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conquistare anche in Tv spazi sempre più ampi, tanto da
arrivare, ai giorni nostri, al raggiungimento di una quasi totale
parità tra i due sessi (come dimostrano le grandi conduttrici che
popolano le reti della Tv pubblica e privata).
Dal secondo capitolo:“Donne e informazione” in poi, si entra
nel vivo della ricerca. Infatti in esso vi è un’analisi dei
Telegiornali Rai e Mediaset, delle edizioni del mezzogiorno,
nell’arco di una settimana di programmazione. Questo al fine di
rilevarne la presenza femminile, differenziandola, inoltre, per
ruoli ed aree tematiche.
Nel terzo capitolo, “Donne e pubblicità”, ho invece effettuato
un’analisi di diverso tipo, in grado di rilevare la
rappresentazione delle donne negli spot pubblicitari che
popolano la nostra Televisione. A questo scopo ho selezionato
25 pubblicità, scelte tra quelle mandate in onda prima e dopo i
Telegiornali analizzati nel secondo capitolo.
Nel quarto capitolo si è dato “Uno sguardo al pubblico”,
spostando l’ attenzione dalle donne che fanno la Tv a quelle che
la guardano: le telespettatrici. Ho ritenuto, infatti, che adottare
questo altro punto di vista potesse servire a sondare la
percezione che le donne hanno della Tv dei giorni nostri.
A tal fine ho utilizzato, come strumento di ricerca, un
questionario semi-strutturato, con domande aperte e chiuse,
riguardanti il gradimento dell’attuale panorama televisivo, i
generi e le reti di maggior fruizione, le ore trascorse in
compagnia della Televisione. Esso è stato somministrato ad un
campione proporzionalmente rappresentativo della popolazione
femminile; per questo ho fatto riferimento ai dati Istat relativi al
più recente censimento della popolazione italiana, che risale al
2001. Il campione è stato suddiviso in cinque fasce d’età.
I dati così ottenuti sono stati messi a confronto, per delineare
un quadro in cui si percepissero le differenze tra le varie
generazioni.
Per scendere più nello specifico, ho deciso di dedicare il
quinto capitolo all’“Analisi di una trasmissione televisiva”,
11
effettuando il lavoro sul campo, preoccupandomi di indagare da
vicino le dinamiche di una trasmissione condotta e diretta da una
donna, “La prova del cuoco”, programma del daytime di Rai1,
condotto da Antonella Clerici e diretto da Simonetta Tavanti.
I motivi di questa scelta sono stati dettati da una profonda
simpatia per la conduttrice unita ad una passione sconfinata per
l’arte culinaria.
La mia panoramica sull’universo femminile, termina nel sesto
capitolo “Con la partecipazione straordinaria di…”, in cui ho
raccolto, attraverso un’intervista aperta, opinioni, pensieri e
considerazioni di alcune tra le figure femminili più
rappresentative dell’attuale panorama televisivo, per scoprire
dalla voce delle protagoniste, qualcosa in più sul patinato mondo
della Televisione italiana.
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1
I ruoli della donna nella storia della televisione
italiana
Fulvia Colombo
“Da oggi la televisione inizia…Pronti...Via…”
Radiocorriere (1954).
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
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1.1.
Premessa
In questo capitolo mi occuperò di narrare la storia della
televisione italiana attraverso la descrizione dei ruoli che le
donne hanno assunto nel corso degli anni e le biografie delle
rappresentanti di maggior rilievo.
Ho iniziato dalla televisione delle origini in cui le
annunciatrici, subito soprannominate “Signorine buonasera”
erano le regine del piccolo schermo. Con la loro semplicità,
riuscivano ad entrare nelle case dei pochi fortunati che
possedevano un apparecchio televisivo e a suscitare profonda
ammirazione. Belle e dalla perfetta dizione si spartivano la
scena con le vallette, mute all’inizio ed estremamente timide,
croce e delizia di tutti i presentatori.
Il capitolo si chiude con le biografie delle conduttrici,
showgirl e soubrette che hanno fatto e, in alcuni casi, continuano
a fare, la storia della televisione italiana.
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
14
1.2.
Le signorine buonasera
La prima a spiccare il volo fu l’indimenticabile Fulvia
Colombo
I
. In verità ogni singola Signorina Buonasera ha
rappresentato una unica realtà nel suo genere. "Ragazze che
hanno l’abilità di farsi la fama di serie, col sorridere a tutti".
Battezzava così le annunciatrici Achille Campanile uno tra i
più grandi critici televisivi, nonché scrittore e umorista
paradossale che la storia ricordi, scomparso nel 1977. “Eran
tante … eran giovani e forti” queste video-bellezze nostrane,
rassicuranti come angeli. Da Fulvia Colombo in poi, si sono
susseguite Maria Teresa Ruta, Marisa Borroni, Nicoletta
Orsomando "A dir le sue virtù, basta un sorriso" (Achille
Campanile). Emma Danieli, Nives Zegna "sorrisotto alla
milanese" (sempre secondo Campanile), Adriana Serra, Franca
Vecchi, Annamaria Gambineri “nuvola bionda”, Grazia Maria
Picchetti, Simona Gusberti, Aba Cercato, Gabriella Farinon
“viso d’angelo”.
1.2.1.
Seconda generazione di annunciatrici
Belle, rassicuranti o in qualche caso conturbanti, ma mai
peccaminose e di certo precisissime: erano così le
annunciatrici televisive negli anni Settanta, sia pure con una
leggera metamorfosi alla fine del decennio. Molte di loro
erano entrate in Rai nel decennio precedente; una sola,
Nicoletta Orsomando, dalle origini della televisione italiana. I
requisiti essenziali richiesti dai dirigenti Rai erano: una bella
I
Numerose riviste del tempo scrivevano che gli americani, di stanza in
Italia dopo la liberazione, rimasero estasiati dal suo “sorriso a 32 denti”.
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
15
presenza e una dizione perfetta (o comunque molto buona);
un’alta professionalità, dal momento che gli annunci si
facevano tutti in diretta oppure si registravano delle rubriche
(come le previsioni del tempo) che, in caso di errori, non si
potevano ripetere; conoscenza delle lingue straniere o almeno
della loro pronuncia. Non siamo ai livelli dei provini come
speaker del telegiornale (ben rappresentati dal “Dentone” di
Sordi), ma poco ci manca. All’inizio degli anni Settanta, le
annunciatrici erano: Nicoletta Orsomando, Mariolina Cannuli,
Rosanna Vaudetti (da poco trasferita alla sede di Roma dopo
un periodo “torinese”), Aba Cercato, Gabriella Farinon “viso
d’angelo”, Paola Perissi, Annamaria Gambineri, Anna Maria
Xerry De Caro, Maria Grazia Picchetti (in onda da Milano).
Molte di loro erano entrate in Rai in occasione della nascita
del Secondo Programma, nel 1961. Parliamo di ciascuna di
loro: Nicoletta Orsomando incarna la storia della televisione
italiana. Fu la prima annunciatrice in onda da Roma, le altre
“pioniere” (Fulvia Colombo, Marisa Borroni, Nives Zegna,
Maria Teresa Ruta zia dell’omonima conduttriuce)
inizialmente andavano in onda da Milano e Torino; Mariolina
Cannuli, senese, pur non facendo nulla di particolare, turbava i
sonni di molti telespettatori. Le diede una mano in questo
senso l’imitazione di Alighiero Noschese; si cimentò anche
con la canzone; Rosanna Vaudetti, rassicurante ma anche
garbatamente ironica, ebbe il privilegio del primo annuncio
sperimentale a colori, in occasione delle Olimpiadi di Monaco
del 1972. I funzionari pretendevano per motivi cromatici
un’annunciatrice bionda, fecero varie prove e la spuntò lei;
Aba Cercato era il volto della fortuna di “Canzonissima”,
annunciava i vincitori dei premi settimanali. Le sue doti
professionali erano molto assimilabili a quelle della Vaudetti,
e cioè a un’ottima dizione univa una presenza che infondeva
serenità; Gabriella Farinon si contendeva con la Cannuli,
invece, la palma della più sexy, grazie anche ad un volto
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
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perfetto per qualsiasi copertina di un settimanale; Paola Perissi
sarebbe diventata famosissima dopo la riforma come volto
della trasmissione quotidiana “Almanacco del giorno dopo”,
nella quale leggeva le effemeridi meteorologiche (il sole
sorge, etc.) e il santo del giorno. Memorabile è stata anche la
parodia di Beppe Grillo (“Domani è san Biagio...”); Anna
Maria Gambineri era la “voce” del segnale orario televisivo;
Annamaria Xerry De Caro puntuale e precisa; Maria Grazia
Picchetti legò il suo volto soprattutto agli annunci del film del
lunedì e delle grandi trasmissioni in onda dagli studi della
Fiera di Milano, come i quiz di Mike Bongiorno e
“Portobello”. Presto Anna Maria De Caro vinse un concorso
interno da programmista-regista e lasciò il video, e qualche
altra sua collega, come Cercato e Farinon, decise di tentare
altre strade senza il vincolo quotidiano dell’annuncio.
Arrivarono quindi delle nuove leve: Maria Giovanna Elmi, che
presto divenne la “fatina” preferita dai bambini, e la cui
bravura già emergeva nel provino trasmesso tempo fa in
qualche “scheggia” televisiva; Roberta Giusti, che arrivava
dalla gavetta radiofonica e la cui dolcezza la rese molto presto
uno dei personaggi televisivi più amati, tanto che la sua
prematura scomparsa provocò in molti un profondo dolore;
Graziella Romeo, ragazza bellissima che rimase poco in video
e poi passò per molti anni alla radio, attualmente è ancora
annunciatrice radiofonica alla sede Rai di Firenze; Gertrud
Mair, di Bressanone, bilingue e già annunciatrice per i
programmi in lingua tedesca trasmessi per l’Alto Adige. La
sua “esse” sibilante la rendeva molto particolare. Molti anni
dopo arrivò un’altra altoatesina, Josephine “Peppi” Franzelin,
anche lei proveniente dalle trasmissioni in lingua tedesca e
tuttora apprezzata commentatrice del tradizionale “Concerto
di Capodanno” in onda da Vienna. Stiamo parlando di
professionalità altissime, tanto che alcune annunciatrici
venivano impiegate nella conduzione di trasmissioni anche
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
17
impegnative: Rosanna Vaudetti, al fianco di Giulio Marchetti,
presentava “Giochi senza frontiere”, massacrante non solo per
le squadre, ma anche per chi doveva commentare le varie
prove; Maria Giovanna Elmi presto iniziò a condurre
trasmissioni per bambini la più famosa delle quali, “Il
dirigibile”, prima al fianco di Tony Santagata, poi di Mal; le
più giovani venivano spesso impiegate nella conduzione di
“Prossimamente-Programmi per sette sere”, che illustrava le
principali trasmissioni televisive in programmazione,
facendone vedere anche qualche spezzone. Quella
trasmissione servì come trampolino di lancio anche per attrici
come Maria Rosaria Omaggio, Simona Izzo o Silvia Verdone
(futura moglie di Christian De Sica), e in qualche caso fu
l’anticamera al mestiere di annunciatrice, come nel caso di
Alessandra Canale, Katia Svizzero o di Beatrice Cori.
Quest’ultima marchigiana (vero nome Beatrice Cagnoni), ex
Miss Italia, fu una delle protagoniste dell’“inversione di
tendenza”: il look rassicurante veniva sostituito da qualche
abito un po’ più provocante, assecondato dalla sua bellezza
statuaria. Qualche trasparenza di troppo cominciava a vedersi,
anche se solo nel decennio successivo le annunciatrici
avrebbero cominciato ad essere riprese a figura quasi intera.
Per il momento la ripresa era in primo piano, con alle spalle un
tendaggio; questo consentiva una grande comodità alle
signorine buonasera, che potevano, ad esempio, indossare
sotto l’abito di gala, comodi e pratici blue jeans. Dopo la
riforma, dalla radio arrivò un’annunciatrice, ex attrice di
grande bravura, anche lei destinata a ritagliarsi uno spazio nel
cuore dei teleutenti: Marina Morgan. Di lei, oltre alla
versatilità, si sarebbe presto ammirata anche la vena ironica,
che emergeva in molte delle annunciatrici del tempo, grazie a
trasmissioni come la “Domenica In” di Corrado (che
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18
prevedevano la presenza dell’annunciatrice in studio con il
conduttore
II
). Le annunciatrici, così come i conduttori
principali del Telegiornale, erano per i telespettatori quasi dei
personaggi di famiglia, tanto che spesso le signorine
buonasera si ritrovavano, tra le molte lettere ricevute, persino
delle proposte di matrimonio. Rosanna Vaudetti ha raccontato
di un suo “incubo” durante una puntata di “Giochi senza
Frontiere”: un pretendente la inseguiva mentre era in diretta, e
continuava a chiederle di sposarlo. Nessuno, nello staff, si era
accorto dei cenni disperati della Vaudetti: pensavano fosse
uno dell’organizzazione locale
III
. L’ingresso di Ilaria Moscato,
anche lei proveniente dalla radio, chiuse di fatto il decennio.
Arrivò, come molte altre sue colleghe, da precaria, e solo
molto tempo dopo ebbe il suo contratto da interna. Canale,
Svizzero e Maria Rita Viaggi arrivarono successivamente.
II
A tal proposito possiamo ricordare un episodio in cui, con una “lingua di
suocera” suonata in diretta, Corrado la fece davvero grossa: Roberta Giusti
ebbe una crisi di riso fino alle lacrime e non riuscì a terminare l’annuncio
che stava facendo.
III
E si potrebbero citare altri aneddoti, situazioni insolite o difficili, come
nel caso dell’annunciatrice “denudata” dalla cintola in giù dalla collega che
doveva darle uno strattone per segnalarle la diretta e glielo diede un po’
“fortino”, o un’altra sempre molto emozionata, alla quale colleghe e tecnici
facevano dei versacci dal vetro della regia per renderla più distesa, con
l’effetto collaterale di farla non solo sorridere in video, ma addirittura
ridere.
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
19
1.2.2.
Terza Generazione di annunciatrici
Poche, ma buone: Maria Teresa Viaggi, un’annunciatrice a
servizio del canto religioso; Katia Svizzero, la cantante
dell’Ape Maia, fino ad Alessandra Canale. Con lei, il 20
settembre 2003, si è chiuso, in lacrime ed inaspettatamente per
l’avvenente annunciatrice, un ciclo, un’epoca gloriosa per loro
e per tutti noi!
1.2.3.
Ultima generazione di annunciatrici
Oggi il mestiere dell’annunciatrice si è modificato:
paradossalmente c’è più ortodossia nell’emittenza
commerciale come in quella pubblica, la quale ha puntato su
un diverso stile di presentazione dei programmi. Sei nuovi
volti si affacciano nella Tv pubblica dalla fine di settembre in
poi e sono: Virginia Sanjust di Teulada (figlia e nipote d’arte:
suo nonno Franco Interlenghi, sua nonna Antonella Lualdi,
sua madre Antonellina Interlenghi), Barbara Matera (ex
letteronza), Arianna Marchetti, Giorgia Wurt, Alessia
Patacconi e Janet De Nardis. Ma dall’arrivo di questa novità,
ci siamo resi conto di quanto le abbiamo amate: con un
particolare ricordo per chi, come Beatrice Cori o Roberta
Giusti, ci ha lasciato.
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
20
1.3.
Dalle vallette alle veline
Ora ci occuperemo delle ragazze che hanno fatto la storia
del vallettismo.
La prima è Edy Compagnoli. Faccia d’angelo, sorriso
incantato, silenzi sconfinati. Le manca la parola, ma anche la
baldanza di troppe vallette di là a venire. Deve porgere buste,
accompagnare i concorrenti, sorridere, sorridere, sorridere e
portare scarpe rasoterra, per non mortificare la statura di Mike
Bongiorno. Alle audizioni sbaraglia 400 aspiranti vallette.
Il regista Romolo Serra chiede di improvvisare
un’intervista immaginaria con Marlon Brando, leggenda narra
che Edy rimanga, occhi sgranati, pressoché muta: Perfetta!
IV
Tempo dieci giorni, è accanto a Mike a “Lascia o
raddoppia”.
Siamo nel gennaio 1956, Edy ha 21 anni, è sottile come si
addice a un’indossatrice, professione che pratica da un paio
d’anni, è “bionda, biondissima, di quel dolcissimo biondo
cenere che i parrucchieri donano alle donne eleganti e un poco
sofisticate”, come annota, perfido, un cronista dell’epoca.
Appare pure un po’ tonta per come resta ostinatamente zitta
alle provocazioni di Mike.
Bongiorno la tormenta, le chiede se ha trovato fidanzato,
se ha preparato il corredo, se il suo ragazzo ha intenzioni serie,
se la casa è pronta, quando si sposa, ma la Compagnoli tace. A
forza di silenzi imbarazzanti entra nel cuore dei telespettatori,
diventa la valletta più amata degli anni ’50 e la prima
“fidanzatina d’Italia” la capostipite, dunque, di tutte le …ine.
Bella lo è molto, decora il teatro Rai della Fiera di Milano
con la grazia di una giovinetta di buona famiglia e solida
IV
Morbillo, Candida, La Repubblica delle veline, Rizzoli, Roma 2003,
pp. 57
TELEVISIONE IN ROSA CAPITOLO 1
21
educazione. Veste il new look inventato da Dior nel 1948, ma
rivisitato e corretto dalle sartine della Rai del ’56. porta abiti
di taffettà dalle braccia scoperte, si, ma ben accollati, e gonne
strette in vita e ampie in fondo, che coprono i polpacci e
scoprono non più di 24 cm di gamba.
Nella Rai che censura le bellissime in calzamaglie nere,
stipula accordi con la Federcalcio per allungare i pantaloncini
ai calciatori e mette rose nelle scollature delle annunciatrici
affinché non si intravedano solchi tentatori, la Compagnoli
non può che avere (e fare) la figura della bella statuina. Piace
alle mamme e agli uomini perché incarna la padrona di casa
ideale: apre la porta, fa accomodare gli ospiti, sorride.
Soprattutto non apre mai bocca.
Sa che il rischio di farlo a sproposito è sempre in agguato.
Edy, il cui vero nome è Edda, è la vestale di quella Italia
puritana e perbenista, in bilico tra ricostruzione e boom
economico, in cui le ragazze sognano il matrimonio e con esso
lavabiancheria, frigidaire e la 600 in garage. Diventa popolare
un po’ per volta, ma la tv è ancora agli albori: la Rai è nata
meno di due anni prima, gli abbonati sono appena
venticinquemila, invece i cinematografi sono pieni e più che le
vallette, i miti sono le attrici. Di notte gli italiani sognano
Marisa Allasco, quella del film Poveri ma belli, che sposa un
conte, mentre Edy si accasa, più modestamente, con un
calciatore; inaugurando una tradizione di attaccanti e veline,
centravanti e letterine, che tuttora infesta le cronache
mondane
V
.
V
Con Lorenzo Buffon, portiere del Milan, sale all’altare a Milano nel
1958; nella navata di San Gottardo, campeggiano due grandiose
composizioni di garofani bianchi: una forma la parola Tv e l’altra un
pallone: ognuno ostenta il blasone che può Il suo blasone è altro da
quello della divina Grace Kelly, la dive prediletta di Hitchcock, che due
anni prima aveva sposato il principe Ranieri di Monaco