambientato il film di Spielberg, diventa così emblema dell’aerostazione moderna. Questa viene progettata con l’idea di creare un ambiente seduttivo e stimolante per i passeggeri. Infatti accanto alle tradizionali funzioni aeroportuali, in esso si assiste allo sviluppo di centri commerciali, centri congressi, punti di ristoro, spazi espositivi e culturali, luoghi di culto, uffici pubblici che trasformano il tradizionale tempo interstiziale dell’attesa del volo in un momento piacevole ed utile per utenti e consumatori. Così l’aeroporto anche per via della grande quantità di persone che si trovano al suo interno e che creano una densità sociale simile a quella che si trova in molti centri delle grandi città, ha raggiunto una tale importanza da essere considerato uno spazio a sé stante assimilabile ad una vera e propria città.
Dai due film emerge non solo una differente concezione dell’aeroporto ma anche il fatto che questo luogo riflette e concentra in sé, come in un microuniverso, i caratteri propri della società e della cultura cui appartiene. L’aeroporto diviene quindi un luogo privilegiato per riflettere sulla società post-moderna e sui nuovi interessanti fenomeni che la caratterizzano.

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9 Introduzione Gli aeroporti stanno evolvendo in maniera molto rapida e si stanno affermando come i complessi più emblematici di questo scorcio di millennio. Infatti dopo anni di sperimentazioni, l’aeroporto ha raggiunto una tale importanza da essere considerato uno spazio a sé stante che rivaleggia con il centro della città, dalla quale ha ereditato una moltitudine di attività e modi di vivere la socialità. Esso non è più considerato, quindi, un semplice luogo di transito, ma diventa un luogo da vivere, un luogo cioè dove è piacevole sostare e in cui, paradossalmente si può andare anche senza la necessità di dover prendere un aereo. Nella mia tesi, attraverso una ricerca analitica sviluppata sul confronto di due testi filmici che usano l’aeroporto come location per lo svolgimento delle proprie vicende, vado a mettere in

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Parole chiave

11 settembre
aeroporto
airport sleepers
attraversamenti
bauman: società post-moderna
cinema
città
città temporanea
frequent flyers
globalizzazione
kasarda: aerotropolis
luogo del consumo
luogo di transito/luogo del vissuto /
marc augé: non luoghi
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riti quotidiani
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spielberg: theterminal
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