7
o esauriti) e a destreggiarmi nella preistoria della psicoanalisi, è stata ben presto
compensata dalla capacità di appassionarmi.
La controversa interpretazione dell’omosessualità femminile rende difficile mettere
un punto al lavoro intrapreso, inoltre, la complessità e la visibilità attuale del fenomeno
indagato richiederebbero ulteriori approfondimenti e ricerche, nonché un maggior numero
di dati, derivanti dalle esperienze cliniche dirette. Pur riconoscendo i limiti di questo
studio, tuttavia, la messa in luce delle incoerenze e della fragilità delle posizioni finora
sostenute, in ambito psicoanalitico, potrà giovare ad una migliore comprensione
dell’omosessualità femminile, ed orientare più mature rielaborazioni.
Ringrazio vivamente il professore Ernesto Gianoli per avermi assistito con
accalorata partecipazione, oltre al professor Vittorio Luigi Castellazzi per la sua gentile
collaborazione.
Roma, 19 luglio 2000
8
INTRODUZIONE
A distanza di circa cent’anni dalla rivoluzione sessuale sollevata da Freud, il tema
della sessualità umana continua ad attrarre l’opinione pubblica e scientifica in maniera
preminente, quasi ossessiva. Lo dimostra l’enorme quantità di pubblicazioni che ricorrono
nella letteratura e si dibattono a livello di mass media, nell’ottica sociale, religiosa,
politica, psicologica e morale.
All’interno di tale tematica, la donna ha rivendicato sempre più spazio ed
attenzione, portando alla luce le proprie esigenze anche nel campo della sessualità. Negli
ultimi cinquant’anni, dunque, gli studi sulla femminilità si sono ampiamente diffusi ed
intensificati.
Tutto questo proliferare d’argomentazioni sulla sessualità femminile, molto spesso
ha chiamato in causa la dottrina psicoanalitica. Per quest’ultima, come sappiamo, la sfera
sessuale ha sempre costituito il campo d’indagine privilegiato, rappresentando il punto
nevralgico dello sviluppo umano.
L’investigazione psicoanalitica ha fornito strumenti molto penetranti e innovativi
per analizzare la sessualità femminile, pur arrivando spesso a formulazioni contrastanti e
inconciliabili.
9
Una difficoltà che inerisce a molti studi psicoanalitici, infatti, è costituita dal
riferimento a diversi quadri teorici che essi presuppongono, dalle molteplici e differenti
formulazioni non chiaramente esplicitate e che generalmente, invece, si ritiene di
conoscere.
1
La psicoanalisi, in altre parole, è una scienza al cui interno sono state
formulate differenti teorie della personalità umana.
2
Nel panorama delle teorie
psicoanalitiche, pertanto, lo studio della sessualità femminile si presenta alquanto
disorganico e complesso, erede di conflitti teorici che tutt’oggi permangono.
Lo stesso Freud, ricordiamo, era giunto alla constatazione della propria
inadeguatezza teorica verso la sessualità femminile, ammettendo: “Se volete saperne di più
attorno alla femminilità, interrogate la vostra esperienza, o rivolgetevi ai poeti, oppure
attendete che la scienza possa darvi ragguagli meglio approfonditi e più coerenti.”
3
Dopo Freud, la sessualità femminile ha vissuto una lunga fase di scontri e dibattiti,
che per quanto ricca ed animata non ha portato ad un confronto d’opinioni realmente
fecondo. Per non compromettere la coesione del loro giovane movimento, molti
psicoanalisti hanno preferito lasciare da parte le loro divergenze teoriche ed hanno
rinunciato all’aspetto pionieristico, appoggiandosi in maniera quasi talmudica alle
originarie investigazioni freudiane.
4
1
Cfr. A. IMBASCIATI, La donna e la bambina. Psicoanalisi della femminilità. Milano, Franco Angeli [s.d.],
pp. 17 - 18.
2
J. R GREENBERG – S. A. MITCHELL (1983), Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica.
Bologna, Il Mulino 1986.
3
S. FREUD, La femminilità (1932), Opere, vol. XI, Boringhieri, Torino 1979, p. 241.
4
Cfr. J. CHASSEGUET – SMIRGEL, La sessualità femminile (1964), Bari, Biblioteca Universale Laterza
1995, p. 12; Cfr. D. ANZIEU, L’Io Pelle, Roma, Borla 1994, p. 50.
10
Attualmente, ci sembra che questa tendenza sia stata in gran parte superata:
numerosi autori hanno deciso di mettersi in discussione, modificando la rigidità delle loro
precedenti affermazioni
5
, o la loro stretta osservanza al fondatore della psicoanalisi.
Nuove ipotesi sono state avanzate.
A nostro avviso, comunque, rimangono numerose zona d’ombra riguardo la
trattazione della sessualità umana: alcune proposte teoriche ci sembrano ambigue o
originate da confusioni terminologiche.
Ebbene, nel presente elaborato ci addentreremo proprio in queste zone umbratili: il
dark continent
6
della vita sessuale della donna adulta. Il nostro discorso sarà circoscritto
all’approccio psicoanalitico. L’obiettivo di questo lavoro, comunque, sarà ben più
specifico e di particolare interesse. Cercheremo di approfondire un aspetto della sessualità
della donna, forse attualmente tra i più controversi ed inspiegabili: l’omosessualità
femminile.
L’omosessualità della donna sembra essere un argomento trascurato, confrontato
alla voluminosa letteratura sull’omosessualità maschile. Come Freud stesso rilevò, infatti,
“L’omosessualità femminile, che pur non è certo meno frequente di quella maschile, pur
5
La psicoanalista freudiana Joyce Mc Dougall, per esempio, ritratta le conclusioni cui era approdata in anni
precedenti: “Trent’anni or sono scrissi un saggio sul tema dell’‘Omosessualità nelle donne’ basandomi su un
campione molto limitato di pazienti. All’inseperienza come analista si aggiungeva il fatto che la mia
comprensione delle dinamiche dei rapporti d’amore lesbico si fondava su uno sparuto campione. Queste
carenze mi portarono a formulare un certo numero di osservazioni che, pur essendo pertinenti alle
analizzande considerate, risultavano meno applicabili alle altre pazienti lesbiche con cui ho avuto occasione
di lavorare negli anni successivi alle mie prime ricerche. Analogamente, non vorrei neppure dar
l’impressione che i risultati cui sono giunta oggi siano generalizzabili e applicabili a tutte le donne
omosessuali” [Cfr. J. MC DOUGALL (1995), Eros. Le deviazioni del desiderio. Milano, Raffaello Cortina
Editore 1997, p. 52].
6
Cfr. S. FREUD, Il problema dell’analisi condotta da non medici (1926), trad. it., Opere, vol. X, Torino,
Boringhieri 1978, p. 379.
11
essendo di gran lunga meno vistosa, non solo è stata ignorata dalla legge, ma è anche stata
trascurata dalla ricerca psicoanalitica”.
7
Nel valutare le ragioni di questo scarso interesse, vengono in mente svariate ipotesi.
Vista la maggioranza di uomini in campo psichiatrico e psicoanalitico, l’idea che le donne
possano preferire membri del proprio sesso potrebbe essere stata rifiutata in quanto
inaccettabile. Inoltre, siccome la società non è altrettanto pronta a scoprire e condannare le
preferenze della donna omosessuale, quest’ultima potrebbe nutrire minore angoscia della
sua diversità e per questo cercare minore aiuto dalle comunità psichiatriche.
8
La mancanza
di leggi specifiche contro l’omosessualità femminile, nella maggioranza degli Stati
occidentali, potrebbe derivare da un inconscio rifiuto maschile a riconoscere alla donna la
capacità di procurarsi il piacere sessuale senza la partecipazione dell’uomo, e le leggi, in
linea di massima, sono opera dell’uomo.
9
Verso la realtà lesbica, dunque, la società contemporanea mostra un atteggiamento
d’indulgenza o cieca indifferenza, molto più marcato che non verso l’omosessualità
maschile. L’omosessualità femminile, del resto, appare in modo meno manifesto di quella
maschile, meno clamoroso.
10
Il minore interesse verso l’omosessualità femminile, pertanto,
potrebbe spiegarsi anche a ragione della evidente differenza di comportamento, esistente
fra le coppie omosessuali maschili e quelle femminili.
7
FREUD, Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile (1920), trad. it., Opere, vol. IX, Torino
Boringhieri 1977, p. 11.
8
Cfr. M. E. ROMM, La sessualità e omosessualità nella donna, in J. MARMOR, L’inversione sessuale
(1965). Milano, Feltrinelli Editore 1970, p. 284.
9
Cfr. F. CAPRIO, Female homosexuality, New York, Citadel 1954.
10
Secondo Imbasciati, nell’omosessualità maschile è più frequente e più pregnante una dinamica interna
sadica, che è alla base di certe appariscenze stradali: “Questo sadismo occulto spesso confina con le
situazioni interne di deficienza di rapporto d’oggetto, che sono alla base della pornografia. L’omosessualità
maschile stradale è spesso pornografica, più che omosessualità” (Cfr. IMBASCIATI, La donna e la bambina,
Op. cit., p. 368).
12
La questione omosessuale, in ogni modo, sia maschile che femminile, è stata
recentemente oggetto d’accesi dibattiti e polemiche.
Il 16 marzo dell’anno corrente, infatti, l’Europarlamento ha chiesto a tutti i Paesi
dell’Unione Europea di introdurre la convivenza registrata fra persone dello stesso sesso,
riconoscendo loro gli stessi diritti e doveri previsti per le coppie eterosessuali. Gli
eurodeputati hanno approvato l’articolo 54 della relazione annuale sui diritti umani, nel
quale chiedono, inoltre, agli Stati che non vi abbiano ancora provveduto, di modificare la
propria legislazione al fine di riconoscere legalmente la convivenza al di fuori del
matrimonio, indipendentemente dal sesso. L’articolo, approvato con 251 voti a favore, 169
contrari e 13 astensioni, sottolinea infine la necessità di compiere rapidi progressi
nell’ambito del riconoscimento reciproco delle varie forme di convivenza legale non
coniugale e dei matrimoni legali fra persone dello stesso sesso nell’Unione Europea.
11
Il tema della omosessualità, dunque, necessita di una tempestiva ed accurata
riflessione, anche dal punto di vista sociale, religioso ed istituzionale. A tale scopo,
imposteremo il discorso in tre parti.
Nel primo capitolo introdurremo il fenomeno dell’omosessualità femminile
attraverso una serie di dati storici, sociologici, biologici e culturali. Tratteggeremo, dunque,
le problematiche dell’omosessualità femminile in relazione al suo impatto con la realtà
sociale, religiosa ed istituzionale. Cosa s’intende per lesbismo? Cosa comprende una
relazione lesbica e cosa la rende diversa da quella eterosessuale? Ed inoltre, quali valori
minaccia in campo sociale, religioso ed istituzionale?
11
ANSA, UE: Sì a convivenza registrata tra omosessuali. Strasburgo, 16-3-2000, http://www.ansa.it//
13
Su queste domande si impernierà la nostra prima valutazione dell’argomento.
La seconda parte della tesi sarà riservata alla posizione teorica più ortodossa della
psicoanalisi, che è anche quella più controversa. La valutazione dell’omosessualità come
perversione, come inversione, arresto di sviluppo od aberrazione, rimanda infatti alla
delicata questione della normalità e della patologia, dunque, al sottile confine tra di esse.
Partendo da Freud, esamineremo la concezione della sessualità femminile sottostante a tale
posizione, per arrivare a comprendere l’omosessualità come deviazione dallo sviluppo
psicosessuale ottimale. Necessariamente, dovremo soffermarci sui capisaldi della
concezione psicoanalitica sullo sviluppo psicosessuale femminile.
Cercheremo di esporre in modo agevole e schematico le principali divergenze sui
termini “tecnici”: quelli che in psicoanalisi si danno generalmente per scontati, pur essendo
utilizzati da ogni autore in modo diverso, a seconda della sua personalità o del suo percorso
investigativo. La relazione pre-edipica, il complesso di castrazione, l’invidia del pene, il
Super-io femminile, ma anche la diatriba sull’investimento del clitoride o della vagina, e
dunque la masturbazione femminile.
12
Nella terza parte del lavoro, invece, tratteremo l’omosessualità femminile alla luce
di una revisione critica del concetto di perversione e degli scopi della terapia
psicoanalitica. Per agevolare le comprensione in maniera metodica e ordinata, seguiremo
una procedura analoga a quella della seconda parte, ovvero, attraverso i suddetti nuclei
tematici di sviluppo psicosessuale.
12
A conclusione del secondo capitolo abbiamo aggiunto, in appendice, contributi di approfondimento del
pensiero degli autori citati.
14
Questa volta però, dedicheremo spazio a due concetti estremamente importanti e
generalmente trascurati o confusi, dalla corrente psicoanalitica: il concetto d’identità di
genere e quello dell’ideale dell’Io.
Le teorizzazioni freudiane non arrivarono a formulare una netta distinzione tra
omosessualità e disturbo d’identità di genere. Il padre della psicoanalisi non parlò in senso
specifico di disturbi di identità di genere, se non riconducendoli a formazioni patologiche
del ruolo sessuale, cioè all’omosessualità. Da tali premesse si originarono diverse direzioni
di ricerca: quella di considerare i due fenomeni come disturbi distinti ma con identica
eziologia; quella di classificare solo il disturbo d’identità di genere tra le patologie sessuali,
senza fare altrettanto per l’omosessualità; oppure, la decisione di fondere assieme i due
concetti, con una semplice sovrapposizione. È dunque da tenere presente, come
sottolineano Zucker e Blanchard, che la maggior parte delle spiegazioni di tipo
psicodinamico per il disturbo d’identità di genere sono strettamente collegate a quelle per
l’omosessualità.
13
Per superare tale impasse, imposteremo il capitolo sulla base degli studi
più recenti di Emilce Dio Bleichmar e Joyce Mc Dougall.
La rivelazione della specificità dell’identità di genere e del desiderio femminile,
riportata da queste due autrici, contribuisce a ripristinare una visione più corretta della
sessualità e dell’omosessualità femminile. L’introduzione del concetto di “ideale dell’io”
in questa sede, inoltre, è pertinente, poiché la sessualità femminile si snoda lungo la
dimensione narcisistica dello sviluppo psichico.
13
Cit. in K. WILSON, The Disparate Classification of Gender and Sexual Orientation in American
Psychiatry, http://www.transgender.org/gic/index.html.
15
Il complesso di castrazione, in questa prospettiva, impone alla bambina una
ricostruzione del suo sistema narcisistico di ideali di genere, una valorizzazione della
propria femminilità, che orienti tanto il suo ruolo di genere quanto il suo desiderio
sessuale, verso il conseguimento del progetto di divenire donna. L’omosessualità
femminile si delinea, in quest’ottica, come una delle innumerevoli espressioni della
sessualità umana, in un contesto che non dispone di chiare chiavi di lettura interpretative e,
oltretutto, che non trova più ragioni nella difesa aprioristica dell’eterosessualità. Joyce Mc
Dougall, portavoce di una visione più tollerante verso l’omosessualità femminile, non
ricorre all’imposizione dell’eterosessualità come guarigione dalla “malattia” omosessuale,
né si presta a modello di comportamento sessuale. Piuttosto, s’interroga sulle proprie
tendenze controtransferali, rispetto all’omosessualità degli analizzandi.
Freud aveva considerato l’omosessualità come “qualcosa di patologico, un arresto
di sviluppo”, ed aveva rifiutato di prestarsi a curare gli omosessuali che non volessero
essere curati. Una cosa, comunque, è definire patologico un fenomeno, ed un’altra, invece,
motivare un ricovero o un trattamento obbligato sulla base di tale asserzione,
comportandosi da giudici, quindi, e non solo da psichiatri.
14
Come afferma Joyce Mc Dougall, la sessualità umana “è un’esperienza
intrinsecamente traumatica”
15
, e “se accetteremo di considerare la sopravvivenza psichica
un valore psicoanalitico fondamentale, saremo anche costretti a ripensare profondamente le
nostre posizioni teoriche”.
16
14
Cfr. T. S. SZASZ, Aspetti giuridici e morali dell’omosessualità. In J. MARMOR, L’inversione sessuale
(1965). Milano, Feltrinelli Editore, 1970, p. 139.
15
J. MC DOUGALL (1995), Eros. Le deviazioni del desiderio. Milano, Raffaello Cortina Editore 1997, p. 1.
16
Ibid., p. 255.
16
Il passo finale, allora, sarà quello di radunare le diverse proposte in un unico spazio
di riflessione, per poter trarre le nostre conclusioni e lasciare aperti spunti d’analisi per
successive dissertazioni.
Al termine del lavoro trasparirà con evidenza un risultato per così dire “socratico”,
anche se paradossale: la consapevolezza di non sapere, di non conoscere a fondo il
problema dell’omosessualità femminile.
In ambito psicoanalitico, l’omosessualità femminile rappresenta uno studio
complesso e multiproblematico, poiché, come dicevamo all’inizio, tale questione rimanda
all’enigma della sessualità femminile, ovvero, all’incompleta ed insoddisfacente
interpretazione freudiana. Oggi, pur essendo progredita la conoscenza della sessualità
femminile, ci sembra che non esistano chiare direttive sul tema dell’omosessualità in
generale e, di conseguenza, del lesbismo.
Si rende dunque necessario, a questo punto, denunciare i limiti e l’inconsistenza di
certe prese di posizione, e ripensare alla formulazione della diagnosi per l’orientamento
omosessuale.
Di fronte alla vastità della produzione e al problema di delineare le due prospettive
in modo sufficientemente esaustivo, abbiamo deciso di delimitare il lavoro esclusivamente
ai concetti chiave degli autori citati, senza indugiare troppo in controversi
approfondimenti, e riferendoci esclusivamente alla questione della sessualità femminile.
Speriamo che il nostro lavoro possa rispondere alle più curiose ed urgenti
perplessità, e sollecitare un fruttuoso dibattito su un tema tanto discusso quanto ancora
sconosciuto, come quello della sessualità femminile.
17
CAPITOLO PRIMO: INTRODUZIONE ALL’OMOSESSUALITÀ
FEMMINILE
In questo primo capitolo presenteremo il fenomeno dell’omosessualità femminile
attraverso una serie di dati: etimologici, storici, sociali e biologici.
Innanzitutto spiegheremo il significato del termine “omosessualità”. Forniremo una
serie di definizioni dell’omosessualità in generale (per ambo i sessi) ed elencheremo le
varie denominazioni che si sono avvicendate nella storia occidentale per designare le
donne omosessuali. Spiegheremo, inoltre, in che modo si manifesta l’omosessualità
femminile nella società contemporanea, da un punto di vista strettamente fenomenologico:
riporteremo i dati statistici italiani dell’ISPES (Istituto di Studi Politici, Economici e
Sociali) e quelli delle più importanti ricerche europee e statunitensi.
Dopo questa ampia e necessaria panoramica, analizzeremo gli ultimi risultati
empirici che abbiano avuto lo scopo d’individuare una base biologica nell’omosessualità
femminile. Vedremo infine le più salienti manifestazioni dell’omosessualità femminile nel
corso della storia, in conformità con gli obiettivi del presente elaborato: l’omosessualità
femminile nell’antica Grecia, nel suo rapporto col movimento politico femminista e, per
ultimo, nel suo impatto con la società del mondo attuale.
L’ultimo paragrafo del capitolo sarà incentrato sul rapporto tra omosessualità
femminile e le istituzioni: quella del lavoro, del matrimonio e della Chiesa cattolica.
In tal modo, speriamo di offrire uno sguardo generale, anche se non esaustivo, del
fenomeno indagato.
18
1. 1. Etimologia della parola “omosessualità”
Non è certa la paternità di questo termine.
17
La parola “omosessualità” è stata
coniata con il prefisso greco omos, che vuol dire “lo stesso” e il sostantivo latino sexus, che
vuol dire “sesso”, e non dal latino homo, uomo: il termine “omosessuale”, pertanto, si può
applicare tanto agli uomini che alle donne.
Letteralmente, “omosessualità” significa “di un solo sesso” e usualmente indica le
relazioni sessuali o atti sessuali tra persone dello stesso sesso. In questo senso, dunque,
l’omosessualità indica l’opposto dell’eterosessualità, che denomina, invece, relazioni tra
persone di sesso diverso.
18
17
Cfr. AA. VV. Omosessualità scienza e coscienza, Assisi, Cittadella Editrice 1983, pp. 9 – 171; Cfr. AA.
VV., I diritti umani nella Chiesa Cattolica, Torino, Claudiana 1981, p. 122; Cfr. A. C. KINSEY, Il
comportamento sessuale dell’uomo, Milano, Bompiani 1950, p. 494; Cfr. M. CONSOLI, Stonewall, quando
la rivoluzione è gay, Roma, Napoleone 1990, pp. 18 – 24.
18
Cfr. F. TARGONSKI, Fenomenologia della diversità. Omosessualità un fatto e un problema morale [s.l.],
MFE 1994, p. 17.
19
1. 2. Definizioni di omosessualità
Alcune definizioni generalmente in uso di omosessualità sono le seguenti:
- L’omosessualità è “la perversione caratterizzata da rapporti sessuali con
individui dello stesso sesso e verificantesi sia nell’uomo (pederastia o
umanismo) sia nella donna (saffismo o tribadismo)”.
19
- L’omosessualità “indica in senso stretto lo stato dell’individuo, uomo o
donna, che, indipendentemente dall’età e dalle condizioni di vita, pur
appartenendo ad un sesso morfologicamente definito e pur non
desiderando cambiarlo, è attratto sessualmente verso le persone del
proprio sesso in modo così radicale da sentire ripugnanza dell’altro
sesso.”
20
- “È la condizione caratterizzata da attrazione fisico – sentimentale verso le
persone dello stesso sesso.”
21
- L’omosessualità equivale all’essere omosessuale, quindi, una “persona che
ha inclinazioni erotiche verso soggetti del suo stesso sesso.”
22
- L’omosessualità consiste “nell’attrazione sessuale per, e rapporti sessuali
con, persone del proprio sesso”.
23
19
AA. VV., (1964), Enciclopedia Universale, vol. X, Milano, Larousse/Rizzoli 1966, p. 750. La parola
“omosessualità” non compare nell’aggiornamento del 1975 né in quello del 1982 di questa stessa
enciclopedia.
20
P. CASSILLO, Mai omosessualità, Frigento, Casa Mariana 1984, p. 5; Cfr. AA. VV., Gli omosessuali,
Bologna, EDB 1970.
21
G. CALETTI, Il comportamento sessuale degli italiani, Bologna, Calderoni 1976, p. 291.
22
AA. VV., Dizionario Garzanti della lingua italiana, X edizione, Milano, Garzanti 1981, p. 1151.
23
H. MAISCH, Omosessualità, in AA. VV., Dizionario di psicologia, Roma, Ed. Paoline 1982, p. 765.
20
- “[…] può dirsi omosessuale chi, soprattutto nell’età adulta, prova una
attrazione sessuale netta e pressoché esclusiva verso le persone del proprio
sesso” e ha abitualmente, ma non necessariamente, rapporti con esse”.
Questo “distingue l’autentico omosessuale dal bisessuale o
dall’eterosessuale che ha avuto comportamenti omosessuali episodici,
evenienza tutt’altro che rara”.
24
- L’omosessualità in senso clinico è “un individuo che è motivato, nell’età
adulta, da una decisa attrazione erotica preferenziale per i membri dello
stesso sesso, e che di solito (ma non necessariamente) ha rapporti sessuali
con loro.”
25
- L’omosessualità è la “perversione sessuale caratterizzata dall’attrazione
amorosa verso individui dello stesso sesso.”
26
- L’omosessualità è “l’inclinazione verso lo stesso sesso, allorché il centro
di gravità si situa sul piano del sesso”.
27
- Per omosessualità “s’intende: la condizione umana di una persona che a
livello sessuale si caratterizza per la peculiarità di sentirsi costitutivamente
collocata nella forma di espressione esclusiva in cui il partner è dello
stesso sesso”.
28
24
E. OCCHIPINTI. – D. RAZZOLI, I nostri ragazzi si confessano, Milano, Sugarco / CDE 1985, p. 190.
25
J. MARMOR, op. cit., p. 9.
26
AA. VV., Nuovissima Enciclopedia Generale, vol. XIV, Novara, De Agostini 1988, p. 211.
27
M. POLLO, Ci sono ma si nascondono. In “Famiglia oggi”, n. 11, (1993), p. 17.
28
M. VIDAL, Etica della sessualità, Torino, SEI 1993, p. 111.