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Hegel e il mondo romano

La Bella Eticità rappresenta nella filosofia hegeliana uno dei massimi picchi culturali raggiunti dall’umanità: la pòlìs greca era una comunità socialmente e politicamente perfetta, all’interno della quale non si dava distinzione alcuna tra la collettività e i cittadini che ne condividevano totalmente i fini e i canoni etici.
Conseguentemente il mondo romano, collocato sia nella Fenomenologia dello Spirito sia nelle Lezioni della Filosofia della storia immediatamente dopo il capitolo sulla grecità, costituisce per Hegel un momento di decadenza spirituale, poiché si perde quella sintesi tra particolare ed universale che denotava così felicemente la società ellenica; se tuttavia, nella Fenomenologia, ad essere presa in considerazione è la sola età imperiale, nelle Lezioni Berlinesi si cercano nelle fasi storiche precedenti, monarchia e repubblica, le cause germinali che avrebbero condotto alla crisi imperiale. In effetti la società romana non è mai stato un corpo compatto che agisce seguendo un disegno unico ma un conglomerato di individualità singole, di atomi indipendenti, ognuno con i propri fini e scopi: sorge infatti, proprio ora, per la prima volta nella storia dell’umanità, l’elemento dell’individualità singola la quale gode di autonomia rispetto alla collettività cui appartiene ed è libera di porsi anche senza doversi relazionare ad essa. Ad ogni modo la soggettività venutasi a creare rimane incompleta poiché non riesce ad esplicare tutto il proprio contenuto spirituale: il Diritto Privato, vero frutto dello Spirito romano, pur concependo la persona come entità detentrice di una dignità e un’autonomia propria, plasma l’individualità a partire non dall’intrinseca validità dell’essere uomo ma solamente prendendo in considerazione la proprietà da questo posseduta.
Sarà grazie al Cristianesimo, il quale farà proprio l’elemento della soggettività rendendolo cardine della propria dottrina, che il grande lascito dello spirito romano potrà realizzarsi nella sua completezza in un lungo e sofferto percorso che terminerà solamente con la riforma Luterana: questa ricostituirà la tanto agognata sintesi tra individualità e sostanza in una comunità all’interno della quale il cittadino, pur condividendo con questa fini e canoni etici, sarà dotato di una indiscutibile ed effettiva autonomia sociale, politica e culturale.

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3 INTRODUZIONE Il mondo romano di certo non è passato alla storia come la sezione più celebre della Fenomenologia dello Spirito, né è stato oggetto di studi approfonditi, e sicuramente non era molto amato neanche dallo stesso Hegel. La sua collocazione temporale, immediatamente successiva alla Bella Eticità, e il ruolo «culturale» svolto all'interno della storia dello Spirito, quello cioè di aver infranto la dimensione idilliaca propria del mondo greco, ne hanno irremovibilmente pregiudicato la critica. La romanità è sempre apparsa, in linea di massima, come fase di mero deterioramento dell'elevatissimo contenuto spirituale conquistato dai greci, come il momento di distensione interposto tra le due vette raggiunte dall'umanità, l'età classica e l'età moderna: l'impero romano viene additato come fautore della scissione tra singolarità e sostanza, le quali convivevano in una perfetta unità solamente nella Bella Eticità. Sarà compito delle popolazioni germaniche rimediare all'onta romana e ricostituire, migliorandola, l'armonia tra l'uomo e la totalità. Tuttavia sarebbe del tutto ingiusto limitarsi a definire il mondo romano come momento di pura negatività culturale; confrontando i testi della Fenomenologia dello Spirito e delle Lezioni sulla Filosofia della Storia cercheremo di far emergere quello che è stato l'indiscutibile merito dello spirito romano e il dono da esso perpetuato, attraverso il proprio sacrificio, alla storia dello Spirito. La romanità ha sì infranto l'unità individuo-pòlis, che per Hegel rappresenta uno dei massimi momenti dell'evoluzione umana, ma ha permesso all'elemento individuale, alla persona singola, all'uomo, di potersi conoscere come «essenza in sé e per sé essente» 1 , come entità capace di esistere anche al di fuori di una comunità a lui precedente e di poter fabbricare da sé i propri valori etici senza dover far suoi artificialmente quelli collettivamente condivisi. 1 G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito (1807), a cura di Enrico de Negri, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2008, p. 37

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