2
crescono le montagne di rifiuti. Il rifiuto è la presenza/assenza dei nostri
tempi. Ne produciamo una quantità sterminata, ma preferiamo non pen-
sarci e rimuovere il pensiero. “I rifiuti sono il segreto oscuro e vergo-
gnoso di ogni produzione ma”, scrive Bauman “sarebbe preferibile che
restasse un segreto”
2
. Il rifiuto è dunque connaturato al nostro modo di
vivere. Viviamo, consumiamo e produciamo rifiuti da oltre un secolo.
Siamo stati addestrati per questo scopo e ora, afferma lo studioso polac-
co, l’idea del rifiuto si è ormai spostata dagli oggetti all’uomo, un parti-
colare tipo di uomo che è divenuto un rifiuto, un vinto dell’era tecnolo-
gica. Nella società globalizzata, accanto ai rifiuti oggettuali si incontrano
le persone scartate per ragioni che rivelano scarsa applicazione del dirit-
to all'uguaglianza e comprendono contingenti umani di disoccupati, gio-
vani, profughi, immigranti: queste figure verranno spesso prese in consi-
derazione da Bauman per indicare i “veri rifiuti”
3
della società moderna.
I giovani della “Generazione x”, come viene definita da Bauman in Vite
di Scarto, sono consapevoli quanto incerti sul loro futuro inserimento nel
mercato del lavoro, dal quale vengono espulsi o tenuti ai margini per i
meccanismi del mercato flessibile; esistenzialmente in una situazione di
disagio “legato ai fini anziché ai mezzi”
4
, perché “oggi il punto è che i fi-
ni sono sfuggenti (e fin troppo spesso illusori); sfumano e si dissolvono
in un tempo più breve di quello necessario a raggiungerli, sono fluidi,
inaffidabili e comunemente visti come non meritevoli di incrollabile im-
pegno e dedizione”
5
. I rifugiati e gli emigrati vengono a costituire una
popolazione in esubero costretta ai margini, trasformandosi in “rifiuti
della globalizzazione”
6
. Scarse le prospettive (soprattutto per i rifugiati)
di assimilazione e inserimento; rare le vie d'uscita da questa situazione,
improbabile il ritorno per i profughi. Su un più generale piano di psico-
logia sociale, si è assistito a una trasformazione dei rapporti umani: “la
fiducia è rimpiazzata dal sospetto universale”
7
. Domina la transitorietà
3
entro una mentalità per la quale “nulla è veramente necessario, nulla è
insostituibile”
8
: tanto gli oggetti quanto i sentimenti e le persone. Ne
consegue un'attenzione dominante per il presente, una ricerca di costante
apertura delle possibilità, la brevità delle esperienze vissute prima di pas-
sare alle prossime.
Si hanno modifiche perfino di concetti come la bellezza. Quest’ultima,
fondata in passato sull'idea di perfezione (ovvero sull'immodificabilità),
viene sostituita nel tempo presente dalla relatività dei parametri: in con-
comitanza col consumismo, “oggi la bellezza sta nella moda, quindi il
bello è destinato a diventare brutto nell'istante in cui la moda cambia, e
cambia di continuo”
9
; frattanto la sfera estetica si è estesa consumando-
si in campi come la pubblicità e la moda è diventa più effimera, soppian-
tando l'universalità e perennità delle opere d'arte. Mentre aumenta l'in-
certezza nella vita personale, una delle conclusioni di Bauman è che
“siamo tutti nel e sul mercato, al tempo stesso, o in modo intercambiabi-
le, clienti e merci”
10
. Pare dunque di vivere in una vera e propria antiu-
topia. Il sociologo fa un paragone tra il Grande Fratello orwelliano e
quello odierno dei reality show, i cui protagonisti agiscono in modo da
escludere e mettere in esubero gli altri. Bauman afferma: “il Grande
Fratello del passato era destinato all'inclusione: integrare le persone,
metterle in riga e tenercele; quello di oggi svolge simili funzioni di con-
trollo, ma mira all'esclusione: individuare le persone che non si adatta-
no al posto loro assegnato, scacciarle di lì e deportarle dov'è il posto lo-
ro, o meglio ancora non permettergli mai di avvicinarsi”
11
, agendo così
da buttafuori degli indesiderabili, siano essi gli stranieri o altri individui
tali per una ragione o per l'altra.
Questo testo si svilupperà in sei capitoli: La creazione dei rifiuti umani
sarà il titolo del primo capitolo; vedremo qui come la società moderna
abbia dato avvio alla creazione dei rifiuti umani; parleremo della “Gene-
4
razione X”, delle sue differenze con la generazione precedente; infine
vedremo come la modernità abbia costretto a una progettazione umana,
dove gli esseri umani che non si adattano a tale progettazione vengono
scartati.
Il secondo capitolo, Rifiuti Umani, intende spiegare come gli scarti u-
mani possano essere considerati le vittime collaterali del progresso eco-
nomico, e come questi, siano caratterizzati da un incertezza costante; per
spiegare meglio questo concetto mi soffermerò su un racconto di Kafka:
la Tana
12
, micidiale allegoria del nostro tempo, pure essendo stata scritta
negli anni Venti.
Nel terzo capitolo avremo modo di affrontare Il Tema Della Paura, cau-
sata, in particolar modo, dallo straniero, dall’Altro. Lo farò analizzando
le tesi dello scrittore Alessandro Dal Lago.
Vane speranze o false illusioni? sarà il titolo del quarto capitolo; ve-
dremo come il processo di globalizzazione abbia portato alla globalizza-
zione stessa della criminalità, annullando il confine tra “legale” e “illega-
le”. Nel quinto capitolo, La condizione umana. Da Pascal a Hiedegger,
approfondirò le posizione di questi due filosofi riguardo la condizione
dell’uomo.
Infine, il sesto capitolo, Esistenza: scadenza a breve termine, intende
sottolineare la transitorietà universale che attanaglia la società di oggi: in
questa società liquido-moderna nulla è veramente necessario, nulla è in-
sostituibile; tutto nasce già con il marchio della morte imminente.
Nonostante queste premesse, tutt’altro che confortanti, sono fermamente
convinta che ci siano delle speranze. Conoscere se stessi, la parte oscura
di ognuno di noi, credo sia l’unico modo per non permettere alla paura
che proviamo per chi è diverso da noi, di impadronirsi della nostra esi-
stenza. Dobbiamo lottare per porre fine alle disuguaglianze, alle ingiusti-
zie e alla povertà.
5
INQUADRATURA GENERALE
1. Postmoderno e Globalizzazione
Zygmunt Bauman è nato in Polonia il 19 novembre del 1925. Fuggito
nel 1939 con la famiglia in URSS in seguito all’invasione del suo paese
per sfuggire alla persecuzione contro gli ebrei, si arruola in un corpo di
volontari polacchi per combattere contro i nazisti. Finalmente rientrato a
Varsavia, cerca di realizzare il suo sogno di studiare fisica, ma davanti
alla distruzione della sua terra, Bauman decide di occuparsi di sociolo-
gia. Oggi, Zygmutn Bauman, considerato il teorico della postmodernità,
insegna sociologia nell’Università di Leeds e di Varsavia. Nelle sue ope-
re si occupa di una serie di temi rilevanti per la società e per la cultura
contemporanea: dall’analisi della modernità e postmodernità, al ruolo
degli intellettuali, fino ai più recenti studi sulle trasformazioni della sfera
politica e sociale indotti dalla globalizzazione.
Il termine postmoderno è stato usato per denotare sia una serie di prati-
che culturali presenti in ambiti disciplinari specifici (architettura, arti fi-
gurative, letteratura, teatro, ecc..) sia per alludere ai mutati assetti della
società postindustriale. La sua introduzione nel gergo filosofico corrente
è opera del filosofo francese Jean-François Lyotard che, ha maggiormen-
te contribuito all’elaborazione filosofica di questo concetto. Altre figure
di spicco che hanno insistito sulla necessità di uscire dalla tradizione fi-
losofica moderna e che, per molti aspetti, risultano vicini alla sensibilità
postmoderna sono i filosofi Richard Rorty e Jacques Derrida. Poiché il
postmoderno è un concetto che non si definisce da solo, in quanto impli-
ca una definizione per differenza rispetto al concetto di moderno, alla
6
base di ogni filosofia postmoderna vi è una specifica interpretazione del-
la modernità sulla quale concordano i suoi principali teorici. Schemati-
camente, secondo i postmoderni, la modernità sarebbe qualificata: 1) dal-
la tendenza a credere in visioni globali del mondo capaci di fornire “le-
gittimazioni” filosofiche al conoscere e all’agire; 2) dalla propensione a
parlare di termini di “novità” e “superamento”; 3) dall’attitudine a con-
cepire la storia come un percorso “progressivo” di cui gli intellettuali co-
noscono i fini (la libertà, l’eguaglianza, il benessere, ecc…) e i mezzi i-
donei a realizzarli (la diffusione dei lumi, la rivoluzione proletaria, le
conquiste della tecno scienza, ecc…); 4) dalla tendenza a subordinare la
folla eterogenea degli eventi e dei saperi a totalità precostituite di senso.
A queste idee-madri della modernità i postmoderni contrappongono un
plesso di idee alternative: 1) la sfiducia nei macro-saperi onnicomprensi-
vi e legittimanti; 2) la proposta di forme “deboli” e “instabili” di raziona-
lità, basata sulla convinzione che non esistono fondamentali ultimi e
immutabili; 3) il rifiuto dell’enfasi del “nuovo” e della categoria avan-
guardista di superamento; 4) la rinuncia a concepire la storia alla stregua
di un processo universale in grado di fungere da piattaforma garantita
dell’umanità verso il progresso e l’emancipazione; 5) il passaggio dal pa-
radigma dell’unità a quello della molteplicità; 6) l’approdo a un’etica del
pluralismo e della tolleranza consona agli assetti strutturali di una società
complessa. Queste tesi non sono prospettate con un senso di nostalgia
per le certezze perdute, ma vengono salutate alla stregua di conquiste po-
sitive, ovvero come un segno della raggiunta maturità intellettuale ed e-
sistenziale dell’uomo contemporaneo. Nella prima parte della sua produ-
zione intellettuale Bauman ha sviluppato principalmente una sociologia
critica ed emancipatoria; nei decenni successevi ha elaborato un’analisi
della società dei consumi e dei processi di globalizzazione, nel tentativo
di mettere in evidenza i rischi dell’individualismo moderno, che offre li-
7
bertà in cambio di sicurezza, ma in modo non egualitario e rendendo
precari gli spazi di vita dell’uomo occidentale. La globalizzazione indica
un fenomeno di progressivo allargamento della sfera delle relazioni so-
ciali sino ad un punto che potenzialmente arriva a coincidere con l'intero
pianeta. Interrelazione globale significa anche interdipendenza globale,
per cui sostanziali modifiche che avvengono in una parte del pianeta a-
vranno, in virtù di questa interdipendenza, ripercussioni anche in un altro
angolo del pianeta stesso, in tempi relativamente brevi. Per globalizza-
zione si definisce un insieme di fenomeni di elevata intensità e rapidità
su scala mondiale, in campo economico, sociale, culturale e ideologico,
tendenti a: 1) superare le barriere materiali e immateriali alla circolazio-
ne di persone, cose, informazioni, conoscenze e idee; 2) uniformare le
condizioni economiche, gli stili di vita, e le visioni ideologiche, in parti-
colare in conformità col modello occidentale metropolitano. Questa vie-
ne generalmente presentata come un fenomeno di origine recente, tra la
fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, le cui cause più importanti so-
no: 1) l'avvio di un ciclo politico-economico nei paesi capitalisti di forte
ampliamento della sfera economica privata sia all'interno che su scala in-
ternazionale; 2) la crisi e la fine dei sistemi socialisti in Europa orientale,
e in particolare del paese guida del sistema socialista mondiale, l'Unione
Sovietica; 3) la rapida crescita e diffusione di nuove tecnologie informa-
tiche applicate alle telecomunicazioni sia nelle attività economiche che
nella vita quotidiana, in grado di ridurre drasticamente i tempi, i costi e
altri ostacoli tecnici delle comunicazioni a grande distanza. La globaliz-
zazione è prevalentemente riferita al campo economico, sebbene i feno-
meni generalmente associati al termine non siano solo economici. La
globalizzazione riguarda sia le relazioni economiche e finanziarie che le
comunicazioni e l'informazione. In questo quadro economico-finanziario
la globalizzazione è più precisamente un processo di integrazione eco-
8
nomica mondiale, la quale comporta: l'eliminazione di barriere di natura
giuridica, economica e culturale, alla circolazione di persone, cose e beni
economici in generale; l'ampliamento su scala internazionale delle op-
portunità economiche (opportunità d'investimento, di produzione, di
consumo, di risparmio, di lavoro), in particolare in relazione alle condi-
zioni di prezzo o di costo (arbitraggio); l'inasprimento della concorrenza
nei settori interessati dai fenomeni suddetti, in particolare tendenza al li-
vellamento di prezzi e costi alle condizioni più convenienti su scala in-
ternazionale; il rafforzamento dell’interdipendenza tra operatori, unità
produttive e sistemi economici in località e paesi geograficamente di-
stanti, tale per cui eventi economici in un luogo hanno ripercussioni,
spesso inattese o indesiderate, in altri. I settori economici più fortemente
investiti da questi processi e certamente coinvolti nella fase più intensa
d'integrazione mondiale sono quelli legati al commercio internazionale e
ai mercati finanziari. In particolare i mercati finanziari, per la loro forma
organizzativa e per la particolare natura dei titoli trattati, sono maggior-
mente sensibili e facilitati nella ricerca di opportunità economiche van-
taggiose, e nel contempo hanno potuto sfruttare in massimo grado le in-
novazioni telematiche per soddisfare queste esigenze. Attualmente, gra-
zie ai sistemi di contrattazione telematici, le maggiori piazze finanziarie
mondiali, come New York, Tokyo, Londra e Francoforte, formano vir-
tualmente un unico gigantesco mercato operante 24 ore su 24, a cui è
possibile collegarsi in qualunque momento da qualunque parte del mon-
do. Il fenomeno della globalizzazione è molto difficile da identificare e
misurare. La gran parte degli studiosi, come prima approssimazione, uti-
lizza la partecipazione di un paese, o gruppo di paesi, al commercio in-
ternazionale. Un altro indicatore con cui si cerca di misurare la globaliz-
zazione è la partecipazione ai mercati finanziari internazionali. Dal punto
di vista storico, la globalizzazione economica non è un fenomeno inedi-
9
to. Nella storia contemporanea, si può parlare di almeno altri due periodi
precedenti a quello presente, segnati da fenomeni di intensa integrazione
economica mondiale. Il primo periodo si colloca nella seconda metà del
XIX secolo fino allo scoppio della I Guerra Mondiale (1914), esso segue
alla prima rivoluzione industriale e all'affermazione del sistema capitali-
sta in Europa, attraverso una fase d'intensa espansione extra-continentale
delle attività economiche, sia industriali che finanziarie, e della sfera
d'influenza politica dei paesi europei. Il secondo periodo si colloca tra le
due guerre mondiali (1919-1939), con la ripresa delle attività economi-
che su scala internazionale, che fu molto rapida ed intensa dopo i conflit-
ti e le distruzioni legati al conflitto del 1914-18. La globalizzazione non
può essere interpretata, secondo Bauman, semplicemente come una rin-
novata forma di unificazione del mondo, ma riproduce visioni, fratture e
conflitti che segnano la vita di ogni individuo. Lungi dal rendere omoge-
nea la condizione umana, la polarizza, producendo nuove forme di ingiu-
stizia sociale. Al tempo stesso, nella misura in cui la globalizzazione se-
gna la fine della politica, nel senso tradizionale del termine, e del veicolo
di questa stessa politica, lo stato nazionale, essa impone la necessità di
ripensare le forme della politica.
Il potere diventa incorporeo e immateriale, quasi invisibile, e resta pre-
rogativa di un’èlite, mentre la maggior parte dell’umanità sperimenta il
declino irrimediabile dello spazio pubblico.