La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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Approcci lontani da quelli che il mercato offre oggi e che la gente
mostra di desiderare. I nuovi ritrovati, infatti, viaggiano su binari del
tutto differenti, impostando canali di comunicazione interattivi e
orientati ai rapporti personali, costruiti in base alle preferenze e alle
attitudini di ogni singolo consumatore. Il principio della
personalizzazione è, perciò, divenuto fondamentale: se prima ci si
rivolgeva alle masse e ai gruppi indistinti, in seguito si è compreso che
bisognava soddisfare le diverse esigenze di un pubblico segmentato,
altamente articolato nei gusti, targettizzato in modo sempre più
specifico e individuale.
Il testo prosegue poi con l’avvento dei new media, ossia di tutte le
forme emergenti dei mezzi di comunicazione, all’interno di un contesto
economico-sociale attentamente definito. L’elaborazione si snoda
attraverso diversi canali: domande e risposte riguardanti i pro ed i
contro dei cambiamenti realizzati (soprattutto riferiti ai vecchi veicoli
informativi), lo studio delle principali teorie elaborate da riconosciute
personalità del settore, l’esame approfondito dell’universo Internet (il
principale tra i nuovi mezzi di comunicazione) e di ciò che la sua
influenza comporta. Il Web, infatti, è portatore d’innovazioni sia
positive che negative, di pressioni sul sociale, della determinazione o di
un villaggio globale o della moltiplicazione di mondi e culture.
Proprio l’avvento della Rete sta trasformando il marketing in uno
scenario che coinvolge ormai i sistemi socio-economici dell’intero
pianeta, dando effettiva concretezza al concetto di globalizzazione dei
mercati.
In questo contesto, anche la promozione deve necessariamente
adeguarsi ai tempi e passare da forme tradizionali ad altre nuove e più
potenti. Questo il tema cui sono dedicati il terzo e il quarto capitolo.
Dall’analisi della pubblicità, della sua storia, del suo linguaggio, della
sua influenza nei vari campi, del suo ruolo economico, si arriva
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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all’osservazione della sua evoluzione, al ruolo che riveste all’interno
dei new media e quindi alle recenti teorie di marketing. Il fenomeno
pubblicitario è forse la più rappresentativa figura comunicativa del
presente, tanto pervasiva da coinvolgere in modo sottile, indiretto,
inavvertito, o estremamente evidente, l’intero contesto in cui è inserita,
come quello economico o quello dei modelli di comportamento. Essa
ha l’importante funzione di comunicare catturando i messaggi e i
significati già noti all’immaginario collettivo, mescolando espressioni,
forgiando nuove immagini per i prodotti, plasmando modelli di
consumatori, rendendo pubblici e leciti desideri sottaciuti o relegati
nell’intimo di ogni individuo.
Oggi è sicuramente Internet a rappresentarne la novità più importante.
Farsi conoscere nel Web è diventato fattore di rilevanza strategica per il
successo di qualunque impresa, che può così, senza limiti di tempo e di
spazio, essere sempre disponibile. I recenti ritrovati reclamistici, come i
siti aziendali, i link, i banner, le direct mail, gli SMS, i mondi virtuali,
offrono immense opportunità, come il definire precisi obiettivi,
l’esercitare un controllo minuzioso sui risultati ottenuti, l’orientare
momento per momento le soluzioni adottate.
Dopo l’excursus sviluppatosi lungo le ricerche sui media generalisti,
sulle moderne tecnologie, sulla nascita e crescita della pubblicità in
Italia, sulle nuove forme promozionali, questo lavoro propone infine
l’analisi di quattro casi-studio aziendali, indispensabili sia per verificare
i concetti esposti, sia perché le realtà empiriche sono sempre fonti di
nuovi spunti di pensiero. Fastweb, Alitalia, Mini e Ducati, sono le realtà
scelte, studiate e approfondite con particolare attenzione, attraverso
l’analisi della loro la storia, delle politiche di mercato, dei numeri, in
una parola di tutte quelle caratteristiche che le hanno rese grandi.
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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CAPITOLO PRIMO
LA CRISI DEI MEDIA GENERALISTI
1.1 Elementi storici, politici e sociologici che hanno influenzato e
sono stati a loro volta influenzati dalla storia dei mezzi di
comunicazione di massa
Da sempre i mezzi di comunicazione di massa hanno fortemente
influenzato la storia, la politica ed i fenomeni sociologici. Pensiamo
alla seconda metà del XVII secolo, periodo in cui si va costituendo in
Europa la sfera dell’opinione pubblica. Una borghesia ancora
sostanzialmente priva di potere politico, ma in forte ascesa nella società
civile, rivendica il controllo sulle decisioni dei re e dei governanti.
L’evento che più di tutti ha favorito tale nascita è la circolazione dei
giornali, fonti d’informazione e conseguenti dibattiti, insieme anche
all’abolizione dell’istituto della censura preventiva ed alla diffusione
dei club. La sfera dell’opinione pubblica inizialmente è decisamente
ristretta (capitani d’industria, ricchi commercianti, liberi professionisti,
intellettuali), un’élite di cittadini consapevoli del loro status sociale, dei
loro diritti e dei loro doveri, dotati di coscienza civile e partecipi, anche
se soltanto come spettatori, del dibattito politico in corso, la cui
caratteristica dominante è l’argomentazione razionale.
Pensiamo ora, facendo un salto di oltre due secoli al passaggio dalla
“galassia Gutenberg” alla “galassia Marconi”, come li chiama M.
McLuhan
1
. Questo studioso canadese indica con la prima espressione
l’epoca meccanica, ovvero il periodo storico in cui la stampa porta a
molteplici azioni progressiste confluite nella rivoluzione industriale,
dove la riproducibilità tecnica dei beni rappresenta il modello egemone;
con la seconda l’avvento dei media elettrici, a partire dal telegrafo, per
continuare con la radio, il cinema, etc, portatori dell’affermarsi di un
1
S. Cristante, Potere e comunicazione, Liguori editore, Napoli, 1999, p. 185
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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uomo nuovo, un abitante del villaggio globale, ancora sospeso tra le
due tecnologie, due modi diversi di agire e pensare, alla ricerca dei suoi
valori, della sua integrità, che pretende di comprendere fino in fondo la
propria indole, bisognoso di chiarezza nel caos delle informazioni.
Questo vive in un’unica realtà ricca di scambi, influenze, confronti tra
tutte le sue parti improvvisamente collegate l’una con l’altra da un
travaso continuo di dati: il mondo intero, di cui è attore e spettatore.
Voglio sottolineare che anche in questo caso è stata l’invenzione della
radio a provocare una grande trasformazione nella sfera della pubblica
opinione. Tutti i cittadini possono virtualmente esprimere e rendere
pubbliche le loro idee qualunque sia la loro classe di appartenenza e la
loro alfabetizzazione.
L’avvento della televisione consacrerà e consoliderà questa
metamorfosi.
Nasce così, nei primi decenni del XX secolo, grazie alla radio e al
piccolo schermo, l’opinione di massa. Al contrario dell’opinione
pubblica, questa rappresenta una sfera pressoché illimitata, dai contorni
indefiniti, la cui consistenza è riconducibile solo alla quantità. Un
insieme di persone privo di identità che si alimenta della suggestione e
dell’irrazionalità.
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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1.2 Dall’era industriale all’era post-industriale
E’ fondamentale analizzare il passaggio dalla società industriale a
quella post-industriale e le loro peculiari caratteristiche per
comprendere a pieno l’evoluzione dei media. Questo progresso è stato
considerato in modi differenti e contrastanti dai ricercatori.
Estremamente interessante è l’affermazione di Heinrich Popitz
2
,
studioso, filosofo e acuto osservatore: «La storia della società, per
quanto possiamo risalire indietro, si svolge sotto il segno di una
crescente artificializzazione della natura e della società stessa».
Pensiero che sottolinea come le grandi scoperte hanno modificato il
lavoro dell’uomo, il suo rapporto con il creato e con il suo stesso corpo,
la sua vita di società, fino a dare origine ad una nuova organizzazione
che si sovrappone e sostituisce alla natura. Nuove invenzioni e
cambiamenti come tappe di un più grande processo dell’evoluzione
umana.
Ritornando all’approfondimento dei due spaccati storici in
considerazione, soffermiamoci sugli aspetti sostanziali della società
industriale: concentrazione di grandi masse di lavoratori salariati nelle
fabbriche e nelle aziende finanziate ed organizzate dai capitalisti,
prevalenza numerica degli occupati nel settore secondario su quelli del
settore primario e terziario, applicazione delle scoperte scientifiche al
processo di produzione industriale, graduale urbanizzazione e nascita
delle metropoli, crescente scolarizzazione delle masse, ristrutturazione
degli spazi in funzione della fabbricazione e del consumo dei prodotti
industriali, incremento del consumismo, fede in un progresso
irreversibile e in un benessere sempre maggiore, sincronizzazione
dell’uomo non più sui tempi e sui ritmi della natura ma su quelli delle
macchine, presenza conflittuale entro le fabbriche di due parti sociali
(datori di lavoro e lavoratori) distinte e contrapposte.
2
H. Popitz, Verso una società artificiale, Editori Riuniti, Roma, 1996
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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Nella fase più matura della società industriale emergono fenomeni
nuovi che aprono prospettive di un suo superamento, l’inizio di una
fase di transizione verso una nuova organizzazione. Ne sono esempi la
progressiva convergenza tra i Paesi industriali, a prescindere dal loro
regime politico, e la crescita delle classi medie a livello sociale. La
società industrializzata si qualifica sempre di più come società di
massa, nel senso che consente e, ad un tempo, richiede all’individuo di
inserirsi nel sistema di relazioni sociali e produttive. Il cittadino,
incorporato come mai prima nei processi di gestione della cosa
pubblica e del potere, diviene più solidale con la collettività e si sente
più affine ai suoi conterranei sviluppando forme di avanzato
egualitarismo morale. Questo tipo di società è il frutto di una continua
espansione della produzione e dei consumi che, per mantenere un
quadro costante di bisogni da soddisfare, comincia ad investire con
interventi di manipolazione le sfere di comportamento prima lasciate
all’autonoma determinazione degli individui e dei gruppi.
Agli anni dell’epoca a dominanza industriale segue una fase di
incertezza, determinata sia dalla percezione di oggettivi limiti dello
sviluppo, sia dalla carenza di modelli teorici sufficientemente
sperimentati e consolidati per far fronte ad una realtà che si modifica
con ritmi del tutto nuovi. Uno degli elementi principali della società
emergente è infatti costituito dalla diffusione immediata delle
informazioni attraverso i mass media che modificano la concezione del
tempo e dello spazio e, con essa, i modi di pensare, gli schemi mentali,
le tradizioni, la cultura. Il passaggio da una fase all’altra non avviene
certo attraverso l’annullamento della prima e la sua sostituzione
radicale con la seconda, ma gradualmente.
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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Ad A. Toffler e a P. Levy dobbiamo molti studi e teorie interessanti
sull’argomento.
Toffler
3
ha riconosciuto il merito delle tecnologie a base informatica
per aver permesso all’uomo di riformulare i propri bisogni e
riconquistare il protagonismo, ha considerato il passaggio dalla società
industriale a quella post-industriale come una conseguenza della
destrutturazione dei fenomeni di uniformità e di massificazione, ed ha
ideato uno schema sintetico costituito da sei processi per rappresentare
la decadenza della società industriale nell’ambito tecnologico,
economico, sociale e psico-culturale. Questi sei fenomeni sono:
standardizzazione, specializzazione (segmentazione del processo
produttivo associata alla parcellizzazione delle funzioni),
sincronizzazione, concentrazione (in poche mani enormi ricchezze e
nelle metropoli grandi masse), massimizzazione, centralizzazione (nelle
sfere decisionali).
Pierre Levy
4
descrive il passaggio dai media molari a quelli molecolari,
affermando che nel primo sistema citato vige la logica dello scambio
uno/molti tale che la comunicazione sia rivolta a grandi agglomerati
collettivi, i centri d’informazione e di decisione sono pochi, il centro
d’interesse è la massa. Nella seconda partizione si ha, invece, un
modello comunicativo da tutti verso tutti in tempo reale secondo
relazione interattiva, le scelte non sono unidirezionali, il centro è il
singolo individuo, di forte penetrazione è l’idea di rete.
La società post-industriale è un tipo di organizzazione caratterizzata dal
sopravvento del settore terziario sugli altri settori dell’economia. Ecco
perchè Bell ne individua il 1956 come anno di nascita: per la prima
volta, i colletti bianchi (impiegati) superarono numericamente i colletti
3
S. Cristante, Potere e comunicazione, già cit., pp.175-176
4
S. Brancato, Introduzione alla Sociologia del cinema, Luca Sossella editore, p. 204
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blu (operai) negli Stati Uniti
5
. Questi mutamenti attengono alla
struttura sociale, alle trasformazioni che si producono nella vita
economica e professionale, ai nuovi rapporti che si stabiliscono tra la
scienza e la tecnologia. La produzione di beni non regredisce, ma
assorbe sempre meno risorse umane e materiali, assimilate invece
perlopiù dalla produzione di servizi. Ne sono caratteristiche
fondamentali: la prevalenza dei professionisti e dei tecnici, la centralità
del sapere teorico e la creazione di una nuova tecnologia intellettuale.
Queste trasformazioni della struttura produttiva e dell’assetto
tecnologico conducono a profondi mutamenti anche sotto il profilo
della cultura diffusa e delle immagini guida per l’azione degli individui
e dei gruppi. In particolare comportando: il declino dei modelli di vita
improntati alla fabbrica, l’emergere di valori e culture centrate sul
tempo libero, una maggiore importanza per la conoscenza teorica e per
la ricerca scientifica, un ruolo di primo piano per la produzione libera
d’idee e per l’istruzione. L’immagine della società contemporanea post-
industriale e della collocazione dell’individuo nel suo contesto risulta
assai più complessa che nel passato, molto diversa da quella offerta
dalla società industriale e da quella, ancora precedente, delle epoche
rurali e mercantili.
Considerazioni ottimistiche per le possibilità e le condizioni di vita
dell’uomo post-industriale vengono manifestate dagli studiosi che si
occupano delle nuove tecnologie e dei loro effetti. Secondo loro questa
nuova organizzazione porterà con sé un’ampia gamma di inattese
possibilità e di effetti positivi, come: la maggiore importanza ai
miglioramenti qualitativi rispetto alla crescita quantitativa, l’elevazione
della scolarità e del sapere diffuso, una maggiore elasticità e fruibilità
del progresso tecnologico (strumentazione miniaturizzata e
personalizzata), l’aumento delle possibilità di scelta sia per quanto
5
S. Cristante, Potere e comunicazione, già cit., p.173
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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riguarda il lavoro (per esempio nella gestione dei suoi tempi) che gli
oggetti e i divertimenti, maggiori fonti d’informazione.
Mentre la società industriale creava soprattutto mezzi di produzione,
beni consumabili e capitale (sfruttando soprattutto la continuità dei
bisogni e dei corrispondenti processi produttivi), la società post-
industriale genera soprattutto conoscenza, gestione di sistemi, capacità
di provocare e gestire il cambiamento. Il processo fondamentale capace
di influire su tutti gli altri nella società che si va costruendo non è più
da identificarsi nella produzione dei beni, ma piuttosto nella
programmazione dell’innovazione. L’accumulazione scientifica e la
manipolazione culturale prendono il posto dello sfruttamento materiale
e dei conflitti economici.
Ulteriore differenza tra la società industriale e quella post-industriale è
che nella prima sono chiaramente individuabili le condizioni di spazio e
di tempo in cui avviene la produzione come lo sono le gerarchie sociali
in cui essa si esplica, invece nella seconda tutti questi punti di
riferimento si indeboliscono e vengono tendenzialmente meno.
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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1.3 Scoperte e conquiste: i cambiamenti nella realtà
La grande diffusione dei mezzi di comunicazione di massa è uno degli
aspetti più rilevanti della civiltà contemporanea.
La stampa, la radio, la televisione, il cinema, la fotografia e tutto quello
che riguarda la cartellonistica (messaggi pubblicitari, affissioni...),
permettono, infatti, di divulgare con una tempestività e una capillarità
impensabile fino al secolo scorso, un’enorme quantità di messaggi
relativi ai fatti di cronaca, alla politica, allo spettacolo, alla pubblicità,
alla cultura.
Il mondo della comunicazione negli ultimi anni è stato sottoposto a una
notevole spinta all’innovazione e a uno stravolgimento dei suoi
riferimenti tradizionali, sia culturali che di mercato, dovuta soprattutto
alla diffusione dei new media, a Internet, ai nuovi strumenti di
marketing connessi alle tecnologie elettroniche, ai satelliti, alle reti
telematiche, ai cavi in fibra ottica, all’informatica. Tutte queste riforme
rivestono ormai un ruolo fondamentale sia sul piano politico che su
quello economico e socio-culturale. L’intero globo tende a ridefinirsi
all’ombra di questa rivoluzione che si diffonde secondo percorsi
mutevoli, di natura reticolare, non causale, non lineare, da cui
schiudono orizzonti imprevedibilmente affascinanti che ci mettono di
fronte ad una attualità in continuo divenire.
Tra le sfere maggiormente sensibili a tutto quello appena descritto: le
abitudini e la mentalità della gente, le istituzioni sociali, i media
generalisti e il loro consumo.
Le nuove conquiste hanno trasformato sia il rapporto utente-veicolo
comunicativo, rendendolo sempre più interattivo e orientato a relazioni
personali e individuali (face to face), sia i mezzi stessi, non più costruiti
con un centro trasmittente verso una moltitudine, ma secondo sistemi
policentrici in cui tutti possono essere parte operante. Il pubblico
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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diviene capace di gestire le informazioni e i contenuti scelti secondo le
proprie preferenze e attitudini.
Questi stravolgimenti portano anche l’affermazione della new economy
basata su due forze confluenti, la globalizzazione del business e la
centralità delle reti nell’information technology. E’ fondamentale
chiarire e approfondire entrambi i concetti. Per globalizzazione si
intende l’evidente perdita dei confini dell’agire quotidiano nelle diverse
dimensioni dell’economia, dell’informazione, della tecnica, dei conflitti
trans-culturali e della società civile, cioè, qualcosa di familiare e allo
stesso tempo lontano, difficile da riconoscere e descrivere, ma che
trasforma radicalmente la vita quotidiana con una forza ben percepibile,
costringendo tutti ad adeguarsi. Le notizie, le merci, le tecnologie, il
denaro oltrepassano ogni momento e a grandi velocità i confini degli
Stati, come se questi non esistessero, gli stili propri di ogni Paese si
confondono e talvolta non si comprendono, il melting pot avanza, si
vive e si agisce al di sopra delle distanze. Nel groviglio del mercato
mondiale si è formata una nuova economia virtuale di flussi monetari
trans-nazionali che sono sempre meno legati ad una dimensione
materiale e si risolvono in un gioco di informazioni e dati seguendo le
dinamiche di un processo che possiamo definire con il termine di
globalizzazione economica. I processi di integrazione e unificazione
delle diverse aree economiche hanno dato luogo a quelle
trasformazioni definite come globalizzazione dei mercati, in risposta al
quale si sono sviluppate nuove strategie di marketing . La possibilità,
non solo teorica, di organizzare i processi del lavoro e della produzione
dividendoli sulla superficie terrestre in maniera tale che, 24 ore su 24,
la prestazione cooperativa desiderata venga fornita alla tariffa più bassa
è tra i risultati della globalizzazione.
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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L’era delle tecnologie informatiche rappresenta per il grande ricercatore
M. McLuhan
6
la terza fase storico-evolutiva dopo la “costellazione
Gutenberg” e la “costellazione Marconi”. Questi tre periodi sono legati,
secondo lo studioso canadese, da un rapporto di continuità garantita da
diversi fattori, tra cui il principale è la rottura creata dai media
elettronici rispetto a quelli meccanici connessi alla stampa.
Altri ricercatori, come Gilder, invece non condividono affatto questa
teoria.
6
S. Cristante, Potere e comunicazione, già cit., p. 191
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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1.4 I mass media: broadcast, narrowcast e multipointcast
Nell’ambito degli studi sui mass media si tende a distinguere una serie
di tipologie correlate con le modalità comunicative che i canali
instaurano col destinatario.
Si parla a questo proposito di sistemi broadcast, narrowcast e
multipointcast.
Oggi si assiste ad un passaggio da modalità fruitive classiche, quelle dei
sistemi broadcast che caratterizzano i mezzi generalisti, a tipologie più
elaborate ed interattive, incentrate su sistemi narrowcast e
multipointcast. I passaggi dalla testualità all’ipertestualità possono
essere letti in parallelo come risultati di un processo continuo di
liberazione ed affrancamento dell’utente da tipologie fruitive orientate e
vincolate.
1.4.1 Il sistema broadcast
E’ la forma tradizionale e classica di fruizione mediale in cui
l’emittente è uno e i destinatari sono molti (sistema trasmissivo
gerarchico), generalmente privi della possibilità di rispondere. Ne è
stato un esempio finora la televisione italiana, ed in generale lo sono
tutti i media generalisti in cui si instaurano processi comunicativi
verticali ed in cui il destinatario ha un ruolo prevalentemente passivo.
La crisi dei media generalisti e i nuovi sentieri della pubblicità
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1.4.2 I sistemi narrowcast
Sono più recenti e caratterizzano la fruizione dei new media.
Nel narrowcasting la comunicazione è interattiva, grandi sono le
quantità di informazione, la struttura del sistema trasmissivo prevede un
rapporto da molti ad uno, ovvero molti canali a disposizione di un unico
soggetto che può scegliere in base ad interessi ed attitudini personali.
Il piccolo schermo via cavo, la pay TV, il video on demand, sono tutti
considerabili esempi in cui la gestione del consumo mediale passa
direttamente nelle mani dell’utente, il quale può costruire un palinsesto
ideale sfruttando la miriade di canali tematici che caratterizzano questi
sistemi.
Il narrowcast prefigura pertanto una modalità fruitiva personalista ed
interattiva.
1.4.3 I sistemi multipointcast
Hanno una architettura reticolare e consentono modalità comunicative
orizzontali, trasversali, da molti a molti. In questi sistemi i punti di
ricezione e di trasmissione sono mobili, instabili e le figure
dell’emittente e del ricevente si confondono. Ne è un esempio Internet.