Contingenza e determinismo nelle teorie evolutive. L'approccio neodarwinista di Stephen Jay Gould.
L’opera darwiniana, esemplificazione significativa della complessa dialettica tra scienza e cultura, risulta estremamente complessa e non priva di ambiguità e contraddizioni non risolte (inerenti, in particolare, a i concetti di progresso e di prevedibilità del processo evolutivo); perciò essa è in grado di generare interpretazioni ed usi sia scientifici che politico-sociali radicalmente differenti. Tra le molteplici letture del pensiero darwiniano, due posizioni, l’una definibile ortodossa o fondamentalista, l’altra pluralista o indeterminista, appaiono particolarmente rilevanti per le implicazioni scientifiche e politico-sociali e per le specifiche concezioni della vita e della storia da esse suggerite.
Secondo l’interpretazione ortodossa del darwinismo, l’evoluzione si presenta come uno sviluppo ineluttabile, costante, graduale e lineare; essa sarebbe retta da principi necessari, diretta a una sempre maggiore complessità, diversificazione ed eccellenza e perciò finalizzata alla comparsa della specie umana; la realtà – biologica ed eventualmente sociale – sarebbe dunque il prodotto predeterminato e prevedibile dell’azione di leggi evolutive generali ed onnipresenti. In ambito scientifico, tale prospettiva si traduce in tesi gradualistiche, deterministiche e riduzionistiche per le quali l’evoluzione è un processo continuo, progressivo e cumulativo determinato da un numero minimo di meccanismi generali direzionali (tra i quali, anzitutto, la selezione naturale agente a livello popolazionistico) della cui azione tutti i fenomeni evolutivi e le realtà biologiche sono epifenomeni necessari e aprioristicamente deducibili; in tale contesto si collocano la teoria sintetica e l’ultradarwinismo. In ambito politico-sociale, l’ortodossia darwinista risulta funzionale a posizioni conservatrici e tradizionalistiche, in particolare alle tesi del determinismo biologico: la realtà umana, analogamente alla realtà naturale, è presentata come retta da leggi evolutive ineluttabili che, favorendo l’eliminazione delle forme “inferiori” (primitive, inadatte) e la sopravvivenza delle forme “superiori” (progredite, adatte), assicurano un perfezionamento graduale della vita; lo status quo si configura pertanto come il riflesso naturale e necessario della biologia, e le disparità e le gerarchie sociali ricevono in tal modo una legittimazione che si pretende scientifica.
A tale prospettiva, dalle chiare implicazioni antropocentriche, deterministiche e giustificazionistiche, si contrappone una lettura pluralistica ed indeterministica del darwinismo, per la quale la realtà è il risultato, razionalmente spiegabile a posteriori ma non predeterminato e non prevedibile a priori, di un processo di trasformazione cieco e multifattoriale al quale concorre una pluralità di cause eterogenee e non direzionali e di elementi caotici e casuali. In ambito scientifico, tale visione è sostenuta dalla corrente naturalistica; uno dei suoi maggiori esponenti è lo scienziato Stephen Jay Gould (1941-2002), principale autore di riferimento per la ricerca svolta nonché autore particolarmente impegnato nella lotta contro il gradualismo filetico, l’ultradarwinismo, il determinismo biologico e genetico e il creazionismo. I naturalisti affermano la natura discontinua, non lineare, non progressiva e non direzionale dell’evoluzione, e l’esistenza, accanto alla selezione naturale, di ulteriori agenti di trasformazione evolutiva, materialistici e afinalistici come il principio darwiniano ma non riducibili ad esso, agente ai diversi livelli della natura biologica. Questa avrebbe quindi una struttura gerarchica e discreta, comprendente entità distinte ma interconnesse che non possono essere ridotte a meri epifenomeni dell’azione della selezione naturale entro le singole popolazioni, ma al contrario si configurano come risultati irripetibili e non anticipatamente deducibili di un processo storico multicausale ampiamente soggetto alla contingenza. In ambito politico-sociale, la proposta naturalistica, nata in ambito biologico e fondata sulle nozioni di contingenza come nucleo della storia e di storicità come principale determinante della storia della vita, conduce evidentemente al rifiuto di ogni forma di determinismo biologico e di ogni tentativo di legittimare scientificamente lo status quo, presentando le gerarchie e le discriminazioni sociali come prodotti naturali ed immodificabili di principi necessari: l’uomo, in quanto animale, è indubbiamente limitato dalla biologia, ma non interamente determinato da essa; la cultura esercita un’influenza importante sulla realtà umana, che perciò non è data e predeterminata, ma modificabile e migliorabile mediante opportuni interventi sociali, politici ed educativi.
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Informazioni tesi
Autore: | Ilenia Berlingeri |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Nestore Pirillo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 81 |
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