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I meccanismi molecolari di resistenza agli insetticidi: conoscenze attuali e casi studio

Gli insetti sono un elemento cardine di qualunque contesto sia naturale sia artificiale. L'uomo, nel corso della sua evoluzione, ha dovuto gestire la sua interazione con gli insetti che non sempre è positiva. Storicamente, il ricorso agli insetticidi è stato l’unico sistema in grado di garantirne la gestione e ha suscitato l’illusione di una risoluzione definitiva, senza considerare le ripercussioni etico-ambientali. Tuttavia, l’elevata pressione selettiva che si è andata a creare ha favorito la mancata efficacia di alcuni principi attivi. Il fenomeno è stato definito come “resistenza agli insetticidi”. D’altra parte, gli insetti si sono evoluti nell’arco di milioni di anni e nonostante abbiano attraversato almeno tre estinzioni di massa sono arrivati fino a oggi. Questa relazione vuole andare ad analizzarne i principali meccanismi di resistenza a livello molecolare. A questo proposito, verranno trattati elementi di natura introduttiva legati al panorama storico e attuale degli insetticidi, alle loro modalità di azione e agli effetti negativi che possono creare nei confronti dell’ambito sanitario ed ambientale. Tali argomentazioni non sono esaustive ma mirano a costruire un adeguato contesto per la comprensione dei successivi argomenti. Inoltre, verranno analizzati anche dei riferimenti di tipo normativo. Una volta trattati questi aspetti si lascia spazio al cuore vero e proprio della relazione a riguardo dei principali meccanismi di resistenza contemplati dal punto di vista molecolare. La principale distinzione che viene effettuata riguarda la resistenza di tipo fisiologico e biochimico. A tal fine, verrà brevemente descritta l’anatomia e fisiologia del sistema nervoso. Di elevato interesse risulta essere il coinvolgimento delle proteine transmembrana quali del canale del sodio dipendente dalla tensione (Nav), del recettore gabanergico (GABAR), dell’enzima acetil colinesterasi (AChE), del recettore nicotin colinergico (nAChR) e dei trasportatori ABC. A completamento, per quanto riguarda la resistenza fisiologica, si farà riferimento all’intervento della cuticola esterna e dei microrganismi endosimbionti. Successivamente, viene approfondita la resistenza di tipo biochimico. A tal proposito, si accenna al coinvolgimento di differenti famiglie di enzimi come il citocromo P450, il glutatione S-transferasi e le carbossiesterasi. Tali enzimi sono in grado di proteggere i siti bersaglio dell’insetto a seguito del contatto con gli insetticidi. Data la complessità nella trattazione sarà necessario ricorrere a modelli di tipo bioinformatico utili per una corretta interpretazione. La resistenza di tipo incrociato, essendo decisamente specifica, viene trattata esclusivamente nei due casi studio riguardanti l’eterometabolo Myzus persicae Sulzer e l’olometabolo Spodoptera littoralis Boisduval. Queste due specie rivestono un’importanza notevole nel contesto scientifico e agroambientale e verranno descritte dal punto di vista della bioetologia e dei danni arrecati alle coltivazioni. Successivamente, si esegue un’analisi dei caratteristici meccanismi di resistenza. A conclusione, viene realizzato il resoconto delle attuali conoscenze potenzialmente in grado di ridurre quanto più possibile il fenomeno della resistenza. Un elemento di primaria importanza riguarda l’approccio integrato che ha dato vita all’Integrated Pest Management (IPM). In questo contesto, i differenti metodi di lotta devono essere integrati per il contrasto alle avversità di tipo biotico e abiotico facendo ricorso solo come ultima risorsa alla lotta chimica. I principali meccanismi che potranno guidare verso strumenti di controllo più moderni e scarsamente suscettibili all’insorgenza di resistenze, rispondendo a questi principi, sono l’RNA interference e CRISPR/Cas9. La loro trattazione, sempre dal punto di vista molecolare, riguarderà i loro principi di funzionamento e le prime applicazioni pratiche. Viene sottolineata anche l’importanza della ricerca applicata e di base in ambito sia pubblico sia privato. La conclusione mira ad accompagnare il lettore alla riflessione rinnovando una maggiore consapevolezza sulla tematica. Quanto detto, è valido non solo nei confronti del singolo cittadino ma anche per le Istituzioni internazionali.

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Marco Manta - 1 1 Introduzione li insetti appartengono al Dominio degli Eukaryota, Regno Animalia, Phylum Arthropoda, Classe Insecta (https://fauna-eu.org/). Questa classe sistematica rappresenta il più grande raggruppamento di biodiversità terrestre. Le specie conosciute, suddivise in trenta ordini, sono più di un milione e hanno attraversato un’evoluzione di circa trecento milioni di anni. La loro diversità si manifesta in una moltitudine di caratteristiche che vanno ben oltre all’aspetto puramente morfologico. In termini di fonti di cibo utilizzate, sono differenziati in monofagi, polifagi, oligofagi o, più comunemente, in generalisti e specialisti. Pare evidente come la loro differenziazione condizioni la nostra vita quotidiana a partire, sicuramente, dal contesto agroalimentare. Le perdite sulla produzione in campo si aggirano intorno al 40%. In post-raccolta si raggiunge il 10% soprattutto per quanto riguarda i cereali. Le specie che si ritengono più dannose appartengono agli Ordini dei Orthoptera, Thysanoptera, Hemiptera, Coleoptera e le forme larvali di Diptera e Lepidoptera (Civolani, 2021). Nel corso del tempo, per limitare i danni economici causati dagli insetti, si sono evoluti differenti approcci basati, inizialmente, sull’utilizzo di soli insetticidi. Gli insetticidi sono catalogati come prodotti facenti parte dei fitofarmaci (o agrofarmaci). In Italia, dal punto di vista legislativo, gli insetticidi sono classificati come Prodotti Fitosanitari (D.lgs. 17/3/1995, n.194) e nei Presìdi Medico-Chirurgici (Leggi Sanitarie n.1265 27/7/1934, art.189; DPR n. 392 6/10/1998) nella voce Biocidi (Direttiva 98/8 della Comunità Europea, recepita dal D.lgs. n.174/2000). Il formulato commerciale di un insetticida è composto dal principio attivo addizionato a sostanze vettrici e coadiuvanti (attivatori) (https://www.mite.gov.it). I principali bersagli, con cui il principio attivo (p.a.) interagisce, fanno riferimento a meccanismi che coinvolgono i sistemi nervoso, digerente, respiratorio, escretore, secretore esocrino, endocrino e neuroendocrino, circolatorio, immunitario e riproduttore (Le Goff e Giraudo, 2019). I primi impatti ambientali esercitati dall’uso di insetticidi furono segnalati dalla ricercatrice Rachel Carson nel suo libro “Primavera Silenziosa” (titolo originale “Silent Spring”). Per la prima volta nella storia, la ricerca documentava gli effetti dannosi degli insetticidi sull’ambiente, in particolar modo il DDT (para-diclorodifeniltricloroetano). È stato riportato che il suo metabolita DDE (diclorodifenildicloroetilene) influiva sulla diminuzione dello spessore dell’uovo in alcuni rapaci. Nonostante una forte critica al libro, da quel momento si è passati ad assumere un punto di vista più ampio, che prende in considerazione l’interezza dell’agroecosistema nella valutazione dell’impatto della difesa fitosanitaria. Tra le ulteriori problematiche evidenziate da questo lavoro, vi era il fenomeno dello sviluppo di fattori di resistenza da parte dei fitofagi, che può ridurne fortemente gli effetti nel medio periodo (Carson, 1995). G

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Manta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Ambientali
  Corso: Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali
  Relatore: Alberto Alma
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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Parole chiave

resistenza
insetticidi
myzus persicae
spodoptera littoralis

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