Figli biologici ed adottivi: destabilizzazioni e momenti di crisi, prevenzione e riparazione
Prendendo in analisi la famiglia come un organismo formato da tante parti quanti sono i componenti, viene analizzata una rete di rapporti interpersonali che sono tutti dipendenti gli uni dagli altri, e che sono in grado di influenzarsi vicendevolmente in stretta proporzione a quanto è il grado di coinvolgimento e di profondità del rapporto.
Ne consegue che i figli, elementi generati e quindi “aggiunti” in un secondo tempo alla formazione della coppia, sono per definizione un elemento di cambiamento, perciò, destabilizzante.
Dipende dai genitori, dalla loro preparazione a questo cambiamento, dalla loro maturità cognitiva e sentimentale, dal loro accordo trovato nel tempo il poter fare in modo che questo cambiamento non sia destabilizzante nella sua accezione negativa.
Uno o più elementi che si vanno ad aggiungere a questo “sistema” pluralizzano ancor di più il sistema è questo è un fatto oggettivo. La nuova realtà non dev’essere per forza negativa, anzi, la nascita e la crescita di un figlio/a sono un evento che completa la Famiglia. I primi fattori destabilizzanti che sono da “combattere” e da risolvere sono in prima istanza dentro di noi.
E’ necessaria una profonda analisi di come siamo noi stessi, delle paure che ci condizionano, delle aspettative, per lo più illusorie, che abbiamo, delle cose che ci stimolano e di quelle che ci bloccano, in quel processo di riorganizzazione e di ri-armonizzazione del sistema familiare che costituisce il passaggio “da due componenti una Coppia” a “Padre e Madre di un Figlio”.
Comprendiamo che il cambiamento è profondo, come sono profondi e molto più complessi gli intrecci che si caricano di nuove e “sconosciute” responsabilità.
La mancata risoluzione di problemi personali, scatena spesso conflitti interiori che vengono riversati sugli altri, alla prima occasione di diverbio.
Partendo dai compiti genitoriali, la coppia si trova innanzitutto a gestire quello che si può definire il compito fondamentale richiesto in questa fase del ciclo di vita, inteso come il salire di una generazione che si prende cura della generazione più giovane.
Le difficoltà che si riscontrano a questo livello, i conflitti su chi deve prendersi le responsabilità, la capacità di comportarsi come genitori adeguati nei confronti dei propri figli, un eventuale atteggiamento troppo permissivo o troppo impositivo, quando sono marcati, denunciano l'incapacità dell'adulto di accettare il confine gerarchico tra sé e i propri figli.
In questo caso i neo-genitori non riescono ad attuare il salto generazionale, che essendo molto di più di un'assunzione di ruolo, è l'acquisizione di una nuova relazione con un'incidenza cruciale nella definizione della propria identità.
L'accettazione di una nuova generazione significa che il sistema famigliare deve saper tollerare le modificazioni, anche strutturali, che ne conseguono. Si tratta cioè, in termini di regolazione delle distanze, di far spazio al bambino nel sistema famigliare e vedere quale tipo di posto gli sarà assegnato nello spazio mentale della famiglia.
Nell'attuale panorama di valori oscillanti e continuamente rimessi in discussione ciò che appare comunque stabile e immutato sembra essere il significato che il figlio assume.
Non esiste, probabilmente, per l'essere umano un'esperienza più profonda e coinvolgente della nascita di un figlio: il figlio irrompe nella coppia e vincola in maniera indelebile il legame genitoriale che si viene a costituire.
Si può mettere fine a qualsiasi rapporto, tranne che all'essere genitore.
Passare dall'essere solo coniuge ad essere anche genitore è, perciò, una transizione chiave del ciclo della vita della famiglia, attraverso la quale per la prima volta, il sistema famigliare diviene definitivo.
Con il passaggio alla fase genitoriale, la famiglia si trasforma in una triade che assume per la prima volta l'immagine di un sistema permanente. Se uno dei coniugi di una coppia senza figli lascia la casa, il sistema non esiste più, ma se una persona si distacca dalla nuova triade formata dalla coppia e il bambino, il sistema continua a esistere.
Il figlio, espressione concreta della progettualità della coppia, non solo fa operare a due partner il passaggio dalla diade alla triade, ma provoca un più profondo ordinamento della diade stessa.
La presenza di un terzo polo che rompe e modifica la primitiva struttura diadica, infatti, offre alla coppia un riferimento comune, che permette di evitare il pericolo di un narcisismo a due.
Con la nascita del primo figlio la storia famigliare si arricchisce della presenza di un’altra generazione.
Occorre riflettere sulla portata intergenerazionale di questo evento. La nascita di un figlio infatti si può definire l'evento critico per eccellenza perché, provocando l'entrata in scena di una nuova generazione, obbliga ad una ridefinizione delle relazioni familiari e una conseguente nuova distribuzione dei ruoli.
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Fraticelli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Pontificia Università Salesiana |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Daniela De Prosperis |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 157 |
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