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Il teatro della non-rappresentazione di Carmelo Bene. Contatti e divergenze con Antonin Artaud

Due testimonianze teatrali a confronto, nella condivisione di un rifiuto della "rappresentazione" e dello "spettacolo".

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INTRODUZIONE «O tutto il resto è teatro, allora questo non lo è, oppure questo è il grande teatro, e allora il resto non lo è» 1 . Il più imprevedibile e inclassificabile caso del teatro europeo del secondo dopoguerra, quello di Carmelo Bene. Una linea di ricerca che si concretizzerà nel corso degli anni in differenti forme d’espressione – mai distinguibili come generi a se stanti – ma si rivolgerà sempre, in ultima istanza, al teatro, sconvolgendone canoni e tradizioni; rifiutando, in particolare, l’idea di un teatro di rappresentazione, e con esso, di conseguenza, l’intero statuto della teatralità classicamente intesa. Da personaggio eccentrico e superbo qual’era (o quale voleva apparire), Carmelo Bene non si è mai risparmiato dall’elogiare il suo stesso teatro – i toni della citazione più sopra ne sono un esempio lampante – affermandone le distanze non solo dalla tradizione passata ma anche da qualsiasi mito avanguardistico, e riconoscendone invece i debiti ad un nome in particolare: Antonin Artaud. Quest’ultimo, artista dal temperamento radicale e dall’incessante propensione a distruggere e a ricreare interi mondi, si rivelerà padre di alcune intuizioni fondamentali relative ad un teatro che, a differenza di quello occidentale, non sia basato sull’asservimento alla presunta verità di un testo e non vi si approcci di conseguenza con intenti prettamente ermeneutici. Scardinando questi canoni e ponendo fine una volta per tutte alla sottomissione nei confronti degli storici capolavori 2 - un rapporto di venerazione che conduce inevitabilmente l’attività teatrale ad una stasi improduttiva – Artaud compie un apparentemente semplice ma basilare cambio di prospettiva 1 Carmelo l’ultimo, s.d.; a cura di Costanza Crescimbeni, montaggio di Antonio Paniccia, trasmesso su La7. 2 Cfr. A. Artaud, Basta con i capolavori in Il teatro e il suo doppio con altri scritti teatrali, Einaudi, Torino, 2000.

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