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La ricerca sulle cellule staminali e le nuove sfide dell'etica. Uno studio sui progetti europei ESNATS e SCR&Tox

Le cellule staminali sono da qualche anno al centro di un dibattito acceso non solo scientifico, ma anche etico e religioso, che divide l'opinione pubblica, spesso confusa da una comunicazione non sempre efficace sulla materia. Le biotecnologie mediche intervengono negli aspetti più profondi della vita degli individui, costringendo a ripensare non solo la nostra concezione di corpo, ma anche di identità; la ricerca sulle cellule staminali si colloca proprio in questo orizzonte come uno studio che genera varie considerazioni differenti: libertà della ricerca, tutela dell'embrione e equità nell'accesso alla risorse sanitarie sono tutti valori difendibili ma che spesso entrano in conflitto nella discussione attorno a tale argomento. Da un lato, infatti, il ricercare in questo ambito solleva speranze di cure nuove con le possibilità terapeutiche che si schiudono per malattie al momento incurabili; dall'altro invece, si pongono molti quesiti etici, legati in gran parte all'utilizzo dell'embrione umano, ma anche a questioni quali quelle del rapporto con la corporeità umana, del superamento dei confini di specie e della trasformazione radicale di tratti fondamentali della vita umana. Queste pagine vogliono essere una breve analisi di uno dei molti ambiti in cui si stanno utilizzando queste cellule, forse meno noto, ovvero quello tossicologico, dove l'uso delle staminali sta consentendo la realizzazione di studi volti a verificare la tossicità di materiali e farmaci riducendo i tempi di studio ed aumentando la sicurezza del risultato, offrendosi inoltre come un' alternativa alla sperimentazione animale. Per approfondire questo ambito di ricerca, mi sono avvalsa della collaborazione e del supporto della Dott.ssa Lazzari, del centro di ricerca Avantea, che ringrazio sentitamente per la disponibilità dimostrate e del materiale disponibile dei progetti di ricerca dell'Unione Europea ESNATS e SCR&Tox.. L'utilizzo, come queste piattaforme scientifiche propongono, delle cellule staminali come nuovo strumento per testare la tossicità in ambito cosmetico e farmaceutico pone, da un punto di vista etico, la rilevante questione della comparazione della rilevanza morale degli embrioni da un lato e degli animali dall'altro; l'analisi proposta mira a definire dunque i confini dei quesiti morali che le nuove tecnologie pongono in questo ambito e a proporre, nelle pagine finali, una lettura di come questa contrapposizione etica possa essere risolta.

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Capitolo I Biologia delle staminali 1. Introduzione ed accenno all'evoluzione della ricerca sulle cellule staminali La ricerca sulle cellule staminali prende le mosse già negli anni Sessanta quando i due ricer- catori statunitensi McCulloch e Till scoprirono che il midollo osseo è in grado di rigenerarsi e di produrre cellule differenziate; solo in questi ultimi anni tuttavia essa è diventata il fulcro di un ani- mato dibattito, che non manca di dividere, come accennato poc’anzi, spesso con toni accesi, non solo gli studiosi ma l'opinione pubblica stessa.  Per questo motivo dunque si è scelto di iniziare questo testo con un breve cenno alla storia della ricerca sulle cellule staminali ed alla biologia delle cellule al centro di tanta attenzione. La sto- ria di queste scoperte scientifiche può, infatti, essere un’utile introduzione ai problemi bioetici che verranno affrontati nella seconda parte. Volendo isolare il secondo evento significativo in questo senso, dopo la scoperta della capaci- tà rigenerativa del midollo osseo, questo fu la nascita della prima bambina concepita mediante fe- condazione in vitro, nel 1978. La nascita di Louise Brown ha rappresentato uno spartiacque nella ricerca per almeno due motivi: da un lato la fecondazione in vitro ha modificato radicalmente lo scenario della riproduzione, superando il limite posto dall'infertilità umana, ovvero dissociando il processo biologico prima in- scindibile e sottoponendo le fasi dello sviluppo embrionale ad una ferrea medicalizzazione; dall'al- tro la possibilità di accedere all'embrione fuori dal nucleo materno ha reso possibile la scoperta e l'isolamento delle prime cellule staminali embrionali umane. Proprio utilizzando embrioni soprannumerari prodotti con la fecondazione in vitro, infatti, Ja- mes Thomson nel 1998 fu in grado di isolare e far crescere le prime cellule staminali embrionali umane, a fronte di ricerche precedenti condotte su embrioni di topo allo stadio di blastocisti 4 . Dopo gli studi dell'équipe di Thomson fu chiaro il potenziale terapeutico delle cellule staminali embrionali, soprattutto per malattie degenerative quali SLA, morbo di Parkinson e Alzheimer; contemporanea- mente si accesero, tuttavia, le prime polemiche sulla liceità morale della ricerca sugli embrioni 5 4 La blastocisti è una fase embrionale che nei mammiferi si colloca all’inizio del processo di embriogenesi; è caratterizzata dalla formazione di una sfera cava delimitata esternamente dal trofoblasto, da cui originerà la placenta, e che presenta al suo interno una massa cellulare, l’embriobasto, da cui si formerà l’embrione vero e proprio. Si parla di blastocisti general- mente fra il 4° ed il 14° giorno dalla fecondazione.

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Informazioni tesi

  Autore: Erica Volta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Maurizio Mori
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 40

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