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Introduzione
Il presente lavoro vuole essere una lettura critica d e ll ’inte rpr e taz ione valutativo-cognitiva del-
la filosofia aristotelica delle emozioni. La tesi centrale di tale approccio ermeneutico è quella se-
condo cui Aristotele nelle proprie opere, e in special modo nella Retorica, considera i giudizi di va-
lore espressi cognitivamente la causa delle emozioni provate dal soggetto.
Obiettivo di questa tesi, dunque, è mostrare che la spiegazione fornita dalla teoria valutativa,
o Judgment Theory, de ll ’a na li si aristotelica delle emozioni è da considerarsi riduttiva e, sotto certi
aspetti, inesatta.
La ragione che giustifica il mio interesse verso tale argomento è duplice: da un lato, la possi-
bilità di indagare un aspetto ancora poco noto della filosofia aristotelica; da ll ’a lt ro, il desiderio di
giungere, tramite la lettura attenta delle opere di Aristotele, a una spiegazione del fenomeno emo-
zionale che risulti completa ed esaustiva.
La tesi si articola in tre capitoli. Il primo capitolo è un’introduz ione generale ai concetti basi-
lari della Judgment Theory. Più dettagliatamente, nel primo paragrafo si è cercato di definire il rap-
porto tra la teoria valutativa-cognitiva e lo Stoicismo. Per gli stoici, infatti, le emozioni, se non ri-
condotte a ll ’a utorit à della ragione, devono essere ritenute mere forme istintive. Nei paragrafi suc-
cessivi sono descritte la nozione di oggetto formale e di intenzionalità, concetti ereditati dalla rifles-
sione brentaniana e che figurano tra gli argomenti principali adoperati dai sostenitori della Judg-
ment Theory al fine di avvalorare la propria interpretazione del fenomeno emozionale.
Il secondo capitolo, invece, è incentrato sull ’a na l isi de ll ’ope ra di William Fortenbaugh Ari-
stotle on Emotion. A contribution to philosophical psychology, rhetoric, poetics, politics and ethics.
Il saggio riesce a condensare in poche pagine i punti salienti de ll ’inte rpr e ta z ione valutativa della fi-
losofia aristotelica delle emozioni. Scopo de ll ’a utore è dimostrare, tramite l’e sa me delle trattazioni
etiche, politiche e retoriche dello Stagirita, che ne ll ’inte ro paradigma filosofico aristotelico le emo-
zioni sono intese quali espressioni della ragione umana e non più come moti irrazionali de ll ’a nim a .
Nel terzo e ultimo capitolo, infine, vengono presentate due obiezioni alla Judgment Theory.
La prima riguarda il carattere scientifico conferito dagli interpreti cognitivisti alle definizioni degli
stati emozionali contenute nel secondo libro della Retorica: tali nozioni, infatti, devono essere con-
siderate delle semplici descrizioni e non presentano alcuna implicazione in termini conoscitivi. La
seconda obiezione, invece, concerne precisamente l’a tt ribuz ione ad Aristotele de ll ’ide a per cui le
emozioni dipendono da formulazione intellettive. Come si avrà modo di approfondire, nella stessa
Retorica lo Stagirita sostiene chiaramente che le emozioni influenzano e determinano i giudizi
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espressi cognitivamente, i quali, pertanto, non possono essere considerati causa d e ll ’e spe rienza
emozionale.
Da ultimo, è necessario ricordare che, come si avrà modo di precisare nelle conclusioni,
un’inda g in e approfondita e dettagliata d e ll ’a na li si delle emozioni richiede l ’e sa me di diversi concet-
ti aristotelici a cui, nel presente lavoro, si è solo potuto accennare.
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CAPITOLO I
Logos e pathos
[ …] δι ὰ δ ὲ τ ῶ ν ἀ κ ρ οατ ῶ ν, ὅ ταν ε ἰ ς π άθ ος ὑ π ὸ το ῦ
λ όγ ο υ π ροαχ θ ῶ σι ν
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1. Espressioni di un giudizio
Fin da ll ’a nti c hit à uno dei temi più importanti su cui la filosofia si è interrogata riguarda ciò
che i greci chiamavano π ά θος (pathos), traducibile con passione o emozione. Una delle prime ri-
flessioni in merito al fenomeno emozionale può essere rintracciata in un frammento del IV secolo a.
C., ascrivibile a Democrito di Abdera, nel quale si legge: “L a medicina cura le malattie del corpo, la
filosofia (o saggezza) libera l’a nim a dalle e moz ioni ”
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. L ’ a na li si di questo frammento e la lettura di
altri testi di età classica permettono di concludere che nel mondo antico le emozioni erano conside-
rate risposte istintive ad accadimenti esterni ed erano contrapposte al λ ό γος (logos), impersonato
nella massima democritea dalla saggezza filosofica, a cui viene attribuito il potere di guidare e indi-
rizzare rettamente le azioni e le scelte degli uomini
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. Ciò trova conferma in quanto sostenuto, in
epoca ellenistica, dalla scuola stoica la quale ha elaborato una delle più complete riflessioni sulle
emozioni. Come è noto, per lo stoicismo l ’α π ά θει α (apatheia), cioè la capacità di non subire le affe-
zioni dei path ē
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, è il fine a cui la vita di ciascun uomo deve tendere. Tuttavia l ’imperturbabilità, pre-
rogativa dell ’uomo saggio, non esclude la possibilità di vivere esperienze emozionali. Il lessico
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Aristotele, Retorica, I, 1356a, 14: “I nv ec e si hanno persuasioni per mezzo degli ascoltatori quando questi
siano condotti dal discorso verso un’ em oz i one” . Ed. it. di Fabio Cannavò, Milano: Bompiani, 2014.
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DK 68 B 31.
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Il riferimento al logos, che nella lingua greca ha differenti accezioni tra cui quella di «discorso», consente
di richiamarsi a quanto Gorgia da Lentini sostiene ne l l ’Encomio di Elena. Il filosofo afferma che i discorsi e
le parole influenzano profondamente gli stati emotivi fino ad alterarli del tutto, per esempio possono aumen-
tare la gioia o fermare la paura. Questo è uno degli argomenti usati da Gorgia per scagionare Elena, plagiata
dalle parole di Paride, da l l ’ ac cus a di essere stata il casus belli della guerra di Troia.
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Il termine greco pathos (al plurale pa t hē) deriva da π άσχ ε ιν (pàschein) che letteralmente significa «soffri-
re». Tale verbo può avere una connotazione sia positiva che negativa (pàshein è, infatti, una vox media). Ne
segue che « pat hē» è una parola generica con cui si possono intendere sia le affezioni del l ’ ani m a sia le condi-
zioni per il raggiungimento di un’ e spe r i enz a empatica. L’a cc ez i one specifica da attribuire al termine deriva,
dunque, dal contesto in cui è collocato.
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stoico utilizza il termine ε ὐ π ᾰ θειαι (eupatheiai) per identificare le emozioni «positive», ovvero
quelle conseguenti a giudizi di valore. Si ricordi, infatti, che per gli stoici la facoltà superiore del
π νεύ μ α (pneuma), termine usato per designare l’ a nim a , è quella razionale che ha il dominio sugli
altri distretti psichici. La funzione de ll ’inte ll e tt o, però, non è esclusivamente di tipo deliberativo ma
è anche, e soprattutto, teoretica; ciò significa che l’uomo può riflettere circa la causa e la natura di
quei cambiamenti intrapsichici definiti emozioni in virtù del suo essere razionale. Del resto,
l ’atarassia può essere assunta a norma psicologica primaria della vita del soggetto solo se si consi-
dera l ’individuo capace di valutare correttamente cosa è nocivo e cosa è benefico così da sottrarsi
agli ὁρμ α ὶ (hormai), cioè ai meri istinti, ed esperire emozioni in dipendenza dal giudizio espresso.
Lo stoico Crisippo sosteneva che nessun essere se non quello dotato di intelletto può esperire
condizioni emozionali specifiche. Egli giustificava la propria tesi asserendo che l’e moz ione segue
un’op ini one o da un giudizio e, dunque, è determinata dal logos che consente di valutare ed esami-
nare gli accadimenti. Nella prospettiva stoica, inoltre, le emozioni, in quanto risultanti della capacità
giudicativa del soggetto, implicano l’a bil it à di esprimersi verbalmente tramite i λ εκ τά (lektà), cioè
entità simil-proposizionali, limitando così la possibilità di provare uno stato emozionale solo alle
creature dotate di linguaggio
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. Ripercorrendo l’a n a li si antropologica stoica è possibile notare il ca-
rattere rinnovatore interno a questa corrente la quale giunge a delineare l’i mm a g ine di un uomo che,
a differenza di quanto si credeva, può dominare le passioni sottraendosi al ruolo di passività a cui
era precedentemente relegato.
La teoria stoica, nella sua impostazione razionalista, propone diversi spunti di riflessione al-
quanto interessanti che sono stati colti finanche dalle interpretazioni moderne sulle emozioni. Non a
caso, ne ll ’a mbi to filosofico contemporaneo si è assistito a un recupero de ll ’e se g e si stoica del feno-
meno emozionale, in modo particolare da parte della cosiddetta Judgment Theory, che adotta una
prospettiva di tipo valutativo-cognitivista. Que st’ultima condivide, seppur con delle differenze,
l’ipot e si che l’e moz ione abbia una natura intelligente e possa essere spiegata tramite l’a tt ivi tà men-
tale del singolo
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. L ’a ssunt o su cui poggia il cognitivismo è l’idea secondo cui le emozioni sono fe-
nomeni doxastici, ovvero credenze assiologiche elaborate cognitivamente da ciascuno, che si trova-
no in una relazione causale con le formulazioni concettuali. A riguardo, Martha Nussbaum, sosteni-
trice de ll ’a ppro c c io valutativo, afferma: “[ L e emozioni] implicano quindi sempre stima o valutazio-
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Per una trattazione approfondita della prospettiva stoica sulle emozioni può risultare utile: Margaret Graver,
Stoicism and Emotion, Chicago: Chicago University Press, 2007.
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Tra i maggiori esponenti della ricerca contemporanea sulle emozioni figura Robert Solomon, il quale forni-
sce un quadro chiaro della prospettiva cognitivista in Emotions as Judgments, in American Philosophical
Quartery, 25, 2, Illinois: University of Illinois Press, 1988.