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Terre di Islam. Italia e Francia nel mutare di un rapporto.

Il primo capitolo si sofferma sulla storia del colonialismo italiano, dalle prime conquiste alla perdita dell’impero. Il capitolo ricostruisce le tappe che hanno portato alla formazione di un impero comprendente la Libia ed i territori dell’Africa orientale. Un dominio caratterizzato dalla violenza e da una diffusa e profonda ignoranza nei confronti dei colonizzati e delle loro usanze, che ha coinvolto anche l’elemento islamico e le sue strutture tradizionali, verso le quali l’atteggiamento ufficiale ha sempre oscillato tra il coinvolgimento limitato e la mancanza di interesse, in assenza di convenienze contingenti.
Il secondo capitolo ripercorre brevemente le vicende della storia coloniale francese. Nell’enorme impero, comprendente quasi la totalità del Nord Africa e sconfinati territori subsahariana, l’Islam era un elemento diffuso e diversificato, a seconda delle zone e dei gradi di sincretismo che aveva raggiunto con le diverse credenze tradizionali. Ciononostante, si vedrà come l’amministrazione coloniale francese non dimostrasse una conoscenza appropriata dei culti e delle usanze dei colonizzati e come l’Islam sia stato di volta in volta considerato come elemento da appoggiare o da arginare, a seconda delle convenienze del momento.
Il terzo capitolo è dedicato alla decolonizzazione e alle ampie dinamiche che hanno determinato la caduta e lo smembrarsi degli imperi italiano e francese. Per l’Italia la decolonizzazione ha coinciso con la sconfitta nella seconda guerra mondiale e il conseguente affidamento all’ONU delle sorti delle ex-colonie. La decolonizzazione dei territori francesi è stato maggiormente articolata e nel testo si ripercorrono le tappe fondamentali che hanno portato all’indipendenza dei territori subsahariani e di quelli nordafricani, con una particolare attenzione per la guerra di liberazione algerina. La seconda parte del terzo capitolo riguarderà i rapporti intrattenuti da Italia e Francia rispettivamente con Somalia e Algeria nel periodo post-coloniale
La seconda parte della tesi, divisa anch’essa in tre capitoli, tenta di fotografare la realtà attuale della convivenza tra l’Islam e le società dei due paesi presi in considerazione. All’interno di una struttura per quanto possibile speculare, si affronteranno i nodi del rapporto nei due contesti, dall’l’eredità del passato coloniale nel fenomeno immigratorio fino gli aspetti quantitativi e qualitativi dell’immigrazione islamica, passando per il ruolo dell’associazionismo islamico ed altri aspetti di interesse.
Il sesto e conclusivo capitolo opera un confronto tra Italia e Francia nel loro rapporto con l’Islam, sulla base degli elementi precedentemente considerati. Saranno messe in luce le tante differenze tra le due realtà, evidenziando, al contempo, gli spazi di convergenza prospettica, dove la strada percorsa in Francia può utilmente porsi come esempio e modello per le problematiche italiane. Sarà poi il turno delle convergenze, dei punti, cioè, dove già ora si notano paralleli e similitudini.
Gli ultimi due paragrafi affrontano il tema della rappresentazione e dell’autorappresentazione mediatica dell’elemento islamico e il problema dei modelli di integrazione, termini di una scelta che la Francia, tra difficoltà ed adattamenti contingenti, ha compiuto e che l’Italia sembra non voler ancora affrontare.

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4 INTRODUZIONE Il fenomeno migratorio che da decenni interessa l’Europa è portatore di nuovi elementi sociali e culturali, che concorrono a cambiare la fisionomia ed i lineamenti del Vecchio Continente. I flussi dislocano milioni di persone, dai paesi di origine verso nuove realtà ambientali, nelle quali etnie e religioni cercano una propria collocazione esistenziale. Complice la forza numerica della quale è espressione e la centralità assunta, in diverse occasioni, nei grandi avvenimenti internazionali, l’Islam si configura come un elemento particolarmente sensibile nel panorama prodotto dal fenomeno migratorio. Circa dodici milioni di individui che vivono oggi in Europa, come cittadini o come semplici residenti, sono classificabili come musulmani, portatori cioè di un’identità nella quale l’Islam costituisce un tassello importante, il cui valore cambia con il mutare di una miriade di variabili individuali e sociali. L’Islam è una realtà assolutamente plurale, che comprende una notevole diversità di impostazioni, orientamenti, dottrine e scuole teologiche. Tale natura produce espressioni alternative anche in funzione dell’ambiente nel quale si trova a svilupparsi. Esistono tanti Islam quante sono le zone del mondo nelle quali ha messo radici. I mondi musulmani spesso non confinano, si guardano da lontano e preservano le proprie specificità. Con il fenomeno dell’immigrazione massiccia verso l’Europa, l’Islam si è però trovato a confrontarsi con una realtà nuova, non-musulmana, nella quale cercare un adattamento, come elemento minoritario all’interno del sistema valoriale, identitario e legislativo delle società di accoglienza. Ed ha inoltre dovuto confrontarsi con se stesso, poiché il contesto migratorio pone di fronte le diverse espressioni della fede islamica, annullando ogni distanza geografica tra sciiti e sunniti, musulmani arabi e muridi sengalesi, storicamente divisi da secoli di discordie e aspri contrasti sui diversi modi di intendere la religione. A lungo, i paesi di antica immigrazione del nord Europa sono stati, per gli immigrati, una terra di accoglienza provvisoria, in vista del ritorno nel paese di origine, dove lavorare ed ottenere il guadagno necessario per garantire una vita dignitosa a se e ai parenti rimasti a casa. Con gli anni ottanta il rapporto ha cominciato a modificarsi e, anche grazie alle politiche di ricongiungimento familiare, molti musulmani hanno scelto di stabilirsi in

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