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INTRODUZIONE
Ogni pratica si inserisce in un contesto storico culturale specifico. Essa si diffonde a opera
dell’uomo che, attraverso i viaggi nei luoghi più remoti, scopre e conosce nuovi habitus. Un
esempio a riguardo è il tatuaggio, o meglio l’atto del tatuarsi, una pratica molto usata nelle
popolazioni maori della Nuova Zelanda. Essa designava l’appartenenza ad una classe sociale:
i nobili o i guerrieri; nella società contemporanea, invece, assume una connotazione sociale,
oltre che personale. Pertanto la sua realizzazione è accessibile a tutti, in quanto si rivela una
scelta motivata da un bisogno, quello di modificare il proprio corpo. Talvolta essa può essere
condizionata dall’ambiente in cui l’individuo nasce, cresce e vive.
L'idea di approfondire questo tema nasce da uno studio attento allo sviluppo della identità
e alla sua continua evoluzione (o modificazione?) e alle pratiche che implicano una sua
modificazione sia interna che esterna. Tra le alterazioni del corpo permanenti o body
modifications (BM da qui in avanti) si considerano il tatuaggio, il piercing, la chirurgia
plastica, le scarificazioni (branding e cutting), l’impianto di materiali sottocute, le
mutilazioni, e il body building (Cotrufo P., et al., 2012). Questi processi sono agiti in funzione
di un bisogno intrapsichico del soggetto. In particolare nasce nell’individuo l’esigenza di
ricordare e quindi incorporare un nuovo corpo, una storia, un evento oppure di affrontare un
proprio disagio psicologico. Talvolta le pratiche sconfinano in gesti autolesionistici, cioè atti
impiegati allo scopo di procurare danni e lesioni a se stessi. Infine si può dire che le BM sono
una forma di espressione della propria identità (Cotrufo P., et al., 2012; Armstrong, et al.,
2002). La letteratura a riguardo è ampia.
Infatti vi sono alcuni studi i cui risultati asseriscono a una correlazione tra devianza,
tatuaggi e piercing (Koch, et al, 2010; Kosut M., 2006) e altre analisi sono state condotte tra i
carcerati (Rozycki A., 2007; Manuel L., Retzlaff P, 2002; DeMello M., 1993; Mosher, et al.,
1967; Burma, J. H., 1959; Lynch S., 1959; Haines, et al., 1958; Parry A., 1934; Lombroso, et
al., 1915). Altresì vi sono indagini che postulano una relazione tra disturbi alimentari, tatuaggi
e piercing (Claes, et al., 2005). Altre ancora evidenziano una correlazione positiva tra l’avere
piercing e/o tatuaggi e comportamenti quali l’abuso di sostanze, una maggiore attività
sessuale ed il coinvolgimento in procedimenti penali (Stirn, et al., 2011; Koch, et al., 2005,
2007; Borokhov, et al., 2006; Armstrong, et al., 2004; Brooks, et al., 2003; Kuczkowski K.,
2003; Mayers, et al. 2002; Braithwaite, et al., 2001; Drews, et al., 2000; Greif, et al., 1999).
12
Inoltre, in molti studi condotti, emerge un’associazione tra il fenomeno dei tatuaggi e i
disturbi della personalità, specie quelli del cluster B, l’impulsività, la ricerca di sensazioni
forti e le scelte azzardate/rischiose (Kertzman, et al., 2013; Cossio, et al., 2012; Upton, et al.,
2011; Bosello, et al., 2010; Franken, et al., 2008; Brand, et al., 2007; Morgan, et al., 2006;
Crone, et al., 2003; Stephens M., 2003; Burger T. D., Finkel D., 2002; Degelman, et al., 2002;
Roberts T. A., Ryan S. A., 2002; Drews, et al., 2000; Armstrong M, Pace-Murphy K, 1997;
Farrow, et al., 1991; Irwin C., Millstein S., 1986; Howell, et al., 1971; Rogers C. R., 1958;
Ferguson, et al., Ferguson, et al., 1955; Pollak O. J., McKenna E. C., 1945). Infine il tatuaggio
e il piercing sembrano essere associati anche con comportamenti auto lesivi (Cotrufo P., et al.,
2012; Gratz K. L., 2003; Osuch, et al., 1999; Herpertz S., 1995).
Per quanto riguarda le motivazioni sottostanti le BM è possibile che queste siano pensate e
agite per esprimere se stessi, per ricordare e iscrivere così una storia o un particolare evento
(Martino, et al., 2012; Wohlrab, et al., 2007; Atkinson, 2002). Tatuare il proprio corpo e/o
bucarlo sembra essere un modo per esprimere la propria identità e l’individualità (Armstrong,
et al., 2002). Il proprio corpo diventa uno strumento di comunicazione del proprio senso
identitario e del proprio disagio psicologico, che sfocia nelle pratiche autolesionistiche.
Infine uno studio interessante, condotto da Carla Xodo e colleghi (2010) tra i giovani di
quattordici e di diciotto anni, evidenzia le dinamiche delle modificazioni corporee, con
riferimento ai piercing e ai tatuaggi. In particolare distinguono la prevalenza per genere, area
geografica, classe frequentata, tra chi ha già sperimentato queste pratiche e chi no, chi
desidera provare e chi è disinteressato, l’ambiente di vita (chi vive con i genitori e chi no, chi
ha fratelli e/o sorelle e chi è figlio unico) e il livello culturale dei genitori.
A seguito dei risultati, ma anche dei limiti, osservati nelle ricerche che sono state condotte
in questo ambito, pare opportuno inserire il presente lavoro di tesi come contributo alla
comunità scientifica e alla società con particolare riguardo ai giovani. Questo percorso è il
risultato di un importante lavoro condotto da un’equipe di docenti e studenti il cui ambito di
competenza spazia dalla psicologia alla metodologia della ricerca.
L’idea guida della ricerca consiste nel comprendere se esiste un confine tra normalità e
patologia nelle pratiche che comportano l’alterazione del proprio corpo. In un primo momento
è stata svolta una ricerca bibliografica attraverso diversi sussidi tra cui biblioteche, servizi
informatici quali banche dati e Internet. In particolar modo sono stati consultati l’OPAC, il
servizio di consultazione online Ebsco Host e ulteriori siti inerenti il tema delle BM. In questo
13
modo è stato possibile recuperare informazioni utili sull’evoluzione del tatuaggio nel corso
dei secoli e come si colloca nel contesto culturale attuale. In seguito sono stati organizzati
ulteriori incontri per discutere riguardo alle modalità di svolgimento della ricerca: quale è la
questione rilevante, quali sono i quesiti a cui si desidera rispondere e quindi quali i gap
conoscitivi da colmare, quali sono le risorse e gli ostacoli presenti, chi sono i destinatari della
ricerca, quali strategie di indagine è necessario adottare e con quali strumenti condurre la
ricerca. Infine, sulla base dei quesiti emersi e grazie al confronto con un professionista esperto
in ricerca, è stato concordato di avviare un piano di ricerca longitudinale. Questo studio
permette di avere informazioni sulla consistenza del fenomeno oggetto di interesse e di
prevedere in che misura questo si ripropone negli anni a seguire, cioè quale è la quota di
popolazione che avvierà un processo di modificazione corporea (tatuaggi e piercing). Inoltre
un vantaggio di questo disegno sperimentale è la possibilità di creare un archivio di
informazioni, che sono reperibili, quindi consultabili in ogni momento, così da avere un
quadro generale del fenomeno (in particolare di tatuaggi e piercing) e poterne cogliere
l’andamento nel tempo.
Per concludere lo scopo del presente lavoro è quello di pianificare delle strategie di
prevenzione e di educazione per la promozione del benessere e della salute nei giovani
insieme agli adolescenti, che sono i destinatari di questa ricerca, ai loro genitori e ai
professionisti interessati a questa tematica: medici, psicologi, psichiatri, insegnanti,
pedagogisti e quanti lo desiderino. Per fare ciò potrà rivelarsi utile strutturare dei focus group
o dei workshop in cui uno psicologo, un medico e un pedagogista affrontino insieme ai
ragazzi, prima, e ai genitori, poi, questa tematica. In questo modo sarà possibile comprendere
se c’è un interesse per queste pratiche da parte dei giovani, oltre a verificare il grado di
consapevolezza che loro hanno rispetto alle trasformazioni corporee permanenti, rispetto alla
possibilità di fare un tatuaggio piuttosto che un piercing e dei rischi che queste pratiche
comportano. Infine da questo lavoro di equipe potranno nascere delle linee guida per una
pratica consapevole della trasformazione corporea. Di queste ne usufruiranno i giovani ma
anche coloro che si occupano della loro formazione.
Note metodologiche
Occorre premettere alcune precisazioni metodologiche: l’uso del corsivo sarà riservato a
termini stranieri oppure antichi; potranno essere presenti alcuni acronimi al posto della parola
14
per esteso, come, ad esempio, il termine Body Modifications sarà abbreviato con BM;
Statistical Package for Social Science con SPSS; Brief Sensation Seeking Scale con BSSS. Le
citazioni e le note presenti hanno lo scopo di spiegare alcuni concetti, fornire le fonti dalle
quali la scrivente ha preso spunto e riportare i pensieri di alcuni autori al fine di supportare
un’ipotesi. Inoltre nell’introduzione, per una questione di praticità, si è reso necessario
utilizzare una modalità di citazione diversa da quella classica, che viene mantenuta nel resto
del testo.
15
Capitolo primo
IL CORPO: “CASA DELL’ANIMA”
In questo capitolo desidero trattare il tema del corpo
1
, argomento che ritengo interessante
approfondire per la sua importanza ed emergenza in un contesto sociale e culturale, quello
attuale, in cui vengono sempre più praticate e quasi normalizzate pratiche di modificazione
corporea anche estreme. Si tratta di veri e propri interventi di chirurgia estetica che
trasformano il corpo o parti di esso. Mi riferisco in particolare ai tatuaggi e ai piercing
considerati estremi, gli uni perché ricoprono tutto il corpo o per l’immagine peculiare che ne è
raffigurata e gli altri perché lo perforano e trapassano in ogni dove, provocando talvolta
infezioni e/o allergie. Per offrire dati empirici e materiali su cui poter iniziare una riflessione
antropologica, filosofica, sociologica, psicologica e medica circa le modificazioni corporee e
le loro conseguenze, ho redatto una apposita sezione in appendice, che contiene le fotografie
di alcuni tra gli innumerevoli tatuaggi realizzati e realizzabili e i piercing
2
. In questo modo è
possibile vedere il risultato di una manipolazione agita sul corpo: quale parte del corpo la
persona ha deciso di trasformare, cosa rappresenta, a che genere appartiene. In altre parole
quale è il bambino che rinasce a seguito di cotale agognata gravidanza intellettuale
3
.
Il corpo può essere visto come un’emergenza sociale, in accordo con quanto ha affermato
la presidente dell’ordine degli psicologi del Lazio, Marialori Zaccaria
4
in occasione di un
incontro che trattava delle modificazioni corporee. Auspico che possa essere utile presentare
informazioni che stimolino in genitori, educatori e professionisti di ogni settore un’azione
riflessiva facilitando la consapevolezza sulla questione mente corpo, che è oggetto di interesse
1
In questo lavoro il corpo è inteso sia come realtà organica che spirituale, cioè legata all’essere. In tedesco questi
concetti vengono espressi con due termini diversi der Körper per il primo e der Leib per il secondo. A mio
avviso ciò dimostra l’esistenza di un corpo “parlante”: un corpo che è mente e una mente che ha (oppure abita)
un corpo. Cfr. C. Xodo, Oltre il segno. Piercing e tatuaggi negli adolescenti, Franco Angeli, Milano, 2010, p.
65.
2
Si veda l’appendice 1 del presente lavoro.
3
Concetto che viene spiegato nel secondo capitolo della presente dissertazione.
4
Il corpo è un'emergenza sociale, a cui la Psicologia può dare un contributo determinante. Cfr.
<http://www.lescienze.it/lanci/2011/11/26/news/ordine_psicologi_del_lazio_essere_visti_essere_guardati_psicol
ogia_delle_modificazioni_corporee-696656/> (13.10.16).
16
fin dall’età tardo arcaica, periodo compreso tra il 600 a.C. e il 480 a.C.
5
, e continua ad essere
tematica molto discussa tra numerosi studiosi e ricercatori a livello nazionale e internazionale.
Ne sono un esempio il modello psicoanalitico, a partire da S. Freud sino alle relazioni
oggettuali, quello sistemico a partire da Kurt Lewin (1890-1947), Ludwig V on Bertalanffy
(1901-1972), quello cibernetico con Norbert Wiener (1894-1964), il metodo Biosistemico di
Jerome Liss (1938-2012), la psicoterapia del corpo di J. Liss e David Boadella (1931), George
Downing, gli studi condotti da Bessel Van der Kolk (1943)
6
. Ulteriori spunti vengono offerti
da filosofie e pedagogie dell’esistenza basate su approcci fenomenologici ed ermeneutici i cui
principali esponenti sono Edmund Husserl (1859-1938), Karl Jaspers (1883-1969), Martin
Heidegger (1889-1976), Maurice Merleau-Ponty (1908-1961)
7
. In particolare riflessioni in
merito alla dimensione corporea vengono affrontate da Henry Wallon (1879-1962) un
filosofo, psicologo e neuropsichiatra francese, che ha elaborato il concetto di funzione tonica.
Con questa espressione fa riferimento alla sinergia che c’è nel movimento del soggetto tra
azione corporea, stato emotivo e cognitivo
8
. In questo modo il corpo diventa un codice da
decifrare, un linguaggio per esprimere se stessi, la propria identità.
5
In accordo con quanto hanno concluso alcuni studiosi. Cfr. <http://www.treccani.it/enciclopedia/la-
periodizzazione-della-grecia-antica-il-periodo-arcaico_(Il-Mondo-dell'Archeologia)/> (29.10.16).
6
Cfr. <http://www.traumacenter.org/about/about_bessel.php> (15.11.16).
7
Questi autori si collegano allo storicismo tedesco di Wilhelm Dilthey (1883-1911), all’ermenutica di Hans
Georg Gadamer (1900-2002), alle teorie personologiche di Emmanuel Mounier (1905-1950), Hannah Arendt
(1906-1975), Paul Ricoeur (1913-2005). Cfr. C. Xodo, Oltre il segno. Piercing e tatuaggi negli adolescenti,
Franco Angeli, Milano, 2010, p. 60.
8
Ivi, p. 61.
17
1.1 Il corpo transculturale
Il corpo è, come prima cosa, un corpo di affetti: mediante il corpo si esprimono pensieri,
desideri ed emozioni, quindi ne è un portavoce.
9
Si pensi al cervello, dove risiedono diverse
strutture che svolgono ognuna una funzione, che non vediamo mediante esami clinici, ma
possiamo osservare nella quotidianità. Ad esempio l’intelligenza si esprime, cioè è tangibile,
mediante le azioni che l’uomo compie nella quotidianità per affrontare compiti specifici tra
cui, organizzare lo studio, scrivere un libro e così via.
È ormai ipotesi consolidata l’esistenza di un cervello definito enterico, o viscerale, che è
responsabile delle prime risposte innanzi ad uno stimolo ambientale: sia esso una persona, che
è percepita come simpatica o antipatica, oppure una situazione ritenuta sicura o pericolosa.
Questo agisce in autonomia ed è quello che subisce le conseguenze degli interventi compiuti a
livello cranico come, ad esempio, l’assunzione di farmaci.
10
All’inizio il cervello dei
vertebrati ha avuto origine da tre gruppi di neuroni: rombencefalo (connesso alla colonna
vertebrale), mesencefalo e proencefalo (connesso agli organi sensori sulla parte anteriore
degli animali); poi si è sviluppato maggiormente il proencefalo, dal quale si sono formate
l’ipotalamo (responsabile della coordinazione delle pulsioni e delle motivazioni di base),
l’ippocampo (memoria) e l’amigdala (sede centrale delle emozioni e dell’apprendimento);
infine nei primati si è sviluppata la neocorteccia, che è uno strato di tessuto neurale e
costituisce la materia grigia del cervello. La formazione della corteccia frontale ha permesso
di avanzare un’ipotesi relativa all’origine della ragione, che sembra avere sede qui. Le
funzioni implicate in questa area sono la creazione di nuove associazioni e la pianificazione.
11
Si tratta di processi mentali che sono implicati nell’azione quotidiana, perciò anche nella
9
Fin da piccini interiorizziamo idee sul nostro corpo anche contraddittorie. Esempi in tal senso si trovano nelle
favole dei fratelli Grimm, come Cenerentola. In questo racconto il corpo è sottomesso ai valori sociali imperanti.
Il principe prende in sposa colei che riesce a calzare la scarpetta di vetro. Cenerentola è la prescelta. Il messaggio
di cui è portatrice è piuttosto forte. Lei, infatti, rappresenta l’assoggettarsi alle forme richieste dai gusti maschili.
Questo aspetto, però, è mascherato dalla grazia e dall’aspetto regale che Cenerentola assume. Ivi, p. 68.
10
Cfr. J. Heidt, trad. it. Paola Bonini, Felicità: un’ipotesi. Verità moderne e saggezza antica, Codice, Torino,
2007, pp. 3-27.
11
Jonathan Heidt fa un parallelismo tra il cervello, le sue funzioni e alcune metafore tratte dalle mitologia greca.
Egli infatti afferma che la corteccia frontale, in quanto sede della ragione, rappresenta l’auriga di Platone che
controlla il cavallo, cioè il sistema limbico, quindi le emozioni. Questa spiegazione prende il nome di schema
prometeico dell’evoluzione umana. Ivi, pp. 12-13.
18
scelta di alterare il proprio corpo. In seguito alcuni studiosi hanno scoperto un’area situata
sopra agli occhi e perciò definita corteccia orbitofrontale, che si è osservato essere molto
attiva nel corso delle reazioni emotive
12
. Si può pertanto affermare che il corpo è il
fondamento su cui poggia la psiche, o meglio, su cui poggiano quei processi che
concretamente si possono osservare nei comportamenti delle persone. Quindi si tratta di
un’entità intrecciata tra visibile e invisibile, tra corpo e mente, tra materia e spirito. Solo per
scopi didattici viene divisa e si parla di dimensione corporea e dimensione psichica.
13
È grazie al corpo che l’uomo si apre alla vita comunitaria, qui risiede la possibilità di
essere parlante, quindi il linguaggio. La persona dunque è in quanto ha la capacità di
comunicare e lo fa mediante il corpo. Inoltre esiste in quanto diretta verso gli altri e attraverso
questi si conosce: «L’altro comincia a essere elemento di comunità solo quando diviene per
qualche persona una seconda persona… io scopro un uomo quando si erge davanti come un
tu».
14
Quindi il corpo è la base dalla e nella quale ha luogo la mente. Più precisamente è nella
relazione che può avvenire la realizzazione della unità psicosomatica, una sorta di
conciliazione tra frammenti di psichico e di somatico. In particolare il rapporto con la madre,
e più in generale con le figure significative nelle prime fasi della vita, diventa una preziosa
esperienza in grado di modulare l’espressione genica a livello cerebrale, oltre ad aiutarlo a
realizzarsi in quanto essere totale.
15
Questa tematica continua ad essere oggetto di interesse di numerosi professionisti la cui
realtà lavorativa implica un rapporto con la corporeità. Oggi si parla di unità biopsichica e in
questa espressione è insita la relazione di dipendenza tra la mente e il cervello. Pertanto ciò
che avviene nel registro mentale produce degli effetti anche sul piano cerebrale. Quindi è
possibile distinguere questi aspetti solo per scopi didattici.
16
Inoltre vi sono diversi rituali che
coinvolgono il corpo. Ad esempio, in Cina, nel diciannovesimo secolo, si comprimeva il piede
della donna per produrre un’ipertrofia del suo organo genitale e ciò ne avrebbe stabilito il
12
Ivi, pp. 14-15.
13
Cfr. G. Marchioro, Percorsi Psicosomatici. Itinerari linguistici tra mente e corpo, Libreria Universitaria,
Padova, 2012, pp. 25-44.
14
Cfr. G. Boffi, et al., Dal senso comune alla filosofia. Profili, Rizzoli, Milano, 2004³, p. 63.
15
Cfr. G. Marchioro, Percorsi Psicosomatici. Itinerari linguistici tra mente e corpo, Libreria Universitaria,
Padova, 2012, pp. 25-44.
16
Ibidem.
19
valore commerciale
17
. Mentre nella storia dell’allontanamento di Adamo ed Eva dal Paradiso
Terrestre il corpo è motivo di pudore e vergogna tanto da essere coperto
18
.
Nel corso del tempo si sono sviluppate diverse correnti di pensiero, in particolare
personaggi come Platone (427 a.C.–347 a.C.), René Descartes (1596-1650) e Immanuel Kant
(1724-1804), riconoscevano l’esistenza di due entità distinte e opposte: dualismo mente-
corpo. Il primo spiegò questo concetto mediante il mito della caverna, dove identificò un
mondo sensibile e uno intelligibile
19
; Cartesio parlò di res cogitans (sostanza pensante, cioè
anima razionale) e res extensa (sostanza estesa, cioè il corpo)
20
. Infine Kant distinse noumeno
e fenomeno: il primo è la cosa in sé, parte inaccessibile e intrinseca, mentre il secondo è
l’oggetto, ciò che si manifesta al soggetto, quindi una parte conoscibile
21
. Poi si passa ad una
concezione monistica. Baruch Spinoza (1632-1677) considerava la materia e la mente
caratteristiche di una sostanza unica, ma riteneva che queste agivano in maniera parallela e
fossero prive di interazione. George Berkeley (1685-1753), invece, affermava che l’essere
delle cose consisteva nel loro essere percepite. Quindi i corpi esistono in quanto percepiti e
l’unica sostanza ammissibile è quella spirituale
22
; anche Aristotele (383 a.C.-322 a.C.)
17
Un’antica credenza postulava l’esistenza di una relazione tra la lunghezza del piede di una donna e la
larghezza della sua vagina. Cfr. C. Xodo, Oltre il segno. Piercing e tatuaggi negli adolescenti, Franco Angeli,
Milano, 2010, pp. 68-69.
18
Ibidem.
19
Platone sosteneva che l’anima individuale fosse un’entità intermedia tra mondo sensibile e mondo delle idee.
Inoltre egli riteneva che il corpo, soma, fosse la tomba dell’anima: l’anima vivifica il corpo e ne è prigioniera.
Egli racconta il mito della caverna nel settimo libro dell’opera Repubblica. Per ulteriori approfondimenti si
rimanda ai testi: M. Marchetto, Le ali dell’anima. Educazione, verità, persona, Rubettino, Catanzaro, 2010; F. J.
Niemeyer, a cura di M. Marchetto, Il mito della caverna, Bompiani, Milano, 2003; G.. Marchioro, Percorsi
Psicosomatici. Itinerari linguistici tra mente e corpo, Libreria Universitaria, Padova, 2012, pp. 25-44. Oppure
<https://www.youtube.com/watch?v=Io7qMEwjUgw> (26.12.16).
20
Cfr. G.. Marchioro, Percorsi Psicosomatici. Itinerari linguistici tra mente e corpo, Libreria Universitaria,
Padova, 2012, pp. 25-44. Cfr. anche <https://www.youtube.com/watch?v=bMsjDV AHpDg> (26.12.16).
21
Kant è colui che da luce alla corrente filosofica dell’idealismo. Secondo questo autore la conoscenza è
trascendentale, poiché è relativa al modo di conoscere gli oggetti. La conoscenza avviene tra soggetto e oggetto,
un soggetto che conosce e un oggetto che viene conosciuto in quanto si manifesta al soggetto nella sua parte
fenomenica. Cfr. <https://www.youtube.com/watch?v=gc-ZB_LjeYQ> (26.12.16).
22
Egli rifiuta la concezione materialistica proposta da Locke da un lato e dall’altro ne condivide l’idea di mente
intesa come successione di stati percettivi. Berkeley e Leibniz pongono le basi per l’idealismo. Cfr. G.
Marchioro, Percorsi Psicosomatici. Itinerari linguistici tra mente e corpo, Libreria Universitaria, Padova, 2012,
20
rifiutava il concetto di separatezza delle sostanze e riteneva che l’anima fosse una forma
incorporata nella materia e per questo motivo fosse oggetto di studio della fisica. Secondo la
teoria di Karl Popper (1902-1994), invece, mente e cervello sono due entità indipendenti che
stanno tra loro in modo interattivo. Questa visione ha come conseguenza implicita che tra le
due entità si configuri un confine lungo il quale avrebbero luogo le interazioni nei due sensi.
Tale interazione è concepita come flusso di informazione piuttosto che come energia.
23
L’esposizione di queste correnti di pensiero, talvolta divergenti, vuole essere un invito a
riflettere sulle necessità che il contesto storico culturale richiede oggi, epoca in cui pensare in
termini di unità o di sistema è imprescindibile. Un simile richiamo venne sollecitato anche nel
1987 dalle antropologhe Nancy Sheper-Huges e Margaret Lock, le quali sostenevano una
visione unitaria dell’individuo e criticavano il modello dualistico mente-corpo
24
. Questo
evidenzia come la storia, per certi aspetti, si ripeta nel corso del tempo e come le idee
subiscano l’influenza della cultura. Per queste ragioni si può parlare di corpo transculturale. Si
può pertanto concludere affermando che molti pensatori hanno dato voce al corpo e ne hanno
colto l’essenza.
1.2 Il corpo che parla
Dimmi che corpo hai e ti dirò chi sei, potrebbe essere il nuovo slogan. Il corpo quindi
parla, esprime tutto ciò che può: un malessere, un’emozione, una relazione presenti o passati.
pp. 25-44.
23
K. Popper tripartisce l’individuo in tre parti: il Mondo 1 è composto da stati fisici e corrisponde al cervello; il
Mondo 2 è costituito da disposizioni al comportamento e costituisce la mente; il Mondo 3 è formato da pensieri.
Il mondo 3 interagisce con gli altri due. Questa visione sembra rifarsi al principio di indeterminazione quantistica
di Heisenberg (1901-1976) e al concetto della non validità del primo principio della termodinamica. Inoltre
Popper e Eccles hanno ipotizzato la presenza di gruppi neuronali, detti dendroni, sui quali agirebbero gli psiconi
in qualità di unità del mentale. Questi sono localizzati nei centri del linguaggio dell’emisfero cerebrale sinistro.
«L’ipotesi interazionista individua in ciascun reticolo presinaptico, che si trova sui dendriti di ogni dendrone, il
punto d’azione dello psicone, il cui effetto risulterebbe dalla selezione per esocitosi di una frazione delle
vescicole disponibili. Sarebbe pertanto l’influsso della mente a dar luogo alla selezione, agendo sul campo
quantistico di probabilità sul quale ha giurisdizione, proprio a livello locale delle sinapsi. Secondo Eccles, infatti,
l’interazione mentale darebbe luogo a un aumento della probabilità di esocitosi in corrispondenza di particolari
aree cerebrali, ad esempio a livello dell’area motoria supplementare. Mondo materiale e immateriale sarebbero
connessi dai campi di probabilità quantistica». Ibidem.
24
Ibidem.