3
l’hip hop possiede un linguaggio, uno stile di vita, un modo di pensare, dei segni
di riconoscimento, un sentimento di appartenenza rivendicata o attribuita, una
storia, una memoria, una prospettiva e un’economia.6
L’affermazione di Bazin fa comprendere che tale fenomeno non si riduce solo
alle sue attività artistiche, ma implica una vera e propria subcultura 7 e il possedere una
specifica mentalità.8
Questa subcultura, con la sua propria mentalità, si incarna e si esprime mediante
le sue componenti comunicative ed artistiche; una di queste espressioni è appunto, la
breakdance; ossia una
competitive, acrobatic and pantomimic dance with outrageous physical
contortions, spins and backflips which are wedded to a fluid syncopated circling
body rock.9
La breakdance, e le altre espressioni artistiche facenti parte del contesto hip hop,
all’interno della cultura dominante, sono definibili come sottoculture di resistenza,
subculture, controculture. U.Net10 spiega chiaramente la natura subculturale e
controculturale dell’ hip hop: “I pionieri della cultura hip hop descrivono il periodo
come entusiasmante, parlando di una reale controcultura, nata come reazione alla
politica reazionaria del periodo che portava musica, divertimento e contestazione al di
fuori delle discoteche”.11
Questo fenomeno è stato già studiato da diversi autori e da diverse prospettive
d’approccio. L’hip hop ovviamente non è l’unico movimento controculturale che nasce
all’interno di una cultura egemone, difatti esistono già una moltitudine di studi su
subculture, controculture e movimenti giovanili di contestazione in genere. Un’area di
ricerca che si interessa di questi fenomeni è quella nata inizialmente con il nome British
6
Huges BAZIN, La cultura hip hop, Nardo, Besa, 1999, 27.
7
Subcultura, controcultura e cultura egemone: vedi il glossario. Inoltre, l’hip hop viene considerato un
movimento culturale e una sottocultura giovanile proprio da autori come Bazin. Quindi al fine di
evitare ripetizioni del termine hip hop all’interno della ricerca, si utilizzerà anche il termine
movimento come sinonimo.
8
Questa mentalità e una serie di regole e atteggiamenti verranno spiegati nel primo capitolo.
9
Tricia ROSE, Black noise. Rap music and black culture in contemporary America. Hanover,
University Press of New England, 1994, 47.
10
Questo è il nickname con il quale si fa chiamare questo autore. Ha pubblicato 2 testi sull’ hip hop
entrambi sotto questo alias. Non utilizza il suo nome anagrafico per pubblicare le sue opere.
11
U.NET, Bigger than hip hop. Storie della nuova resistenza afroamericana, Milano, Agenzia X, 2008,
36.
4
Cultural Studies,
area di ricerca tesa a studiare i fenomeni e le pratiche della società e della cultura
contemporanea secondo una prospettiva sociologica e critica insieme, i cultural
studies nascono come British Cultural Studies presso il dipartimento di Inglese
dell’Università di Birmingham, nel 1964 con la fondazione del Centre for
Contemporary Cultural Studies (CCCS) […].12
Il CCCS,
unitamente alla critica della tradizione umanistica, […] ha svolto nel corso degli
anni una serie di studi: sui subcultural groups, primo fra tutti il pianeta sommerso
dei giovani, dei loro stili di vita, delle mode, dei conflitti con il mondo degli adulti
e della cultura ufficiale.13
Il settore dei gruppi subculturali non è stata l’unica area di interesse del centro, ma ha
avuto una notevole importanza proprio per favorire l’apertura a questi mondi fino ad
allora non esplorati a fondo dal mondo accademico.
Per portare un ulteriore esempio, autori come Dick Hedbige, con testi come
Sottocultura: il fascino di uno stile innaturale, sono di notevole importanza per
un’analisi di questi fenomeni.
Un aspetto della cultura popolare è quello della popular music, analizzato da
autori come Roy Shuker che, attraverso il suo Key concepts in popular music, elenca in
un chiaro ‘dizionario’, dai gruppi giovanili (punk, rockers, teddy boys ecc.) ai generi
musicali specifici (jazz, reggae, rock ecc.), e tutta una serie di termini inerenti a questo
mondo (audiences, bootlegs, cultural industries, ecc.). Un altro autore che ha
contribuito agli studi sulla popular music è Richard Middleton, di cui si cita Studiare la
popular music e Voicing the popular.
Nello specifico dell’ hip hop, autori italiani come U.Net e Nicolò De Rienzo
analizzano maggiormente l’aspetto sociologico e culturologico del movimento,
concentrandosi maggiormente nello spiegare il fenomeno nella sua nascita e nel suo
primo sviluppo. Analogo è l’approccio del francese Huges Bazin, che però
parallelamente aggiunge anche uno studio sullo sviluppo del fenomeno in Francia.
12
Gianna CAPPELLO, Cultural studies, in Franco LEVER – Pier Cesare RIVOLTELLA – Adriano
ZANACCHI, La comunicazione. Il dizionario di scienze e tecniche, Roma, ELLEDICI, Rai-Eri,
LAS, 2002, 344.
13
CAPPELLO, La comunicazione. Il dizionario di scienze e tecniche, 344.
5
Invece autori come David Toop, Paolo Ferrari e Fancesco Adinolfi, si concentrano
maggiormente sul rap e sull’aspetto musicologico. Lo statunitense Jeff Chang fornisce
un’analisi completa giungendo fino al 2000, con un’indagine che si rivela sistematica.
Infine, altri studiosi, come l’autrice Tricia Rose, oltre a fornire una valida analisi della
prima fase del movimento, ne evidenziano aspetti peculiari, nel caso specifico
osservando il ruolo delle donne nell’ambito soprattutto del rap.14
Questa ricerca, analizzando la subcultura hip hop e la breakdance, si pone i
seguenti obiettivi:
• offrire un quadro storico e socio-culturale che descriva il contesto dove
prende vita la subcultura hip hop, senza pretendere uno studio sistematico
dell’hip hop fino ai giorni nostri (quando necessario, verranno solo citati
alcuni aspetti nel quadro attuale del fenomeno). Dunque, mettere in luce
anche le conseguenze della politica di abbandono perpetrata proprio nel
Bronx durante gli anni ’70.
• Evidenziare le ragioni che portano ad affermare che l’hip hop può essere
considerato un movimento controculturale di resistenza e non, e come può
venire erroneamente definito solo un genere musicale.
• Mostrare le differenze e le similitudini tra due tipologie di gruppi giovanili –
gang e crew – comprendendo le ragioni che creano confusioni
terminologiche e concettuali.
• Mostrare come questa sottocultura abbia una forte capacità di adattamento
ed inclusività di elementi presenti in altre culture, appropriandosene e
rielaborandole.
• Focalizzare l’accento sulla breakdance come comunicazione e cultura
(ballo, danza, attività competitiva e agonistica) e come linguaggio del corpo.
• Iniziare ad esplorare alcuni aspetti educativi dell’hip hop e della
breakdance. Questo ultimo non è propriamente definibile come un obiettivo
da raggiungere in questo lavoro, ma come base per poi proseguire il lavoro
nella tesi specialistica.
14
Per le opere degli autori appena citati si rimanda alla bibliografia del lavoro.
6
Questi obiettivi, scaturiscono dai seguenti interrogativi:
• come ha interagito il contesto socio-culturale e socio-economico di disagio
radicato nella città di New York durante la nascita e l’evoluzione dell’hip
hop?
• La presenza di crimini e violenza nelle gang è analoga ai gruppi di
aggregazione – le crew – che si formano nell’hip hop? Quale contributo è
stato portato da questo movimento al fine di evolvere le gang?
• Si può definire la breakdance una vera e propria danza che si spiega
all’interno di una più ampia cultura, oppure è solo una forma di
intrattenimento e spettacolo?
• Quale tipo di educazione, se di educazione si può parlare, può offrire l’hip
hop ai giovani?
Di conseguenza il lavoro sarà basato su queste ipotesi:
• Le espressioni artistiche formate nell’hip hop sono state influenzate dal
disagio diffuso di queste classi etniche più povere e quindi hanno
caratteristiche di risposta all’ambiente nelle quali nascono e si sviluppano.
• L’hip hop ha affievolito il fenomeno della violenza insita nelle gang, ma non
ha mai preteso di essere la soluzione totale al problema.
• La breakdance, se compresa dentro il suo contesto, assume delle
connotazioni che non la limitano ad intrattenimento e spettacolo, ma é vera
e propria cultura e linguaggio corpo.
• Questo movimento può essere osservato come un potente fattore di
educazione ed educazione autodidattica al di fuori delle istituzioni
tradizionali.
Metodologicamente, questa ricerca si svilupperà partendo da una compilazione
bibliografica sugli autori e le opere che hanno trattato il fenomeno della breakdance nel
hip hop, particolarmente nei suoi aspetti socio-culturali e comunicativi. L’analisi dei
diversi approcci scientifici al tema ed una sintesi critica saranno modi costanti di tentar
di definire il fenomeno, descrivere le sue principali caratteristiche, per tentar di capire le
7
principali valenze comunicative e culturali.
Precedentemente si è messa in luce l’esistenza del corposo gergo del hip hop. Il
dover spiegare questo slang rende necessario, per una maggiore comprensione del
fenomeno, che si crei un apposito glossario. Questo strumento metodologico, oltre a
definire i termini specifici della sottocultura dell’hip hop, vuole essere di supporto per la
definizione anche di termini ad esso affini, come ad esempio altri generi musicali che
hanno contaminato o si lasciano contaminare dalla musica rap. Questo glossario
potrebbe generare un eccessivo rimando che va dal corpo del testo ai vocaboli definiti
nel glossario stesso, non consentendo una lettura lineare. Di fatto però, l’assenza di
questo glossario avrebbe costretto ad una serie eccessiva di note a piè di pagina o di
incidentali nel corpo del testo, rendendo comunque difficoltosa la redazione e la stessa
lettura.
Strutturalmente, questa ricerca è così articolata: un primo capitolo presenta il
fenomeno nella sua genericità osservando il contesto urbano in cui nasce. Due
protagonisti del movimento vengono poi presentati perché ritenuti di fondamentale
importanza per la diffusione del fenomeno. In seguito, si mette l’accento sull’
aggregazione giovanile: le gang e le crew. Successivamente, vengono definiti e descritti
tre dei quattro elementi artistici dell’hip hop. Vengono presentati nel primo capitolo solo
tre degli elementi poiché la breakdance è approfondita nel secondo capitolo.
Il secondo capitolo, partendo dai concetti di danza come comunicazione non
verbale e danza come arte, rito, gioco e comunicazione, si focalizza poi sulla
breakdance, presentandone l’etimologia e i vari termini usati come sinonimi. Si
vogliono anche evidenziare le sue radici nell’ambito dei vari balli ed attività che l’hanno
contaminata, la contaminano e la contamineranno. Inoltre il secondo capitolo, al fine di
fornire un’eventuale base per un possibile ulteriore lavoro nella tesi specialistica,
presenterà anche alcuni aspetti pedagogico-educativi dell’hip hop e della breakdance.
Il limite e le difficoltà di questa tesi sono concentrate nella complessità stessa del
fenomeno, poiché esso – si potrebbe dire – “contiene” altri sottofenomeni (le quattro
espressioni artistiche-comunicative) che di fatto sono difficilmente riunibili
esaustivamente all’interno in una ricerca di baccalaureato. Inoltre data la continua
evoluzione e diffusione dell’hip hop, è anche complesso delimitare il tema affinché la