Le emozioni: un filo rosso nell'indagine sulla coscienza, l'ipotesi di Damasio
Regolazione biologica: pulsioni, istinti ed emozioni
Si torni ora al tema delle emozioni e dei sentimenti. Saranno sottolineate le funzionalità adattative, le connessioni che provocano tra corpo e mente, e la stretta correlazione con i processi omeostatici. Sin dalla nascita, il nostro organismo, corpo e cervello, è disposto di una serie di funzioni di base che consentono di regolare l’ambiente interno (metabolismo, fame, sete) ma anche di strumenti basilari per porre in essere comportamenti e cognizioni sociali. La regolazione biologica trova il suo substrato neurale nel tronco encefalico, nell’ipotalamo e in alcune regioni del sistema limbico. È probabile che mentre le strutture del tronco encefalico e dell’ipotalamo contengano solo disposizioni innate e definite dal genoma le rappresentazioni disposizionali del sistema limbico siano innate e acquisite. È chiaro che per produrre le risposte che la sopravvivenza richiede debba esserci una stretta collaborazione tra le strutture neurali e quelle corporee: tristezza e ansia riescono a modificare enormemente la produzione degli ormoni sessuali, provocando mutamenti della pulsione sessuale e del ciclo mestruale; il lutto (elaborato in numerose zone cerebrali) determina una depressione del sistema immunitario, in tal modo l’individuo è più sensibile al sopraggiungere di infezioni e allo sviluppo di alcuni tipi di cancro, come effetto diretto o indiretto. Con le parole di Damasio: “Di cuore spezzato si può morire”. È importante osservare che le aree cerebrali che sottendono la regolazione biologica di base prendono parte alla regolazione del comportamento: l’ipotalamo, il tronco encefalico e il sistema limbico si inseriscono nella regolazione corporea e allo stesso tempo in tutti i processi neurali che sottendono i fenomeni mentali (apprendimento, percezione, ricordi). I fenomeni della regolazione biologica sono sottesi da numerose aree cerebrali evolutivamente antiche dove si producono selezioni di risposta di cui gli organismi non hanno consapevolezza e conseguentemente esse non sono volontarie. Si considerino le selezioni di risposta come una forma elementare di decisione. Normalmente la complessità delle opzioni di risposta è connessa ad una accresciuta dimensione ed attività della neocorteccia come provano gli studi sui primati: la neocorteccia più grande procura una più ampia capacità di memoria fattuale.
Questo ha portato numerosi scienziati a effettuare una divisione, a prima vista sensata, tra le aree cerebrali “basse e antiche” e quelle “alte e nuove”. Con le parole di Damasio, questi scienziati credono che: “il nocciolo antico del cervello si occupa della regolazione biologica di base, giù nello scantinato, mentre in alto la neocorteccia pondera con saggezza e perspicacia”. Questa divisione non può essere accolta nel presente lavoro e va contro i riscontri fattuali dei pazienti descritti nella prima parte. Inoltre si considerino una serie di dati scientifici che trovano correlazione tra un aumento della longevità (interpretabile come un indice di miglior ragionamento) ed un aumento dell’estensione della neocorteccia ma anche dell’ipotalamo. La natura non ha costruito la neocorteccia alla sommità dell’archicorteccia, ma con e partire da: la razionalità è l’effetto concertato delle loro attività. L’ipotesi qui avanzata è che l’emozione sia un particolare tipo di risposta omeostatica connessa alla regolazione biologica, questo vuol dire che l’emozione trova il suo teatro nel corpo. William James ebbe un’intuizione molto importante a riguardo: “Se noi immaginiamo qualche emozione intensa e poi cerchiamo di estrarre dalla nostra coscienza di essa tutte le percezioni dei suoi sintomi corporei, troviamo che non rimane nulla, che non vi è una materia mentale della quale l’emozione possa essere costituita, e che tutto quel che ne rimane è uno stato freddo e neutro di percezione intellettuale. […] Per me è del tutto impossibile pensare quale genere di emozione rimarrebbe se non fosse presente il sentire un’accelerazione del battito cardiaco, o una contrazione del respiro, o un tremito delle labbra. […] È possibile immaginare uno stato di rabbia e non figurarsi un ribollire del petto, vampate al viso, narici dilatate, denti serrati, impulso ad agire, e al loro posto invece muscoli rilassati, respirazione tranquilla e un volto sereno?”. Senza dubbio James aveva colto un importante aspetto dell’emozione, vale a dire, la sua espressione all’interno e all’esterno del corpo.
Tuttavia l’emozione non è soltanto un processo corporeo automatico ma può scaturire anche dopo una valutazione cognitivo-mentale. Questo richiede un processo più complesso che una semplice risposta automatica del corpo intesa nel senso di James: necessita della mente e della capacità di formare immagini. In ragione di ciò le emozioni saranno suddivise in primarie e secondarie: le prime trovano la loro esplicazione in un meccanismo di risposta automatica (alla James), le seconde prevedono una valutazione cognitivo-mentale e l’esperienza (non necessariamente la coscienza). Le emozioni primarie, così come classificate da Paul Ekman e condivise da Damasio, sono sei: sorpresa, paura, rabbia, disgusto, felicità e tristezza. Queste emozioni pre-organizzate non si riferiscono ad un oggetto in particolare ma probabilmente a degli stimoli in generale: plausibilmente gli individui non dispongono della paura innata dell’orso o dell’aquila ma piuttosto rispondono a caratteristiche come la dimensione (grandi animali), l’estensione (apertura alare) determinati suoni (il ringhio).
Ovviamente questo tipo di risposta automatica non consente all’organismo di rispondere specificamente, per fare ciò è necessario mettere a fuoco la connessione tra lo stato emotivo del corpo e l’oggetto che l’ha provocato. Quest’ultima descrizione rappresenta l’emozione secondaria: “connessioni sistematiche tra categorie di oggetti e situazioni, da un lato, ed emozioni primarie, dall’altro”. Le emozioni secondarie nascono dalla classificazione esperienziale delle situazioni mediante emozioni primarie: una certa classe di stimoli esterni viene appresa nel corso dell’esperienza e connotata da emozioni primarie, questo processo di apprendimento genera risposte più complesse e specifiche per quella famiglia di oggetti, ma pur sempre automatiche. La coscienza, in prospettiva temporale-evolutiva, ancora non si è presentata.
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Le emozioni: un filo rosso nell'indagine sulla coscienza, l'ipotesi di Damasio
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Andrea Messina |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Alfredo Brancucci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 85 |
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