Il ''Logos'' si fa musica: la fenomenologia del divino e la tensione verso l'ineffabile
La tesi è suddivisa in due parti. Nella prima è sviluppato il rapporto tra la musica e la storia della filosofia. Si darà inizialmente spazio ai soggetti di trattazione, vale a dire alla filosofia della musica di Daniel Barenboim, di Pierangelo Sequeri e Joseph Ratzinger. Con l’ausilio delle categorie offerte da questi autori, lo studio metterà in luce la questione a partire dal mondo antico, per poi evidenziare le origini medievali del canto liturgico, le accezioni di quest’ultimo nel periodo moderno e infine nell’età contemporanea. Alla parte medievale sarà dedicato maggior spazio col fine di evidenziare gli autori su cui si è basata l’estetica teologica della Chiesa cattolica dalla prime formulazioni sino al periodo postconciliare.
Nella seconda sezione è presentato il rapporto tra la musica e la religione. Il nocciolo concettuale è rappresentato dall’espressione “il Logos si fa musica liturgica”. È proposta così un’analisi della musica liturgica con gli strumenti ermeneutici forniti da Barenboim ed esegetici dati dai teologi Ratzinger e Sequeri. Questi ultimi si rifanno ai documenti della Sacrosanctum Concilium, già citata, che presenta una sistemazione teologica del materiale sulla musica liturgica.
Si partirà dall’utilizzo della musica colta occidentale nel rito cattolico, analizzando la teologia della creazione nella musica di Giovanni Pierluigi da Palestrina; quindi la grande figura del primo musicista-teologo, vale a dire Johann Sebastian Bach, per poi passare attraverso l’itinerario “pasquale” di Franz Joseph Haydn. Per introdurre alcune espressioni di Ratzinger si verrà poi toccati da “un raggio di bellezza dal cielo” ascoltando la musica di Wolfgang Amadeus Mozart e si percepirà “il fiume che collega alle origini” nei brani di Luigi Cherubini. Avvicinandoci al nostro secolo, due esempi di interpretazione singolare della musica liturgica: Ludwig van Beethoven che vi esprime la trinità di Umanità, Dio e Natura e Anton Bruckner che presenta l’estremizzazione dell’interiorizzazione romantica. Si farà accenno a due figure di spicco della musica sacra italiana recente: Pietro Alessandro Yon e Lorenzo Perosi. Nonostante i successi ottenuti oltreoceano dal canavesano Yon, egli resta pressoché sconosciuto nel mondo organistico italiano, ma vale la pena citarlo (anche per ragioni “sentimentali”) per l’opera di innovazione stilistica in un fine Ottocento in cui l’organo aveva una prevalente funzione di abbellimento. Seguirà poi un capitolo sulla musica nella cappella sistina, considerata da Ratzinger, esempio per il mondo intero: qui Perosi segnò un periodo di splendore.
Infine la musica liturgica contemporanea d’uso comune, quella che ha cercato di mettere in pratica le “regole” dettate dal Vaticano II, è esemplificata dalla “Rivoluzione d’amore” dei Gen, uno dei movimenti sorti spontaneamente all’interno della chiesa postconciliare. E ancora, guardando al panorama contemporaneo è proposto uno studio del simbolo musicale nei brani di due autori italiani: Pierangelo Sequeri e Marco Frisina. In conclusione, per richiamare il carattere ecumenico della Chiesa e il valore del silenzio si tratterà della musica di Taizé, composta da Jacques Berthier e Joseph Gelineau.
Il Logos continua a farsi musica dai primi secoli del cristianesimo fino a oggi, affondando le proprie radici nella ragione originaria discussa nel mondo antico.
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Informazioni tesi
Autore: | Alice Bretto |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Marco Ravera |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 164 |
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