La realtà come errore nella speculazione tragica di Emil Cioran
A. M. Tripodi e le possibili conseguenze della caduta dal tempo
Il Nostro ha affascinato, inoltre, il pensiero della filosofa contemporanea genovese Anna Maria Tripodi che, nell’opera Cioran, metafisico dell’impossibile, analizza e giunge a interessanti riflessioni circa una possibile via di salvezza per l’uomo, desidera procedere oltre e sondare le possibili conseguenze della cioraniana caduta dal tempo, «espressione che potrebbe significare, se compiuta consapevolmente, quella metafisica della regressione che prende l’avvio dalla volontà di annullamento per attingere in fine il principio atemporale della natura umana».
Il filosofo-artista propone il distacco dal mondo per l’uomo e il culto della decadenza per i popoli per far conseguire la cancellazione del tempo della storia, tuttavia in alcuni suoi scritti accenna ad un’ulteriore, conclusiva possibilità di salvezza, anche se alla fine non la approfondisce molto, perché, secondo la pensatrice, «non intende lasciarsi lusingare da profezie o ipotesi di un avvenire lontano quanto meno improbabile, preferisce arrestarsi alle certezze ed agli indubitabili abissi del presente».
Eppure, Gianfranco De Turris, scrittore italiano e studioso di letteratura, osserva che per quanto Cioran possa sembrare un pessimista totale, incapace di credere in qualcosa, né a Dio, né all’uomo, né alla civiltà, né alla storia, bisogna destreggiarsi fra le sue apparenti contraddizioni e rintracciare il filone principale del suo pensiero che si trova in un «profondo impegno religioso» nonostante esso sembri in contrasto con la stretta lettura del testo. Poiché come dice Ceronetti, il Nostro «non toglie Dio, neppure bestemmiando, negando e satireggiando, a chi l’abbia trovato e voglia trovarlo, perché la profondità del suo scandaglio arriva proprio là dove il Nascosto dice, o accenna, di cercarlo». Cioran aspira in un certo qual modo alla condizione primordiale, alla condizione originaria e aborrisce la caduta nel tempo cronologico, nella storia, e, quindi, nella civiltà che conosciamo, temendo di conseguenza quel sogno cinico che è l’utopia. La brillante conclusione a cui giunge lo studioso italiano è che forse oltre il tempo, oltre il tempo profano e cronologico, in quel tempo sacro delle origini si potrebbero trovare quelle riserve sostanziali d’assoluto di cui il filosofo rumeno, solo in apparenza scettico su tutto e di tutto, ma profondamente religioso e metafisico, parla.
Per A. M. Tripodi distacco e decadenza rappresentano, invece, i grandi preparatori di quell’accesso ai primordi dove solamente l’uomo potrà trovare gli elementi della propria salvezza che gli consentiranno di riscattare con una storia vissuta sotto l’egida dell’albero della vita, una storia nata all’insegna dell’illusione della conoscenza. Sottolinea, però, che tale possibilità, seppur non particolarmente caldeggiata da Cioran, non è estranea al suo universo nel quale si identifica come assertore del nulla, ma nel contempo acuto osservatore e conoscitore della vita. Alla fine, è sempre l’uomo che conferisce e comunica valore alle cose e, se non è esso stesso un valore saldamente radicato nel trascendente, certamente nulla conterà o avrà senso.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La realtà come errore nella speculazione tragica di Emil Cioran
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Informazioni tesi
Autore: | Sofia Riela |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Paolo De Lucia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 36 |
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