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Enzo Paci e la Fenomenologia relazionistica: la risposta positiva alla krisis

In questo lavoro ho cercato di ripercorrere una parte dell'itinerario intellettuale del filosofo Enzo Paci, ponendo attenzione alla fase del suo pensiero che va dall'elaborazione della declinazione relazionistica della fenomenologia, fino alla fondazione della rivista "aut-aut", cercando di rendere la "positività" della riflessione paciana nell'ambito fenomenologico-esistenzialistico. Ho cercato di evidenziare la peculiare commistione di pensiero e vita presente nella filosofia paciana, grazie al "Diario fenomenologico", e la declinazione in senso pragmatico e politico della fenomenologia paciana. Il primo capitolo è dedicato a "Tempo e relazione", testo nel quale confluiscono le principali riflessioni sul relazionismo fenomenologico ponendo particolare attenzione alla tematica dell'antisostanzialismo. Il secondo capitolo è dedicato al tentativo paciano di avvicinamento tra la filosofia marxista e quella husserliana, in un'ottica esplicitamente pragmatica di trasformazione del mondo, risollevamento dell'intenzionalità e costruzione di una società giusta, in linea con l'analisi husserliana della "Krisis". Il terzo capitolo si propone di rendere la particolarità del "Diario fenomenologico" come opera nella quale si mescolano elementi di vita vissuta e di riflessione filosofica, ed infine di avanzare una possibile interpretazione al problema dell'impegno di Paci durante gli anni del fascismo. Ho inoltre cercato di tracciare le linee di contatto tra Paci ed altri attori della fenomenologia, come Marleau-Ponty e Husserl, e le distanze da altri filosofi novecenteschi, come Wittgenstein e Heidegger.

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Introduzione 25 marzo 1958 L’atteggiamento fenomenologico talvolta, ti fa vivere la filosofia, ma non ti dispone a scrivere a “fissare” le tue idee. In questo senso, anche in questo senso è socratico. E. Paci, Diario Fenomenologico, Monza: i Satelliti Bompiani, 1973, p.48. Quello della fenomenologia è stato uno dei movimenti più magmatici del Novecento, nella misura in cui si è differenziato e ha influenzato molteplici esperienze spesso in contrasto tra di loro, la cui portata forse è ancora difficile stabilire con esattezza. Esemplificativo di questa sua multivocità, o perlomeno di questa molteplicità d’interpretazioni possibili è il fatto che numerosi attori della sua storia si siano sentiti in dovere di darne una definizione che rendesse quella “parte” di fenomenologia diversa dalle altre. Durante i felici anni d’insegnamento a Friburgo, prima del distacco intellettuale dal suo allievo prediletto, Edmund Husserl si esprimeva nei seguenti termini «La fenomenologia siamo io e Heidegger e nessun altro» 1 . Ed è proprio a seguito del distacco intellettuale tra i due che è iniziata per così dire la diaspora dall’alveo husserliano, la cui idea di Fenomenologia risiedeva sostanzialmente nella necessità di un ripensamento totale della storia della filosofia pregressa, nel bisogno di un «ritorno alle cose stesse» che permettesse una volta per tutte di rifondare la filosofia come una scienza rigorosa e quindi non più passibile di infondatezza e astrattezza 2 . Naturalmente, per motivi di spazio e di vastità dell’argomento in questione, non ho intenzione di delineare un resoconto completo del “movimento fenomenologico”. E in questo proliferare d’interpretazioni, di posizioni teoretiche contrastanti e di applicazioni di varia natura e genere è mia intenzione recuperare un attore preciso; l’obiettivo di questa tesi è quindi recuperare e ripensare la novità e l’importanza del pensiero e della persona di Enzo Paci. Dico “del pensiero e della persona”, in primo luogo, per enfatizzare l’inestricabile coimplicazione tra “pensiero e vita vissuta” che è proprio uno dei capisaldi della fenomenologia fin dall’ultimo Husserl, che apre la 1 Hans Georg Gadamer, Il movimento fenomenologico, a cura di Corrado Sinigaglia, Bari: Laterza, 1994, p. 29. 2 Enzo Paci, Introduzione a l’Elogio della filosofia, Torino: Paravia, 1958, pp. VI-VII. In questo passo introduttivo al testo di Merleau-Ponty, Paci accenna alla distinzione necessaria, seppur sommaria, tra un primo Husserl che «può essere interpretato come un filosofo delle essenze» e un ultimo Husserl che «deve essere interpretato come un filosofo dell’esistenza intesa come mondo della vita». La prima fase del pensiero husserliano, nella quale egli insisteva costantemente sul bisogno dell’«epochizzazione», sulla necessità metodologia della riduzione fenomenologica, per sospendere il giudizio sul mondo e rivolgersi alle essenze, è quella sulla quale si sono basate le accuse di platonismo ad Husserl; ma Paci sostiene che corsivo mio «sospendere il giudizio e ridurre fenomenologicamente vuol dire, prima di tutto «porre tra parentesi» ogni teoria, ogni discorso astratto, ogni costruzione intellettualistica, ogni sistema: vuol dire rifiutarsi di imporre alla viva esperienza, all’esistenza, «alla cosa stessa» un ordine preordinato e precostituito, un sistema antecedentemente compiuto». Paci sostiene l’inevitabile evoluzione in senso esistenzialista del pensiero husserliano riconsiderando l’interesse dell’Husserl delle Ideen per il tema del tempo e della negazione del mondo, prodromici rispetto ai due temi caratteristici dell’esistenzialismo heideggeriano: il problema del nulla e il problema del tempo. 4

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Parole chiave

marxismo
fenomenologia
husserl
scuola di milano
aut-aut
enzo paci
la crisi delle scienze europee
fenomenologia relazionistica
diario fenomenologico

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