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Foucault e Freud. L'immagine e l'inconscio

Jacques-Alain Miller, in un intervento sul tema Foucault e la psicanalisi, nota che la psicoanalisi occupa, nell’opera di Foucault, tra il 1966 de Le parole e le cose e il 1976 de La volontà di sapere, una posizione simmetrica e inversa, quasi che questi scritti fossero due passi iniziali di un libro intitolato Morte della psicoanalisi, che tratta retrospettivamente la psicoanalisi, con uno sguardo archeologico, come una pratica desueta.
Nel 1977, in un’intervista apparsa sulla rivista lacaniana Ornicar?, rispondendo a una serie di domande dello stesso Miller a proposito della psicoanalisi, Foucault tiene a sottolineare come la novità della psicanalisi non stia, come spesso si sostiene nei Tre saggi sulla teoria sessuale e nella scoperta dell’eziologia sessuale della nevrosi (secondo Foucault, sotto questo aspetto è bastato a Freud prendere alla lettera Charcot), ma nella Traumdeutung, la cui fondamentale scoperta è di una logica dell'inconscio.
L’intento a cui si è diretto il mio confronto tra Foucault e Freud è di esplicitare a cosa si riferisca il primo parlando di una “logica dell’inconscio” e per farlo mi sono concentrato su scritti di Foucault anteriori a queste due sue considerazioni della psicoanalisi. In particolar modo ho analizzato due testi: la lunga Introduzione del 1954 di Foucault a Sogno ed esistenza di Ludwig Binswanger e Nietzsche, Freud, Marx del 1964.
Per quanto riguarda il primo, l’Introduzione nasce in occasione di una traduzione in francese del testo di Binswanger da parte di Jacqueline Verdeaux, che chiede a Foucault una consulenza per il lessico filosofico e gli propone inoltre di scriverne l’introduzione, che si presenterà, a stesura ultimata, più lunga del testo che introduce.
Il 1953 è un anno importante per la psicoanalisi francese, è l’anno della cosiddetta “prima scissione”: Daniel Lagache, Françoise Dolto e Jacques Lacan, tra gli altri, rassegnano le dimissioni dalla Società Psicanalitica di Parigi, fondando la Società Francese di Psicanalisi che non verrà mai riconosciuta dall’Associazione psicanalitica internazionale. In settembre Lacan tiene il suo famoso Discorso di Roma, manifesto della nuova società.
Per quanto riguarda il secondo testo, Nietzsche, Freud, Marx deriva da un intervento di Foucault al Convegno su Nietzsche del luglio del 1964. La psicoanalisi francese si trova, in quel periodo, in una situazione altrettanto cruciale: l’anno precedente è l’anno della cosiddetta “seconda scissione”. Questa scissione, dopo l’esclusione di Lacan dall’elenco dei didatti, porta alla fondazione dell’Associazione psicanalitica di Francia (sotto la direzione di Pontalis) e, nel giugno del 1964, della scuola psicoanalica lacaniana, l’Ecole Freudienne de Paris.
Ho diviso questa ricerca in due parti: nella prima, dedicata ad una lettura di Freud, ho privilegiato un percorso attraverso le nozioni e i concetti psicoanalitici presenti nel testo foucaultiano, con il duplice beneficio di esplicitare l’argomentare di Foucault e di ripercorrere la testualità freudiana.
Per quanto riguarda il testo del ’54 questa lettura di Freud accomuna il sogno e la psicosi; infatti sia il sogno sia la psicosi vengono presentati da Foucault in termini che denotano la loro comune appartenenza ad un mondo immaginario, così come entrambi costituiscono per l’interpretazione analitica un limite ermeneutico.
Inoltre portando il sogno come mondo immaginario della riflessione foucaultiana vicino alla concezione freudiana del soddisfacimento allucinatorio, mi è sembrato di chiarire meglio l’intento dello stesso Foucault a proposito del sogno: dare tutta l’importanza che merita al suo carattere di immagine.
In riferimento alla psicosi, mentre il dossier Rivière del ’73 mette in luce l’indecidibile della follia, nel caso Schreber, il debito riconosciuto da Freud nei confronti della “lingua fondamentale” e il meccanismo della proiezione evidenziano la psicosi come costruzione di un mondo sottratto al principio di realtà, uno “scrigno psicotico” (come lo definisce Freud ne La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi).
Per quanto riguarda la lettura di Freud contenuta nel testo del ’64, ho collegato il “non compiuto” dell’interpretazione di cui parla Foucault con il compito infinito dell’interpretazione di cui parla Freud in Analisi terminabile e interminabile. Negli accenni foucaultiani alle nozioni di transfert e di fantasma ho inoltre messo in evidenza, per il transfert un legame con il sogno (nel punto ombelicale della parola) e con la psicosi (nella distinzione tra nevrosi da transfert e nevrosi narcisistiche); per il fantasma un legame con il reale impenetrabile carico d’angoscia.
Nella seconda parte, dedicata ad un’interpretazione di Freud, mi sono concentrato sia sul confronto, che Foucault abbozza, tra la psicoanalisi e la fenomenologia di Husserl e di Sartre, sia sulla considerazione della psicoanalisi sotto il suo aspetto interpretativo.

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Introduzione Foucault e Freud, Foucault e la psicoanalisi: dall’immagine che si ha del loro rapporto, non possono che risultare i termini di un ossimoro, o di una disgiunzione esclusiva. Forse non è così: per proporre un quadro diverso ci siamo concentrati su uno dei primissimi scritti pubblicati da Michel Foucault, testo in seguito rinnegato dall’autore, e su testi minori ed interviste, che, secondo il giudizio di Gilles Deleuze, prolungherebbero “ognuno dei suoi libri verso la costruzione del problema attuale” 1 e nei quali, secondo Judith Revel, si può riconoscere “una sorta di laboratorio del pensiero, non più rivolto a un’archeologia del passato, bensì a una genealogia del presente, attraverso un’analisi della modernità” 2 . Come nota Jacques-Alain Miller 3 , il contestato erede di Jacques Lacan, la psicoanalisi occupa, nell’opera di Foucault, tra il 1966 de Le parole e le cose e il 1976 de La volontà di sapere, una posizione simmetrica e inversa, quasi che fossero due passi iniziali di un libro intitolato Morte della psicoanalisi, che tratta retrospettivamente la psicoanalisi, con uno sguardo archeologico, come una pratica desueta, come una cosa morta. Se è così, allora il nostro compito deve concentrarsi su quello che è accaduto prima del 1966, prima dell’inizio della morte della psicanalisi, quando la psicoanalisi era ancora in vita, anche nel testo di Foucault. 1 G. Deleuze, Foucault, Minuit, Paris 1986, tr. it. di P. A. Rovatti e F. Sossi, Foucault, Feltrinelli, Milano 1987, p. 116. 2 J. Revel, Foucault e la letteratura: storia di una scomparsa, in Archivio Foucault, 1. 1961-1970. Follia, scrittura, discorso, a cura di J. Revel, Feltrinelli, Milano 1996, pp. 17-18. 3 J.-A. Miller, Michel Foucault et la psychanalyse, in AA.VV., Michel Foucault philosophe. Rencontre internationale. Paris 9, 10, 11 janvier 1988, a cura del Centre Michel Foucault, Seuil, Paris 1989.

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