Tra democrazia e anarchia. Da Saverio Merlino a Camillo Berneri
«L'anarchia, vecchio mio, si ha quando il Governo è debole, non quando non c'è Governo»
André Malraux
Il lavoro recupera un filone filosofico e politico che si trova a mezza strada tra pensiero democratico e anarchico. Storicamente, è incentrato sul periodo a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, in particolare sul dibattito tra anarchici e comunisti della Seconda Internazionale. Luogo principe della discussione e dello studio è l'Italia, dove viene riconsiderata storiograficamente la spesso sottovalutata figura intellettuale di Saverio Merlino, anche per rivedere la parziale considerazione che, a loro tempo, ne fecero Antonio Labriola e il suo allievo Benedetto Croce. Napoletano di nascita, Merlino è stato per un ventennio (1870 - 1890 circa) - con Errico Malatesta - uno dei principali anarchici italiani, salvo convertirsi, proprio dopo un'interessante discussione sulla partecipazione elettorale degli anarchici con il suo amico e compagno, al "socialismo libertario". Dal 1897 in poi, infatti, Merlino elabora un pensiero che sappia coniugare la praticità sociale della democrazia al demone critico dell'anarchia e la libertà individuale nella solidarietà sociale.
Questo pensiero dinamico e che funge da terza via tra il socialismo parlamentarista e il comunismo rivoluzionario, viene ripreso in molti suoi aspetti tramite la figura di un secondo anarchico revisionista: Camillo Berneri. Esiliato dal Fascismo in Italia, emigra dapprima in Francia, poi partecipa alla rivoluzione spagnola nel 36-37, dove trova la morte nella notte del 5 maggio.
Il pensiero di Berneri stempera alcuni dogmi anarchici con il federalismo di Cattaneo e Pisacane e il senso critico del suo maestro, Gaetano Salvemini. In questa sua rielaborazione dell'anarchismo, si troveranno molti punti in comune con il socialismo libertario di Saverio Merlino. In particolare, l'impostazione critica, l'odio per i dogmi, lo sforzo di elaborare non un'utopia ma un progetto socio-politico realmente attuabile.
La tesi è divisa principalmente in due parti. La prima tratta di temi economici e, in particolare, della critica che gli anarchici (e in specie Merlino) rivolgono alla teoria marxista del valore-lavoro. In questa Merlino ritrova lo stretto collegamento tra produzione unitaria (sistema necessario se si vuol uscire dal mercato) e dittatura del proletariato. Nell'esporre questa critica, ci si rifà in particolare al lavoro critico di Antonio Graziadei e al revisionismo marxista di Eduard Bernstein. Economo e marxista capace di rivedere la teoria del suo maestro il primo, noto internazionalista anti-collettivista il secondo. Bernstein, in particolare, viene considerato per il suo rapporto, sia storico sia intellettuale, con Saverio Merlino: rapporto che conferma quanto la figura dell'anarchico napoletano sia stata sottovalutata sia in campo politico sia in materia economica.
La seconda parte è invece politica e tratta principalmente il rapporto teorico ed intellettuale tra Merlino, Turati e Malatesta, analizzando il pensiero del primo rispetto al socialismo parlamentare ed elitario del secondo e all'anarchismo puro e volontarista del terzo.
A conclusione del testo, a mo' di appendice e di riflessione aggiuntiva, vengono riprese le riflessioni critiche di Salvemini sulla democrazia, che ci aiutano a comprendere la tesi principale di Merlino e Berneri: la vera e compiuta democrazia non sarebbe diversa da una realistica anarchia.
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Informazioni tesi
Autore: | Mario Frigerio |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Scienze filosofiche |
Relatore: | Dario Borso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 216 |
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