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Un’ introduzione: Le problematiche del turismo italiano
Dicono che siamo il paese più “solare” al mondo, non a caso siamo il “Belpaese”
con tutte le ricchezze culturali e le tradizioni, ma, tra quelli più sviluppati, siamo
anche quelli più indietro sotto tanti aspetti, con molti problemi e mancanze,
soprattutto di organizzazione e strategia. Anche nel turismo, grazie al nostro
patrimonio, raggiungiamo (almeno pare) cifre stellari di visitatori, ma non quanto
potremmo fare.
“Sì, l‟Italia è bella, ma…” – dicono. Come mai? Perché?
Il problema non è relativo alla sola politica o all‟economia, o di mancanza di
elaborazione di una strategia adeguata ed efficiente (anche se necessaria),
perché, a differenza di altri paesi, il nostro non ha bisogno di ciò per
promuoversi, lo fa già da sé: l‟Italia è ormai diventata un Brand conosciuto in
tutto il mondo, una macchina di “bellezze” che può far soldi, ma non riesce a
farne quanto potrebbe. O forse sì ed è amministrato male oppure (ancora
peggio) non gli diamo abbastanza peso. Il problema è di fondo, di etica, di
conoscenza e di coscienza di sé (soprattutto), qualcosa che va analizzato dal
punto di vista sociologico, dalla radice, prima di portarlo ai vari campi di
competenza della politica e dell‟economia e tentare, poi, di risolverlo nel modo
migliore o nel migliore dei modi.
Come dicevo, quindi, non si tratta di promuoversi (già ci conoscono), ma di
vendere, migliorare, raggiungere il primato (che le risorse di cui disponiamo
dovrebbero assicurare) in questo campo, per non dover più sentire quel “ma”,
chiara evidenza della nostra scarsa efficienza. Il punto è che potremmo fare di
più, ma non lo facciamo mai, manca sempre qualcosa. E questo qualcosa è
solitamente non poco. Abbiamo ricchezze che tutto il mondo ci invidia, siamo un
“gioiello” in mezzo al Mar Mediterraneo, per cui i turisti vengono fin dall‟altra
parte del mondo per rimanere affascinati da quel che poi vedranno, spesso
immaginato nei propri sogni. E alla realtà dei fatti, invece, rimangono
“affascinati”, sbalorditi dalle nostre mancanze e/o maltrattamenti, quando nel
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loro paese hanno molto meno di noi e quel poco (sempre riferito rispetto a noi)
riescono a sfruttarlo e a venderlo, a “Saperlo” vendere e a curarlo nei minimi
particolari, perché hanno coscienza.
E qui il paradosso. Durante una lezione del corso di “Sociologia del Turismo” è
stata presentata un‟ “inchiesta” che mi ha indignata e creato molti interrogativi
sul nostro comportamento (da cui poi è nata l‟idea per questa tesi): - dati a
parte - come può una città come Berlino o, piuttosto, Parigi riuscire ad attrarre
più turisti di Roma? Come fa? Eppure cosa avrà in più rispetto all‟Urbe? E
ancora: come può il Louvre di Parigi raggiungere da solo in un anno un fatturato
che raccoglie insieme tutti quelli dei nostri musei? E perché le nostre
infrastrutture non sono mai efficienti? Perché i treni sono sempre in ritardo?
Perché le strade sempre disagiate? Perché gli alberghi non danno mai tutti i
servizi che dovrebbero dare al cliente? Perché non raggiungono gli standard?
Perché i turisti si lamentano che i nostri prezzi sono troppo cari? Voglio dare
delle risposte a queste domande, perché, se si trovano le risposte, si individua
anche il problema e, quindi, è possibile una sua soluzione, un suo risolversi.
La mancanza in Italia sono le regole, gli standard e la non-cura dei dettagli, che
sono quelli poi a cui un turista farà più caso. Come accade in uno spettacolo
teatrale: se c‟è anche solo un dettaglio fuori posto, lo spettatore se ne accorge,
guarderà quel dettaglio, lo farà per tutta la durata dello spettacolo e se ne
ricorderà, dimenticandosi l‟intera performance. Manca la qualità dei servizi.
Manca una rete ben collegata. Mentre noi Italiani non siamo patriottici, non
abbiamo il concetto di nazione e invece, dovremmo essere orgogliosi (almeno
su quello) di tutto ciò che abbiamo nel nostro territorio. E i “nei” non finirebbero
qui. Andrebbero elencati e analizzati uno per uno, ma, per l‟analisi di questa
ricerca, dobbiamo partire dalla radice, dall‟inizio.
Questo è un tema difficile, forse troppo vasto. C‟è chi addirittura ha detto che si
potrebbe scrivere un libro a riguardo, senza arrivare mai alla fine. Vuol dire che,
allora, analizzeremo la questione caso per caso e per ogni singolo aspetto, ma
senza essere troppo pretenziosi; è pur sempre una tesi e io posso offrire solo
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una prima e non esaustiva rappresentazione del quadro, denunciando quali
sono, secondo me, le criticità più evidenti. Andrebbe creato il “Vademecum
dell‟Ottimo Turismo”. Può sembrare superficiale e irrilevante rispetto a tutti gli
altri problemi ben più grossi che abbiamo in Italia, ma non è così. Oggi niente è
banale e da qualche parte dobbiamo pur cominciare. In un momento di crisi
come quello che stiamo vivendo, non possiamo permetterci di non considerare
questi dettagli. E‟ un piccolo buco nero che potrebbe aiutare ad affondare la
grande nave in cui ci troviamo. E‟ un problema di interesse pubblico, che
riguarda tutti noi.
Perché non possiamo essere come gli inglesi o i francesi o i tedeschi?
Dobbiamo prendere spunto da loro, osservare come lavorano, ma non copiare.
Dobbiamo inventare qualcosa di nuovo, uno stile ibrido, dobbiamo rinnovare:
mettere insieme la “solarità” degli Italiani e la disciplina degli stranieri.
Questa è un‟inchiesta socio-politica, non un‟accusa o una polemica, ma una
critica costruttiva. Cominceremo dal primo capitolo con un confronto con i nostri
principali competitors per evidenziare la nostra “arretratezza” nel mercato
turistico. Analizzeremo poi il ruolo delle istituzioni pubbliche nel turismo (settore
divenuto così importante per la nostra economia, ma forse non l‟abbiamo ancora
capito), partendo proprio dall‟inizio, dall‟alto, dallo Stato, per capire dove sono gli
errori e le mancanze nel turismo e nei beni culturali (il nostro “petrolio”) e come
si può migliorare per rinnovare. Nel terzo capitolo infine analizzeremo il ruolo e
la situazione dell‟ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, l‟istituzione madre del
turismo e primo promotore dell‟immagine dell‟Italia. In seguito all‟esperienza di
stage svolta presso l‟ufficio ENIT di Toronto ho potuto vedere come la struttura
mal organizzata e la mancanza di una politica turistica adeguata influenzano
sulle attività svolte all‟estero dall‟istituzione. L‟ENIT ha bisogno di essere
rinnovata, di una valorizzazione del suo ruolo nella promozione, soprattutto da
parte dello Stato e di una considerazione maggiore da parte degli altri istituzioni
ed enti pubblici: i rapporti sono frammentati e si dovrebbe, invece, collaborare
per la creazione di una rete efficiente.
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Tutto questo rientra nelle criticità del turismo italiano. Siamo avviluppati in una
ragnatela di problemi di cui non siamo a conoscenza o che sottovalutiamo. Ci
sono sprechi, incurie, denaro amministrato male, non ci sono investimenti
adeguati e non si dà il giusto peso alla parte dell‟informazione e soprattutto
all‟organizzazione, fondamentali per la promozione di un paese.
Il problema si può analizzare da più punti di vista, i campi di competenza su cui
intervenire sono molti, ma per ora mi limiterò ad analizzare il problema dal punto
di vista sociologico, dalla radice, evidenziando i problemi per dimostrare che è la
mentalità turistica quella che manca.
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Capitolo 1
“Perché Parigi vende più di Roma?” Un po’ di numeri sulla situazione
italiana.
Il turismo è un motore economico che fa „girare‟ il mondo in tutti i sensi, ha un
peso di circa il 9% sul PIL mondiale e più di 200 milioni di occupati. << E‟ un
settore trasversale che attiva la produzione di beni e servizi appartenenti a tutti i
comparti dell‟economia nazionale >>
1
. E‟, forse, la chiave strategica di ripresa e
sviluppo per tutte le economie e per le società, in particolare per l‟Italia, dove
rappresenta il 4% del PIL con un indotto del 10%.
Secondo i dati dell‟Organizzazione Mondiale del Turismo il turismo è cresciuto
freneticamente negli ultimi trent‟anni (a parte qualche leggero calo dovuto agli
attacchi terroristici del 2001, alle epidemie e alla crisi) arrivando nel 2008 a 924
milioni di arrivi internazionali e 944 miliardi di dollari di spesa turistica
internazionale con un -6% nel 2009. L‟Europa In questo contesto, nonostante la
crescita dei paesi extra-europei (come America e Asia), resta la destinazione
turistica più importante a livello mondiale: 500 milioni di arrivi (il 53% del totale
mondiale) che generano 400 miliardi di euro.
Dai paesi extra-europei ai nostri competitors dell‟Unione Europea tutti hanno
colto l‟importanza del turismo e sfruttato le sue potenzialità. Vedendo i risultati a
confronto, però, l‟Italia non ha fatto altrettanto (anche se con risultati positivi).
Nella classifica Travel & Tourism Competitiveness realizzata dal World
Economic Forum (WEF) con dati pubblici e indagini realizzati dai paesi partner,
nel 2009 l‟Italia risulta solo al ventottesimo posto su 133 paesi per la
competitività del settore turistico, superata – in ordine di classifica – da
Germania (3° posto), Francia (4°), Spagna al sesto posto (il competitor
maggiore per il nostro paese) e Grecia.
1
Infrastrutture di sistema e offerta turistica, Servizio Studi e Ricerche, Gruppo Intesa San Paolo,
2009.
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E ancora, guardando la classifica mondiale per turisti stranieri ospitati nel grafico
che segue (Fonte: TurisMonitor, UNWTO), nel 1970 l‟Italia era in testa e via, via
ha perso quote, facendo marcia indietro e arrivando al quinto posto, superata da
Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina. Infatti la Francia, nonostante il trend
negativo della crisi economica mondiale che ha rallentato il mercato nel 2008, si
conferma al primo posto come destinazione mondiale con oltre 79 milioni di
arrivi; l‟Italia con una contrazione del 2,7% nel 2007 e con 42,7 milioni di arrivi
internazionali, rimane al quinto posto dopo la Cina (53 milioni). Tra i 10 paesi
con il numero più alto di visitatori compare la Turchia (+12,3%) superando la
Germania (24,4 milioni) con i suoi 25 milioni, arrivando all‟ottavo posto della
classifica.