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La biologia filosofica in ''Organismo e Libertà'' di Hans Jonas

Gnoseologia del corpo vivente per un’ontologia generale post-dualistica

In fondo i limiti del riduzionismo materialistico sono i limiti di una pretesa esclusività euristica di modelli fondati sull’astrazione matematica. Jonas intende dimostrarlo nel quinto capitolo di OEL che contiene il saggio intitolato Dio è un matematico? Prendendo spunto da un’opera dell’astronomo e filosofo della natura James Jeans il nostro autore evidenzia questa pretesa assolutizzante del meccanicismo e la destituisce di fondamento denunciando l’omissione provocata da tale visione metafisica: essa non opera la necessaria distinzione ontologica fra inanimato e vivente e non tiene conto del valore conoscitivo del corpo vivente.
Jonas rintraccia le origini del percorso che ha portato a smarrire la testimonianza del mondo organico individuandole nella trasformazione storica che ha riguardato il significato della matematica. In tale ambito si è passati dalla concezione classica che utilizza la matematica al fine della contemplazione delle essenze delle cose e dell’armonia del cosmo a quella moderna che assume quale campo di indagine il movimento (che viene analizzato dall’algebra applicata alla geometria). Il risultato di questa trasformazione fu: “[…] il risolversi delle «forme sostanziali» dell’ontologia classica nei movimenti e nelle forze elementari; di cui esse possono essere pensate ( e dimostrate sperimentalmente) come il prodotto.” (OEL 99). L’importanza di questo processo è basilare perché capovolge in senso riduzionistico il verso della dinamica di intelligibilità della natura che nel pensiero moderno non partirà più dalla totalità razionale del cosmo (il cui ordine rende ragione del particolare) ma, viceversa, dagli elementi più semplici. Jonas infatti osserva: “Così il rapporto fra superiore e inferiore, tra più e meno razionale tra più e meno forma viene sostituito dal rapporto tra composto e semplice[…] per l’idea moderna della comprensione della natura il meno intelligente [tale è per gli antichi l’elementare] diviene il più intelligibile, il più privo di ragione diviene il più razionale.” (OEL 100 e s.).
Il carattere trascendente del monoteismo giudeo-cristiano favorì parallelamente questa dinamica eliminando gli dei della natura pagani ed assieme ad essi l’idea di un’animazione necessaria all’interno del cosmo. L’anima omnipervasiva e dinamizzante finì per essere surrogata dal fenomeno fisico del movimento inteso quale “[…] dote iniziale e autoconservantesi della creazione […] di una natura che non solo è intelligibile senza avere intelletto, ma che si muove senza avere vita.” (OEL 103).
Questa ricostruzione spiega l’approdo della metafisica sottesa alla scienza moderna ad un dualismo contemperante la trascendenza del cristianesimo e l’evoluzione del pensiero fisico-matematico. Ora questa metafisica (con il corollario del successivo sviluppo monistico nel materialismo) è l’obiettivo della critica dell’autore.
Per renderci evidente l’erroneità dell’argomento meccanicistico Jonas ci invita ad osservare la creazione con gli occhi di un Dio che sia spirito disincarnato e puramente matematico.
Il fatto che la decifrazione di questa fallacia avvenga attraverso l’uso del vedere merita attenzione e da il là alla serie di considerazioni seguenti.
E’ importante tenere in debito conto la centralità della percezione nella teoria della conoscenza di Jonas e ricordare come proprio la funzione del vedere, all’interno di essa, costituisca la base del processo cognitivo.
L’approfondimento di queste tematiche avviene nei capitoli otto e nove; ricordo per inciso che la rimarchevolezza del saggio sulla nobiltà della vista fu ben notata da Hannah Arendt. Jonas svolge questi temi evidenziando in primo luogo la particolarità del senso della vista rispetto agli altri sotto l’aspetto del diverso rapporto con tempo.
E’ la caratteristica della simultaneità della presentazione dei dati percepiti che permette alla percezione visiva di pervenire alla certezza dell’esistenza persistente e separata dell’oggetto dal flusso occasionale e transitorio dell’affezione sensoriale. Grazie a ciò viene acquisita la dimensione temporale del presente e correlate ad essa le concettualizzazioni di movimento ed immortalità.
La percezione della distanza spaziale consentita dallo scandirsi dei vari piani di focalizzazione costituisce invece il fondamento dell’idea di infinità che viene generata dalla potenzialità di un allargamento illimitato del campo visivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La biologia filosofica in ''Organismo e Libertà'' di Hans Jonas

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Informazioni tesi

  Autore: Maurizio Corona
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi del Piemonte Orientale A.Avogadro
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Claudio Ciancio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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Parole chiave

biologia
cosmogonia
dio diveniente
kenosi
libertà bisognosa
riduzionismo
teodicea
hans jonas

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