L'Unione europea e gli aiuti umanitari. La crisi dei Grandi Laghi
L’oggetto principale dello studio è stata l’analisi della politica di aiuto umanitario dell’Unione Europea che si è andata sviluppando con il passare del tempo. Una politica di recente istituzione, dal Trattato di Maastricht, quando la progressiva evoluzione della politica di cooperazione allo sviluppo ha portato alla definizione di una precisa politica di aiuto umanitario. Inizialmente individuata come politica di cooperazione e non di aiuto d’urgenza umanitario, la nuova politica è entrata a far parte sempre più dell’agenda comunitaria, acquisendo autonomia ed indipendenza con Amsterdam, Nizza e i numerosi Vertici dei Consigli Europei.
Lo studio ha quindi voluto prima di tutto individuare il quadro di azione e la legittimità giuridica della politica di aiuto umanitario, distinguendo tra i due concetti di cooperazione e aiuto umanitario e facendo rientrare nel primo l’intervento diretto al sostegno ad una popolazione in condizioni di prolungata crisi dovuta ad esigenze di sottosviluppo, e nella seconda accezione quella di aiuto contingente ed immediato necessario in seguito al verificarsi di una calamità naturale o di un conflitto armato.
Una volta individuata la differenza tra cooperazione e aiuto umanitario ed inquadrata anche l’evoluzione teorica, legislativa e giuridica-europea, l’analisi è proseguita con l’individuazione di cosa far comprendere nella più vasta accezione di aiuto umanitario. Una categoria piuttosto ampia che però con il tempo ha assunto anche un connotato ben preciso. Aiuto d’urgenza, aiuto alimentare, aiuto ai profughi e sfollati, aiuti umanitari in generale. Queste le quattro principali categorie su cui si può far sviluppare una nuova politica di aiuti umanitari a livello europeo.
Dal discorso teorico e generale l’autore ha cercato di individuare il quadro di azione a livello europeo e come la politica di aiuto umanitario è entrata a far parte dell’istituzione dei 15 con il passare del tempo.
Si sono analizzate in concreto le basi giuridiche utilizzate nel tempo dall’istituzione comunitaria per procedere agli interventi umanitari. Tra queste, è da segnalare il regolamento 1257/96, caposaldo della politica di aiuto umanitario, con il quale si è altresì istituito l’Ufficio Umanitario della Comunità europea (ECHO) alle dirette dipendenza della Commissione Europea. Come può quindi in concreto l’istituzione comunitaria agire in ambito di aiuto umanitario? Proprio tramite l’Ufficio Umanitario, l’Unione Europea stanzia dei finanziamenti e decide la distribuzione degli aiuti umanitari nei tempi e nei luoghi che più si avvicinano alle esigenze dei Paesi colpiti dalle crisi.
Un intero capitolo dello studio è stato dedicato all’analisi di questa istituzione, sorta nel 1992, e all’analisi dei progressi realizzati nel corso degli anni, sia per quanto attiene all’importo dei finanziamenti che in merito alla sensibilità dell’Unione Europea ad aiutare popolazioni in crisi; sensibilità ed interesse che l’ha portata a rivestire il ruolo di principale donatore di aiuto umanitario.
Talvolta i soli mezzi civili (pressione diplomatica, atti normativi, Ufficio Umanitario) non sono sufficienti per portare a compimento un’operazione di aiuto e sostegno alle vittime magari di più vasta portata. L’istituzione europea ha deciso, quindi, di dotarsi di strumenti militari idonei a predisporre una vera e propria peacekeeping operations europea.
È l’oggetto della terza fase di studio in cui si sono analizzate le cosiddette Missioni Petersberg, riconoscimento giuridico per le operazioni di pace europee, con possibile utilizzo, in extrema ratio, di strumenti militari. Abbiamo visto quanto lungo e faticoso è stato il processo che ha portato alla creazione delle Missioni Petersberg, ambito traguardo per l’Unione che ha voluto offrire un forte impulso alla futura creazione del braccio armato europeo; ma anche tutte le problematiche che ruotano ancora oggi intorno a questo aspetto. E’ bene però sottolineare la precisa volontà dell’istituzione europea di dotarsi di tutti gli strumenti necessari per poter affrontare in modo esaustivo una crisi umanitaria, e quindi, in ultima analisi, anche attraverso strumenti militari.
Uno studio approfondito della politica di aiuto umanitario non può esaurirsi alla sola trattazione teorica. Un case-study è necessario per comprendere fino in fondo la realtà europea in ambito umanitario, o meglio per capire come si possa passare dalla trattazione teorica alla realizzazione pratica dei meccanismi della politica umanitaria, anche per comprendere le differenze e talvolta le incongruenze che si possono manifestare tra la teoria e la pratica. L’autore ha scelto l’analisi della crisi umanitaria dei Grandi Laghi, una delle maggiori crisi umanitarie del Continente Africano, durante il quale l’Unione Europea è intervenuta in modo massiccio e contribuendo in modo significativo alla risoluzione della crisi.
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Informazioni tesi
Autore: | Serena Sartini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Claudia Morviducci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 246 |
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