L'attentato a Togliatti visto attraverso ''L'Unità'' e il ''Corriere della Sera''
Il 14 luglio del 1948, di fronte all’uscita secondaria del Parlamento, a Roma, l’Onorevole Palmiro Togliatti, capo indiscusso del Partito comunista italiano, viene ferito gravemente da alcuni colpi di pistola, sparati contro di lui da un giovane siciliano, Antonio Pallante, di idee politiche confusamente fasciste. Egli stesso dichiarerà poco dopo “di avere agito per un impulso del suo animo che gli faceva riconoscere in Togliatti uno dei peggiori nemici del Paese.”
La notizia dell’attentato ha subito ripercussioni molto forti in tutta la Penisola:
in particolare a Roma, nelle campagne toscane e al Nord, nei grandi centri industriali come Milano, Torino, e soprattutto Genova, Si susseguono tre giorni di barricate, occupazioni di fabbriche e scontri tra manifestanti e polizia che fanno intravedere a molti, sia a destra che a sinistra, lo spettro di una lacerante guerra civile.
Scorrendo le pagine di due tra i principali - e al tempo stesso più emblematici - quotidiani dell’epoca emergono alcuni elementi interessanti per la ricerca storica sul secondo dopoguerra italiano: l’impasse in cui viene a trovarsi il PCI nei momenti dell’attentato e della conseguente esplosione di rabbia popolare, non è altro che il riflesso della posizione difficile in cui esso è stato collocato dalla nuova situazione internazionale, che, nel quadro della nascente “guerra fredda”, lascia ben poche speranze ai partiti comunisti occidentali, pure usciti vittoriosi dalla guerra di resistenza e dalla clandestinità.
Ma dalle pagine dei due quotidiani si evincono anche alcuni degli elementi fondamentali che hanno caratterizzato la polemica politica nell’immediato triennio postbellico, un periodo di contrapposizioni fortissime, che hanno rischiato, come già detto, di rendere effimera la pace conquistata nel 1945. L’attentato a Palmiro Togliatti, oltre ad essere figlio di questo stesso scontro frontale in seno alla società civile italiana, ne costituisce anche la cartina di tornasole. A destra come a sinistra, rappresenta insomma il momento di definitiva “resa dei conti” cui vogliono giungere, per interessi contrapposti, sia i settori più conservatori della compagine governativa, sia le frange più marcatamente rivoluzionarie interne alle sinistre. Si è molto discusso, in sede storiografica, sulla scelta, operata dal PCI, di frenare le spinte insurrezionali di una parte consistente della sua base; ci si è chiesti, in primo luogo, se fosse stata una scelta dettata da considerazioni di carattere tattico, potremmo dire opportunistico, piuttosto che motivata da un sincero attaccamento ai principi e alle istituzioni democratiche. Globalmente, si può dire che le reazioni suscitate, seppure in forma diversa, dalla notizia dei colpi di pistola contro Togliatti tradiscono la convinzione, diffusa tra molti militanti comunisti, che soltanto una resa dei conti con l’avversario violenta e armata può portare ad un mutamento dei rapporti di forza e, in ultima istanza, delle condizioni di vita di milioni di lavoratori italiani. Ma con altrettanta sicurezza si può dire che è stato proprio l’intervento del gruppo dirigente comunista ad evitare che questa resa dei conti si trasformasse in una guerra civile vera e propria, dagli effetti imprevedibili ma sicuramente nefasti per la precaria situazione economica e sociale italiana.
La scelta compiuta dai vertici comunisti, in quel momento drammatico e in assenza del carisma del leader, ha costituito infatti un passo fondamentale per il paese verso l’attenuazione di quei conflitti sociali sviluppatisi in misura sempre crescente all’indomani della liberazione dal nazifascismo. E ha rappresentato inoltre, per il PCI stesso, una tappa fondamentale sulla strada dell’adesione, questa volta non soltanto formale ma di principio, ai valori della democrazia e alle istituzioni su di essa fondate. Un processo che porterà il Partito comunista italiano a diventare una delle grandi forze democratiche e nazionali del nostro Paese.
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Informazioni tesi
Autore: | Guido Micheli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Storia |
Relatore: | Valerio Romitelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 118 |
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