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I movimenti globali come nuova forma di partecipazione politica. Il caso dell'Abruzzo Social Forum.

Oggetto di studio di questa tesi è il movimento che si è riunito nel novembre del 1999 a Seattle in occasione della Terza Conferenza Mondiale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, convocata per avviare il Millennium Round. Da Seattle in poi i vari attori impegnati nella protesta si sono messi in rete dando vita a mobilitazioni comuni. Si tratta ogni volta di mobilitazioni consistenti che si sforzano di segnalare all’opinione pubblica mondiale gli effetti più discutibili prodotti dalla globalizzazione neoliberista. Accanto all’opposizione al neoliberismo l’altro tema, su cui convergono le diverse componenti critiche della globalizzazione è quello della democrazia, minacciata dalla crescita del potere delegato a livello sopranazionale ad organizzazioni non elettive e, dunque, non responsabili verso i cittadini. Il deficit democratico sta diventando rapidamente un “abisso” e la protesta sta emergendo perché è l’unico modo per far sentire che “un altro mondo è possibile”. La protesta “globale”, oltre ad essere una forma di espressione, sta diventando, quindi, una nuova forma di partecipazione. Il movimento per una globalizzazione dal basso, infatti, ha riportato l’attenzione, oltre che sulle tematiche legate all’ambiente, alla povertà e ai diritti, sulla questione della democrazia, teorizzando la necessità di una nuova partecipazione “dal basso” dei cittadini alla definizione delle agende politiche locali e globali.
Le mobilitazioni sulla globalizzazione sembrano assumere molti caratteri propri dei movimenti sociali che la scienza politica ha analizzato dettagliatamente negli ultimi quarant’anni, presentando inoltre un’accentuata dimensione sopranazionale. Nel primo capitolo, si descriveranno le principali caratteristiche dei movimenti sociali e le diverse interpretazioni in relazioni ad esse formulate.
Nel capitolo seguente si prenderanno in considerazione le origini e la composizione del “movimento dei movimenti” che ha suscitato l’attenzione dei sociologi, oltre che dei politologi. Verificatesi dopo anni si “silenzio” durante i quali si era parlato di fine dei movimenti, alludendo alla progressiva istituzionalizzazione e professionalizzazione delle esperienze legate alle lotte degli anni Sessanta e Settanta, le nuove mobilitazioni di Seattle sono parse per molti un evento inaspettato. Di seguito, partendo dai documenti prodotti dai movimenti di protesta globali, verranno descritte le proposte delle diverse “anime” no global.
La particolarità dei movimenti sociali è il suo non essere un’organizzazione precisa e facilmente individuabile, ma una pluralità flessibile, dinamica, di attori collettivi in rapporto fra loro: una rete di reti appunto. Queste caratteristiche generali dei movimenti sociali si presentano in forma ancora più accentuata nelle mobilitazioni sulla globalizzazione. Nel quarto capitolo si descriverà come questi soggetti si mettono in rete sia attraverso canali virtuali, Internet, che attraverso momenti di incontro reale, i Forum sociali organizzati a livello mondiale, continentale, nazionale.
Il movimento dei movimenti non si limita ad indirizzare le proprie rivendicazioni a livello sopranazionale, al contrario tematizza una stretta dialettica tra l’ambito globale e il contesto locale, cogliendo proprio nella dimensione locale lo specchio delle contraddizioni della globalizzazione dall’alto. Anche nel caso italiano e abruzzese, il movimento può essere analizzato alla luce di questo duplice percorso che lo vede, da un lato, parte delle crescenti mobilitazioni di natura globale, e dall’altro, ne interpreta le caratteristiche a partire dalle specifiche condizioni politiche, sociali e culturali che ne hanno favorito lo sviluppo in Italia e nella regione. Nell’ultimo capitolo si descriveranno le diverse aree che compongono il movimento italiano, ma soprattutto il percorso di sviluppo dell’Abruzzo Social Forum.

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3 INTRODUZIONE Oggetto di studio di questa tesi è il movimento che si è riunito nel novembre del 1999 a Seattle in occasione della Terza Conferenza Mondiale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, convocata per avviare il Millennium Round. Da Seattle in poi i vari attori impegnati nella protesta si sono messi in rete dando vita a mobilitazioni comuni. Si tratta ogni volta di mobilitazioni consistenti che si sforzano di segnalare all’opinione pubblica mondiale gli effetti più discutibili prodotti dalla globalizzazione neoliberista. Accanto all’opposizione al neoliberismo l’altro tema, su cui convergono le diverse componenti critiche della globalizzazione è quello della democrazia, minacciata dalla crescita del potere delegato a livello sopranazionale ad organizzazioni non elettive e, dunque, non responsabili verso i cittadini. Il deficit democratico sta diventando rapidamente un “abisso” e la protesta sta emergendo perché è l’unico modo per far sentire che “un altro mondo è possibile”. La protesta “globale”, oltre ad essere una forma di espressione, sta diventando, quindi, una nuova forma di partecipazione. Il movimento per una globalizzazione dal basso, infatti, ha riportato l’attenzione, oltre che sulle tematiche legate all’ambiente, alla povertà e ai diritti, sulla questione della democrazia, teorizzando la necessità di una nuova partecipazione “dal basso” dei cittadini alla definizione delle agende politiche locali e globali.

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Consorte
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della Comunicazione
  Relatore: Anna Caffarena
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 234

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