Percezione come Abduzione
La tesi che seguirà tratterà l’argomento dell’abduzione come forma di percezione. L’analisi verterà, in primo luogo, sulla percezione del mondo esterno da parte dell’uomo, la quale determina come esso deve agire nel mondo stesso. Infatti tramite l’abduzione si possono elaborare ipotesi che derivando dallo stupore e quindi dalla mancata conoscenza degli elementi che ci troviamo davanti e porta ad un tipo di ragionamento che sarà abduttivo quando sono conosciute le premesse di una inferenza, ovvero gli stimoli ambientali, ma non sono conosciute le conclusioni in quanto nelle premesse non è detto che si possa trovare l’elemento determinante per la soluzione: l’abduzione risalirà alla causa di un effetto formulando ipotesi coerenti con tale effetto.
Con l’aiuto dell’analisi di Peirce (1839-1914) riusciremo a comprendere in quale ambito viene applicata l’abduzione e come è nata. Infatti l’abduzione è un metodo che serve a formulare ipotesi mediante un istinto che Peirce definisce ipotizzante, un istinto che incosciamente ci spinge a formulare congetture sul mondo circostante e che ci permette di comprendere a primo impatto gli oggetti e le cose che ci circondano. Peirce paragona tale istinto a quello degli animali che si presenta come manifestazione di un istinto di sopravvivenza derivato dall’adattamento all’ambiente. Allo stesso tempo però l’abduzione non viene considerata fine a se stessa ma in relazione alle altre forme di inferenza, quali la deduzione e l’induzione, perché è parte integrante di una strategia di ragionamento che partendo dalle migliori spiegazioni possibili di un evento, passa al chiarimento di tali ipotesi mediante la deduzione e le verifica con l’induzione.
Questo movimento del ragionamento utilizzato da Peirce si può riscontrare anche nell’applicazione del metodo nella simulazione del comportamento umano da parte dell’AI, cioè dell’Intelligenza Artificiale con esperimenti che dimostrano come un robot può formulare delle inferenze che lo rendono adatto a reagire agli stimoli esterni e quindi agire secondo un ragionamento che può essere definito intelligente. Per fare questo si utilizza il modello della percezione attiva o visione attiva, ovvero di quel tipo di percezione che un robot possiede grazie all’istallazione di telecamere che gli permettono di avere una visione stereoscopica e quindi gli permettono di creare congetture rilevanti per la comprensione stessa degli avvenimenti: attraverso la scansione delle immagini che passano davanti al robot, esso riuscirà definire quello che lo circonda. E’ per questo che verranno menzionati alcuni esperimenti con cui si vuole dimostrare che un robot riesce a riconoscere un ambiente anche se non ha nel database i dati necessari per definirlo.
Come nell’uomo così nel robot quello che si cercherà di capire è come si riesce a trovare, tramite stimoli esterni e sensoriali, la soluzione per compiere l’azione giusta nel contesto in cui ci si trova.
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Informazioni tesi
Autore: | Maura Fiorelli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Carlo Cellucci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 82 |
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