v
prospettive di lettura che hanno introdotto ed argomentano l’e-government,
significa, invece, procedere nel tentativo di definizione di un diverso contesto.
Il punto di partenza della definizione di questo nuovo scenario è stato
individuato nel processo di ammodernamento della Pubblica
Amministrazione e nella funzione che ha svolto il parallelo sviluppo della
comunicazione pubblica.
“Lo Stato italiano non sa, per lunga tradizione, comunicare [...] visto che
da decenni lo Stato e la sua classe amministrativa sono oggetto della
comunicazione altrui (quante critiche feroci, quanti sbeffeggiamenti...) e non
sono mai riusciti a essere soggetto attivo di relazione con i cittadini e la
pubblica opinione (quella alta degli opinionisti e quella meno alta degli utenti
quotidiani dei pubblici servizi)”
1
, questa è la dichiarazione di Giuseppe De
Rita che introduce all’analisi della comunicazione pubblica.
In questa affermazione si evidenziano le due principali carenze
dell’apparato pubblico: l’incapacità di comunicare - causa della strutturata
modalità comunicativa statale “one to many”, sempre più lontana dalle nuove
forme di comunicazione che si sviluppano “one to one” o “many to many” e
incapacità relazionale - causa della logica autoreferenziale degli apparati
pubblici.
Oltre ad evidenziarne le cause, saranno presi in considerazione i fattori
che hanno avuto un ruolo propulsivo in questo processo, gli strumenti che
sono stati adottati per attuare il cambiamento ed il ruolo svolto dalla
comunicazione pubblica.
Questi argomenti sono affrontati nel “capitolo 0” perché non
rappresentano uno dei tanti aspetti che compongono il t-government, o che
hanno contribuito alla sua ideazione, ma costituiscono la condizione
necessaria affinché quest’ultimo potesse essere pensato e potesse acquisire
il ruolo che oggi gli viene prospettato.
Fino agli anni Ottanta dello scorso secolo si è potuta riscontrare nella
Pubblica Amministrazione la totale assenza dell’orientamento all’utente.
1
Stefano Rolando, Teoria e tecniche della comunicazione pubblica, dallo Stato sovraordinato alla
sussidiarietà, etaslab, Bologna 2003
vi
In Italia la Pubblica Amministrazione ha sempre occupato un posto
primario a causa dell’inefficienza del centralismo statale; Cassese
2
sostiene
che il problema delle amministrazioni pubbliche è inversamente
proporzionale al riconoscimento dello status di cittadino. Quest’ultimo si è
dovuto accontentare di occupare un posto secondario e rimanere <<suddito
nei confronti della pubblica amministrazione che esercita la più ampia
discrezionalità>>
3
.
Un ulteriore punto di debolezza del nostro apparato amministrativo
viene identificato nella discontinuità delle politiche pubbliche. In parte la
discontinuità è dipendenti dalla breve durata che ha caratterizzato la
permanenza media dei governi italiani; in un governo in cui vi è instabilità di
indirizzi e di guida dell’amministrazione il principale ostacolo dopo la caduta
dello stesso è rappresentato dalla necessità di dover riformulare le politiche
pubbliche, con il conseguente ed evidente problema di discontinuità nel
perseguirle.
E’ indispensabile analizzare i fattori che hanno determinato
l’ammodernamento e gli strumenti attraverso cui questo si è posto in essere
perché l’orientamento all’utente e l’ottimizzazione delle risorse pubbliche
convogliate per il perseguimento di fini comuni sono alla base di quel
government che ha individuato nei new media lo strumento di ottimizzazione
delle risorse e la soluzione al problema della frammentazione.
Tra gli elementi che, invece, concernono strettamente la realizzazione
del t-government l’analisi prende in considerazione, in primo luogo, il mezzo
attraverso cui i servizi dovranno essere offerti: la televisione digitale terrestre
(DTT). In riferimento a questa vengono analizzati una serie di aspetti che
sono necessari alla comprensione dello stesso mezzo digitale e alle sue
correlazioni con il contesto in cui si inserisce.
Vengono, infatti, esposte le motivazioni che hanno spinto
all’introduzione del digitale terrestre nel panorama mediatico preesistente, le
condizioni che ne hanno reso possibile la realizzazione e le difficoltà che ne
2
Concetto riportato in S. Cassese, Lo stato introvabile, modernità ed arretratezza delle istituzioni
italiane, Donzelli editore, Roma 1998
3
ibidem, p.60
vii
hanno rallentato l’adozione, o che hanno reso necessaria l’introduzione di
alcune variazioni. L’analisi sfocerà nella valutazione dei risultati raggiunti,
anche confrontandoli con le potenzialità che si sono evidenziate durante la
fase di progettazione e nella considerazione dei reali benefici che il mezzo
offre ai cittadini italiani.
L’origine della televisione digitale terrestre è rintracciabile nell’idea di far
convergere due mezzi di comunicazione di massa che hanno determinato
con il loro ingresso nella vita quotidiana degli individui dei cambiamenti
epocali; la televisione analogica ed internet.
Importanti in questo contesto sono l’attenta valutazione delle loro
caratteristiche specifiche e delle conseguenze derivanti dalla loro diffusione,
visto che il digitale terrestre si propone come la sintesi delle caratteristiche
appartenenti ai due mezzi sopra citati. Quest’analisi consentirà
l’individuazione delle peculiarità del digitale terrestre, e, per valutare il ruolo
effettivo che andrà a ricoprire, sarà presa in considerazione la tanto dibattuta
ipotesi della funzione democratizzante del mezzo, che dovrebbe fondere alla
capillare diffusione della televisione analogica la qualità digitale e
l’interattività di internet.
Un ulteriore momento di comprensione della struttura e della funzione
della DTT è rintracciabile negli aspetti tecnici che hanno determinato la
realizzazione effettiva del mezzo; focalizzare l’attenzione sulle fasi di
progettazione, sperimentazione ed attuazione significa acquisire una
maggiore consapevolezza delle modalità di strutturazione e delle
potenzialità della realtà della televisione digitale.
Solo avendo alla base dell’analisi un quadro ben delineato delle
potenzialità e dei limiti sarà possibile impiantare una valutazione delle
conseguenti implicazioni economiche. Come si può immaginare, le suddette
implicazioni non incidono solo nella fase di diffusione commerciale dei set-
top-box e delle schede prepagate, ma sono state determinanti già dalla fase
di progettazione della DTT inducendo ad adottare delle procedure piuttosto
che altre ( riguardo l’architettura di rete, i tempi e le modalità di copertura del
territorio etc. ).
viii
E’ fondamentale capire che la progettazione e la realizzazione del
digitale terrestre è strettamente dipendente dalle caratteristiche del contesto,
il quale a sua volta è definito da caratteristiche economiche e allo stesso
tempo influisce sulla determinazione di cambiamenti nel settore economico.
E’ un processo circolare: le modalità indicate in sede di progettazione sono
state influenzate dalla disponibilità delle risorse economiche, l’attuazione del
progetto ha generato nuovi mercati che creano nuovi flussi economici.
Si può individuare una duplice presenza del fattore economico, che, da
un lato, interviene in sede di progettazione - determinando l’adozione delle
modalità ritenute appropriate al fine del raggiungimento degli obbiettivi
prefissi - e attiene all’ottimizzazione delle risorse disponibili, e, dall’altro, è
identificabile nei risvolti che sono direttamente conseguenti dalla creazione di
nuovi mercati, e nuovi impieghi necessari alla realizzazione del progetto.
Tutti gli argomenti che finora sono stati considerati rappresentano lo
“spazio vitale”del t- government, un ulteriore contesto in cui il government
può trovare attuazione.
Ma l’analisi che segue non vuole essere una sterile elencazione delle
molteplici possibilità che la televisione digitale terrestre mette a disposizione
FLUSSI ECONOMICI DELINEAZIONE DEL
CONTESTO
determinano la determinano la
DEFINIZIONE DEL PROGETTO CREAZIONE
obbiettivi da raggiungere, DI NUOVI MERCATI
modalità esecutive
ix
per la distribuzione dei servizi di government attraverso le sue potenzialità
tecniche. L’obiettivo principale che questo studio si prefigge è la valutazione
dell’effettiva utilità del t-government, dirigendo l’attenzione verso i molteplici
fattori che ne costituiscono l’accessibilità e l’usabilità e della sua funzione
democratizzante rispetto all’e-government.
Affinché se ne possa riscontrare una effettiva utilità è necessario che
tutte le risorse impiegate abbiano creato uno strumento che avrà un diverso
target di riferimento, che dovrà essere rappresentato soprattutto da quel
gruppo di utenza che non riesce ad accedere ad internet. Se l’interattività del
digitale terrestre dovesse avere come pubblico di riferimento gli utenti che
dispongono già dell’accessibilità ad internet, si annienterebbe uno dei principi
posti alla base della progettazione della DTT: la convergenza tra le funzioni
interattive di internet e la capillarità della diffusione del mezzo televisivo.
Ciò significherebbe aver messo a disposizione di soggetti già
tecnologicamente integrati un ulteriore strumento interattivo, ma di non aver
contribuito al superamento del digital divide.
La valutazione finale, ovviamente, non è riferita alle caratteristiche di
accessibilità, usabilità, finzione democratizzante e superamento del digital
divide in riferimento alle caratteristiche generiche della televisione digitale
terrestre, ma vuole trasporre questi elementi alle specificità del t-government.
Sono proprio le informazioni ed i servizi pubblici ad amplificare la
necessità di dover abbattere le barriere che ostruiscono l’accesso garantito
dai principi democratici. Si assiste all’estensione del diritto d’informazione alle
dimensioni passive e riflessive; viene riconosciuto il diritto ad essere
informati, e ad informarsi. Questo implica che non basta garantire libertà
d’informazione, ma è necessario rendere disponibile ed accessibile
l’informazione.
Il fine ultimo del lavoro riportato nei capitoli che seguono è
rappresentato dalla verifica della reale accessibilità ai servizi di t-government;
se un servizio offerto non è facilmente raggiungibile dall’utente, se i
contenitori ed i contenuti sono organizzati male e sono poco chiari, se la
tecnologia offre solo un’interattività formale, se i costi di accesso sono
x
proibitivi e se si individuano altri ostacoli che segnano il percorso che
conduce alla effettiva e sostanziale accessibilità, allora il t-government sarà
condannato a rimanere un’appendice dell’e-government.
Per acquisire dignità il t-government dovrà vedersi implementato tra gli
strumenti che il pubblico mette a disposizione degli utenti.
1Capitolo 0
La comunicazione pubblica nel processo di ammodernamento
della pubblica amministrazione
Lo Stato italiano è stato per decenni autoreferenziale; vigeva in primis la
sua soggettività, e all’interno di questa logica trovavano poco spazio i cittadini e
le relazioni con gli altri soggetti esterni.
Lo Stato-soggetto, come è stato definito da Giuseppe De Rita, diventa
Stato-funzione
1
; oggi i cittadini si aspettano che il settore pubblico eserciti delle
funzioni allo scopo di soddisfare i loro bisogni.
Le politiche di valutazione dell’azione pubblica sono sempre più incentrate
sulla soddisfazione dell’utente ( customer satisfaction ), e la comunicazione
pubblica diventa uno dei fattori fondamentali per poter istituire un nuovo
rapporto tra il settore pubblico ed il cittadino, che alla luce di questo diventa
utente.
0.1 L’arretratezza del settore pubblico
Nel settore pubblico si assiste al pullulare di inefficienza e staticità, la
maggioranza delle azioni pubbliche, invece di essere indirizzate
all’amministrazione, sono rivolte all’”autoamministrazione”
2
. In altri termini
questo significa che buona parte delle risorse pubbliche vengono spese nel
tentativo di coordinare il funzionamento della pubblica amministrazione; il
soggetto su cui il settore pubblico investe le proprie risorse è individuabile nella
1
Stefano Rolando, Teoria e tecniche della comunicazione pubblica, dallo Stato sovraordinato alla
sussidiarietà, Bologna, Etaslab, 2003
2
Sabino Cassese, Lo Stato introvabile, modernità ed arretratezza delle istituzioni
italiane, Roma, Donzelli editore, 1998
2pubblica amministrazione stessa, lasciando un’attenzione residuale ai servizi
che deve erogare.
Le ragioni di questa “macchinosità” che permea il settore pubblico italiano
sono individuabili in alcuni fattori che si sono sviluppati lungo il percorso storico
che ha visto il definirsi istituzionale e culturale dell’Italia.
Le radici dell’autoreferenzialità statale si possono rintracciare nella stessa
formazione dello Stato italiano che è avvenuta per “iniziativa regia, senza
partecipazione popolare”
3
; ed assume un ruolo centrale, è titolare della
sovranità.
Lo Stato italiano presenta degli elementi con forte carica negativa e alcuni
si evidenziano fin dalla sua nascita. Non solo è giunto in ritardo all’unificazione
rispetto alla formazione degli Stati dell’area europea, ma la stessa unificazione
ha dovuto favorire la creazione di un’identità nazionale; non esisteva un popolo
italiano diviso politicamente, ma il contesto presentava una molteplicità di
culture diverse che non condividevano alcun sentimento di nazionalismo.
La formazione dello Stato italiano ha seguito il percorso inverso rispetto a
quello seguito da quegli altri Stati, che sono giunti all’unità politica avendo alla
base una forte e reale identità nazionale.
A causa del ritardo con cui si è giunti all’unificazione si è presentata la
necessità di dover recuperare quel tratto che gli altri Stati avevano percorso in
tempi molto più lunghi e si è assistito alla conseguente incompletezza
nell’edificio dello Stato che ha comportato una ”evoluzione per adattamenti, o -
se si preferisce - cambiamento senza innovazione”
4
.
Tra gli altri fattori ha inciso anche il fervore che animava la volontà di
giungere al traguardo dell’unificazione ha avuto come conseguenza
un’incompletezza nel disegno, che è stata causa di continui riadattamenti
finalizzati ad apportare modifiche; ma questi non lo hanno reso organico.
3
ibidem, p.19
4
ibidem, p.56
3Tra gli altri aspetti negativi che lo Stato italiano presenta, troviamo
l’autoreferenzialità dello stesso, che delega al cittadino un ruolo secondario. Ma
possiamo individuare, come ulteriore punto di debolezza, anche l’instabilità
governativa che ha provocato una continua riformulazione delle politiche
pubbliche. Questa discontinuità è strettamente dipendente dalla breve durata
che ha caratterizzato, dall’immediato dopoguerra in poi, i governi in carica.
0.2 Il contributo della Costituzione alla comunicazione pubblica
Con la Costituzione del 1948 si assiste al riconoscimento dei diritti del
cittadino e dei soggetti sociali; la sovranità viene attribuita direttamente al
popolo.
Lo Stato non è più sovrano.
L’art. 2 ridefinisce il ruolo del cittadino affermando che “La repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle
formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei
doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
L’articolo “rovescia l’ottocentesca priorità dello Stato e identifica nella
persona umana il valore-base del sistema positivo [...]”
5
.
Con questo articolo viene sancita la centralità del cittadino nella relazione
con lo Stato, superando la concezione, tipicamente ottocentesca, dell’egemonia
statale che ha trovato nel fascismo il suo consolidamento.
Viene stabilito formalmente che il nucleo intorno al quale deve svilupparsi
l’azione pubblica è il cittadino, perché lo Stato è finalmente percepito come
l’insieme dei cittadini, e non insieme degli apparati pubblici. Ed in questo
contesto che nasce il concetto di “servizio”.
5
Giuliano Amato, Individuo e autorità nella disciplina della libertà personale, Milano, Giuffrè 1976
4Bisogna sottolineare che la Costituzione non si può analizzare nei suoi
effetti immediati, ma è importante valutarne le potenzialità implicite; il testo
costituzionale definisce delle linee guida che saranno sviluppate dalle leggi
ordinarie, queste, a loro volta, devono garantire il rispetto dei principi del dettato
costituzionale. Infatti, anche se non viene esplicitamente regolamentato il tema
dell’informazione, a causa delle pregresse esperienze fasciste sul tema,
possiamo rintracciare la garanzia del diritto all’informazione nella sua
dimensione attiva - inteso come diritto a diffondere le proprie idee - nell’art.21.
Si afferma la libertà “di manifestare direttamente il proprio pensiero con la
parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ma restano assolutamente
latitanti le garanzie sulla dimensione passiva del diritto, nell’accezione di essere
informati, e sulla sua dimensione riflessiva, intesa come diritto alla ricerca attiva
delle informazioni.
La cautela che caratterizza l’approccio della Costituente al tema
dell’informazione affonda le proprie radici nell’intuizione fascista che interpreta
la comunicazione istituzionale come un vero e proprio strumento di
mobilitazione. Il fascismo aveva “importato” in Italia l’impiego della forza degli
atti comunicativi, e su questi poggiò la sua azione che mirava allo sviluppo del
regime totalitario.
Date le pregresse esperienze che hanno visto la comunicazione assumere
un ruolo propagandistico di indiscutibile efficacia, ne deriva una situazione in cui
il sentimento nutrito nei confronti della comunicazione pubblica si identifica nella
totale diffidenza.
Per questo motivo i costituenti pensavano alla comunicazione come ad
un’arma troppo potente che impersonava uno spettro più facile da rimuovere
che da regolamentare, e per questo motivo si limitarono al dettato di articoli che
impedissero l’esercizio della censura, attraverso il riconoscimento
dell’inviolabilità del diritto di manifestazione del pensiero. Infatti nella
Costituzione ci si limita ad affermare la sovranità del cittadino nell’ambito
costituzionalmente garantito, ma nei confronti della Pubblica Amministrazione
5rimane in una posizione di sudditanza; il cittadino continua ad essere suddito
per quanto riguarda gli aspetti che regolano la sua vita quotidiana.
Il clima che si era creato durante la redazione della Carta Costituzionale
faceva percepire l’assenza della comunicazione da parte delle istituzioni
sull’evento, Francesco Calasso scriveva su Il Mondo: “Niente ci è noto di questi
lavori preparatori, e niente con molta probabilità ci verrà reso noto all’infuori di
ciò che l’indiscrezione di questo o quel membro della commissione dei 75 come
il caso vorrà ci farà sapere... l’interesse degli italiani per la costruzione di questa
casa nella quale dovranno abitare per qualche secolo con i loro figli e i figli dei
figli, è molto modesto: ha bisogno di essere ridestato e tenuto sveglio, ha
bisogno soprattutto di essere educato.”
6
Di fatto gli italiani si sentivano ancora scossi e, in gran parte, prigionieri di
quell’incubo dal quale si erano appena svegliati. Le vicende della seconda
guerra mondiale li avevano distrutti moralmente e fisicamente, stavano
tentando di riappropriarsi della dignità che gli era stata sottratta durante il
conflitto e procedevano nel tentativo di rimuovere quel nazionalismo che tanto
identificavano con il fascismo.
Gli italiani del secondo dopoguerra erano intenti a soddisfare, almeno in
parte, i loro bisogni primari, l’unica cosa che attirava il loro interesse era la
consapevolezza di vivere un momento di tregua dai conflitti; il loro agire non era
mosso da prospettive future, nutrivano disinteresse per il proprio avvenire,
perché il presente era labile ed incerto e a maggior ragione nutrivano
disinteresse per il futuro di uno Stato che li aveva delusi.
Infatti, al clima tragico, caratterizzato dalle difficoltà materiali e morali
causate dal conflitto, si sommava la diffusa diffidenza che gli italiani avevano
acquisito nei confronti del governo e del re che prima li avevano trascinati in
quel conflitto, e poi li avevano abbandonati.
6
Francesco Calasso, La costituente criptogenica, in Il Mondo, Firene, 17 agosto 1946
6Alla latitanza delle istituzioni nella comunicazione sulla redazione della
Costituzione e al disinteresse della popolazione per l’evento seguì l’assenza
della formazione di un’identità costituzionale. Nonostante si era assistito ad una
buona partecipazione popolare in occasione del referendum con il quale si
chiedeva agli italiani di effettuare la scelta tra Repubblica e Monarchia, in
questo caso l’evento non trasmetteva il carattere di prossimità, anzi l’attività
della Costituente era percepita con grande distacco.
Gli italiani non riuscivano ad identificarsi in quei principi che erano stati
individuati dall’alto della Costituente, la diffidenza che gli eventi pregressi
avevano fatto diffondere nel popolo italiano aveva creato una frattura tra le
istituzioni ed i cittadini che sembrava irrecuperabile.
Furono i partiti politici ad incanalare le identità in cui la popolazione si
riconosceva, e furono i partiti a “ricucire lo strappo tra società - disgregata,
lacerata nei valori, nelle sue cose, nelle sue appartenenze - e Stato [...]”
7
.
Colsero l’esigenza di creare dei flussi comunicativi, ma non si ebbe la
nascita di una comunicazione di interesse generale, si vide, invece, il sorgere
della comunicazione politica. Quest’ultima, che in principio nasceva come
elemento finalizzato a canalizzare le spinte dal basso e ad unire le voci della
popolazione nel tentativo di mediare ai vertici del potere politico il malcontento
popolare, ben presto diventò uno strumento capace di acuire i contrasti sociali.
I partiti politici riuscirono, comunque, dove la Costituzione aveva fallito, e
all’identità costituzionale sopraggiunse l’identica basata sulle ideologie politiche.
Però, gli stessi partiti che avevano costituito un “fattore determinante di
integrazione, creando identità condivise”
8
furono anche generatori di conflitti, ed
evidenziarono una delle fratture che erano presenti in Italia.
7
Stefano Rolando, Teoria e tecniche della comunicazione pubblica, dallo stato sovraordinato alla
sussidiarietà, Bologna, Etas lab, 2003
8
Pietro Scoppola, La Costituzione contesa,Torino, Einaudi, 1998 p. 49
70.3 Le trasformazioni del contesto in cui si inserisce la comunicazione
pubblica
“La comunicazione pubblica è più figlia della semplificazione e
dell’innovazione amministrativa che di Mc Luhan. E’ più vicina ai processi di
modernizzazione che alla pubblicità. E’ una componente della riorganizzazione
interna più che una tecnica giornalistica.”
9
Con questa affermazione di
Alessandro Rovinetti si può introdurre sinteticamente l’argomentazione che
viene proposta in questo paragrafo.
La comunicazione pubblica introdotta nella riforma della Pubblica
Amministrazione acquista una sua dignità attraverso il ruolo specifico che le
viene attribuito; non è solo uno strumento, ma diventa un fattore essenziale del
suo ammodernamento.
Le indagini condotte sul settore pubblico fino agli inizi degli anni Ottanta
hanno avuto un’impostazione quasi prevalentemente economica e giuridica,
lasciando fuori la visione economico-aziendale.
Successivamente un contributo considerevole è stato offerto da quegli
studi che hanno ad oggetto il management; l’attenzione si è spostata sul
processo di cambiamento, inteso in senso ampio.
Infatti, se consideriamo la complessità della Pubblica Amministrazione,
che vede al suo interno la coesistenza di un sistema istituzionale, di un sistema
politico e di un sistema aziendale, allora ci rendiamo conto che il termine
“cambiamento” implica diverse accezioni, comprendendo:
- il “cambiamento manageriale” riassunto nei processi di
aziendalizzazione, che ha introdotto una progressiva apertura verso nuovi
strumenti, nuovi principi e nuove logiche di gestione;
9
Stefano Rolando, op. cit. p.104
8- il “cambiamento politico” che descrive il processo di definizione di un
diverso ruolo del settore pubblico attraverso l’affermazione di nuove correnti di
pensiero e l’insorgenza di nuove ideologie ed ha prodotto lo sviluppo di nuove
forme di consenso e nuove legittimazioni;basate sul concetto di servizio
- il “cambiamento normativo” individuato nei processi della pullulante
attività normativa degli anni novanta finalizzata alla semplificazione ed
all’innovazione dell’amministrazione del settore pubblico, che ha individuato e
regolamentato i mutamenti derivanti dalla crescente complessità socio-
econimica, con l’intento di farli recepire alle amministrazioni pubbliche.
10
Si è assistito al passaggio nella concezione del settore pubblico da
istituzionale a funzionale; l’aspetto più rilevante in base al quale viene valutata
la sua attività è la funzionalità.
Questa nuova visione che ha ad oggetto la Pubblica Amministrazione è il
risultato di diversi cambiamenti avvenuti negli ultimi due decenni del Novecento,
che hanno visto coinvolti il contesto culturale, l’ambito economico e quello
politico.
0.3.1 La funzione dell’Unione Europea e della new economy
Bisogna prima di tutto sottolineare che con la fine della guerra fredda e la
ripresa dalla crisi economica degli anni Settanta si assiste ad una crescente
divergenza tra i confini politici ed i confini economici di uno stesso Stato. Infatti,
durante gli anni Ottanta si assiste alla realizzazione di una maggiore
convergenza delle politiche attuate dai principali Paesi; alla fine degli anni
Settanta, in coincidenza della seconda crisi petrolifera, risultava evidente che i
paesi coinvolti non sarebbero riusciti a superare la crisi stimolando in modo
univoco le rispettive economie - si era già visto che in questa direzione
10
Alessandro Capocchi, Il processo di e-government nel sistema delle amministrazioni pubbliche,
Milano, Giuffrè editore, 2003