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Zygmunt Bauman: dall'umanità liquida alla liquidazione dell'umanità

Speed-dating

Lo speed dating (appuntamento veloce) è un social game pensato per favorire gli incontri fra single, incoraggiandoli a conoscere un gran numero di persone nuove. L'invenzione del gioco è da accreditarsi al Rabbino Yaacov Deyo che per favorire gli incontri fra correligionari ebrei di Los Angeles organizzò nel 1998 il primo speed dating della storia, al Pete's Café di Beverly Hills. Il fenomeno ha avuto una espansione mondiale, tanto da interessare il cinema (famose sono le scene di speed dating in Sex and the City e nel nostrano L'Amore è Eterno finchè dura di Carlo Verdone). Psicologi e sociologi hanno iniziato a studiare il fenomeno, traendo sostanzialmente la stessa conclusione a cui arrivano i partecipanti al gioco: il gioco favorisce veramente la nascita di nuove relazioni!
Pochi minuti sono quasi sempre sufficienti per rendersi conto se una persona può fare per noi; del resto è difficile negare che la prima impressione condiziona in modo decisivo lo sviluppo di una relazione.
La giornalista Anushka Asthana ha descritto la nuova moda dello speed-dating una sorta di nastro trasportatore per cuori solitari che ultimamente si è impadronita dell’America e di Londra.
Undici tavoli sono accostati a formare una fila; le ragazze siedono a quello loro destinato e i ragazzi, a turno, si mettono di fronte a loro. Dopo tre minuti suona un campanello gigante, ed è ora di passare avanti, anche se sei nel bel mezzo di una frase. Chi desidera un nuovo incontro, fa una crocetta nell’apposita casella. Se la persona seduta dal lato opposto del tavolo lo desidera anche lei, e anche lei fa una crocetta, il nuovo incontro avrà luogo. In caso contrario la storia è bell’è finita. Adele Testani, presidentessa di una ditta che offre questa versione del corteggiamento, fa notare che lo speed-dating “ormai è socialmente accettabile”. Tre minuti sono sufficienti, perché “ti fai un’idea di com’è fatta l’altra persona e, se non ti va bene, puoi eliminarla”. Ma la cosa più importante è che il sistema garantisce la sicurezza: garantisce cioè che, se uno non lo desidera, i tre minuti non si trasformino in tre mesi e tre anni: infatti non è consentito scambiarsi i numeri di telefono. Dopo il caffè freddo istantaneo, il tè freddo istantaneo, oggi c’è l’incontro romantico istantaneo. Qual’è l’attrattiva che, nel giro di pochissimo tempo, ha fatto dello speed-dating un successo commerciale cosi sbalorditivo? la risposta potrebbe essere la possibilità di saltare i preliminari; certo non è l’unica. Molto importante è la figura del “campanello gigante” che squilla ogni tre minuti e ai due partner non lascia altra scelta che separarsi.
Simon Procter, ideatore di un’altra società di speed-dating, vede le cose con grande chiarezza e mette il dito nella piaga senza incertezza: “se il partner non ti va a genio, puoi sfilarti in un batter d’occhio”. Il problema dello smaltimento dei rifiuti è risolto ancora prima di cominciare.
Lo speed-dating non è che uno dei tanti stratagemmi disponibili sul mercato user-friendly dei “rapporti umani”. Ad esempio, gli annunci personali online, calcolati per eliminare anche quei tre minuti di esposizione alle conseguenze di lungo periodo di una scelta imprudente e impulsiva.
Le chat online permettono, in una società come la nostra, dove è difficile essere accettati per quello che davvero siamo, di “diventare” per qualche istante quello che davvero vorremmo essere, ma che abbiamo troppa paura di rivelare. Ci si nasconde dietro uno schermo, nella speranza che chi si trovi dall’altra parte ci accetti per quello che davvero siamo.
Quello che tutti temiamo è l’abbandono, l’esclusione, l’essere respinti, sconfessati, scaricati, spogliati di ciò che siamo.
Che ci venga rifiutati ciò che desideriamo essere. Temiamo di essere soli, impotenti e infelici. Privi di compagnia, di un cuore innamorato, di mani che ci aiutano. Abbiamo paura di essere scaricati: che venga il nostro turno di finire nella discarica. Quel che ci manca più di tutto è la certezza che tutto ciò non succederà…non a noi.
Parliamo di reti e cerchiamo ossessivamente di cercare reti per mezzo dello speed-dating, degli annunci personali e del magico incantesimo dei “messaggini”, perché avvertiamo la mancanza delle reti di sicurezza un tempo costituite dalle veri reti fatte da simili, di amici e fratelli. Oggi gli elenchi dei telefoni cellulari prendono il posto della comunità mancante. I contatti faccia a faccia ci intimidiscono sempre di più. Tendiamo ad allungare la mano verso il cellulare e a metterci a premere tasti furiosamente, componendo messaggi di testo per evitarci di “farci ostaggio della sorte” e per sfuggire alle interazioni complesse, disordinate difficili da interrompere e da cui è difficile uscire “con le persone vere”.
Rifacendomi all’ultimo capitolo di Modus Vivendi, di Z. Bauman, concludo affermando che nonostante le condizioni in cui viviamo in questa società liquido moderna ci sono e ci devono essere delle speranze .
Dobbiamo iniziare dal conoscere e dall’essere noi stessi; solo in questo modo potremmo conoscere e rivolgersi serenamente a chi ci è di fronte nel tentativo di operare insieme un cambiamento capace di sovvertire il sentimento di rassegnazione che oggi permea in ognuno di noi.
Dobbiamo lottare per porre fine alle disuguaglianze, alle ingiustizia, alla povertà. É la speranza che si fa progetto e smuove risorse umane psicologiche, prima individualmente e poi, come il propagarsi di una peste buona, collettivamente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Zygmunt Bauman: dall'umanità liquida alla liquidazione dell'umanità

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Informazioni tesi

  Autore: Alessia Sbrizzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Guido Zingari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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