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Ho realizzato la tesi su uno dei più importanti istituti
previdenziali italiani, l’Inpdap - Istituto Nazionale di
Previdenza per i Dipendenti dell'Amministrazione Pubblica -
per studiare ed analizzare come l’ipotesi di un cambiamento,
possa manifestarsi valutandone i probabili effetti all’interno di
quella che può essere considerata come una vera e propria
azienda di “utilities”
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principalmente per pubblici dipendenti,
polo previdenziale e pilastro insieme l’Inps del sistema
pensionistico italiano.
La Pubblica Amministrazione si trova di fronte alla svolta
obbligata: cambiare e modernizzarsi. L’accelerazione dei
cicli economici, la competizione internazionale e l’evoluzione
delle dinamiche sociali impongono un modello di
amministrazione che sia in grado di accompagnare e
sostenere il cambiamento del paese, sia in grado di
comprendere le esigenze, anticipare i bisogni ed elaborare
risposte ed organizzare i servizi.
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Servizi pubblici
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Questo cambiamento può passare unicamente per una sola
via, quella del capitale umano, la materia prima da cui partire,
non è possibile prescindere da questo, soprattutto nella
Pubblica Amministrazione, che in Italia è spesso considerata
un parcheggio per “fannulloni”.
Anche in questa difficile realtà, infatti ci sono talenti da
valorizzare, dirigenti e funzionari che spingono per
l’innovazione, esattamente come nelle organizzazioni private,
anche se gli standard nell’offerta di servizi di quest’ultimi
sembrano lontano anni luce da quelli delle organizzazioni
pubbliche, poiché si registra un’insanabile scollamento con
l’utenza, a causa della lontananza della PA dai bisogni dei
cittadini e l’apparente scarso controllo dei servizi erogati per
loro, critiche che vengono mosse da molti anni.
I problemi con cui la PA
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si deve misurare, certamente non
sono di poco conto, sono molti ed annosi poiché includono
temi come: produttività, formazione, riconoscimento del merito,
valutazione delle prestazioni; reclutamento e valorizzazione
delle migliori professionalità, interscambio di competenze,
esperienze tra management pubblico e privato.
Si sono adoperati fiumi di inchiostro e fiumi di bit
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parlando
dell’inefficienza della PA, ma dopo tanto tempo, finalmente si
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Da questo momento in poi verrà utilizzato frequentemente il termine PA in
sostituzione di Pubblica Amministrazione.
3
In informatica ed in teoria dell'informazione, la parola bit ha due significati
molto diversi, a seconda del contesto in cui rispettivamente la si usa: un bit è
l'unità di misura dell'informazione (dall'inglese "binary unit"), definita come la
quantità minima di informazione che serve a discernere tra due possibili
alternative equiprobabili; Un bit è una cifra binaria, (in inglese "binary digit")
ovvero uno dei due simboli del sistema numerico binario, classicamente
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inizia a vedere, o meglio ad auspicare una sua complessiva
rivincita, una promessa che si spera non sia da marinaio.
Per far si che tutto questo possa concretizzarsi, il miglior
modo è affrontare i problemi con determinazione, immaginare
percorsi di modernizzazione possibili e partire dalle risorse
stesse – ancora tutte da sfruttare – che la PA ha a
disposizione come capitale umano.
Bisogna intraprendere questo percorso ponendosi una
domanda che ispiri le azioni future, chiedendosi quindi se il
nostro paese e la nostra Pubblica Amministrazione possa
permettersi di sprecare talenti ed occasioni.
L’idea di questa tesi trova la sua genesi dalle problematiche
e dalle domande precedentemente sottolineate, quindi dal
delicato argomento inerente sia il ruolo, sia l’azione della PA in
Italia.
Struttura e contenuti della tesi
La prima parte è stata suddivisa in due capitoli, il primo (Un
nuovo scenario di riferimento) è volto a delineare in che tipo
di contesto si inserisce oggi la PA, nel nostro caso quindi
l’Inpdap, uno scenario che nel corso degli anni è cambiato, si
è evoluto, ha visto il sorgere di nuove esigenze da parte dei
cittadini che chiedono servizi di qualità anche dalla PA. Una
parte importante è stata giocata anche dallo scenario
chiamati zero (0) e uno (1); In questo caso si intende nell’accezione di
articoli pubblicati su internet, o testi elaborati con il computer.
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internazionale, in cui un efficiente PA è sinonimo di
competitività per i rispettivi paesi.
Per garantire dei servizi di qualità è fondamentale il ruolo
dell’ICT - Information and Communication Technology – che
permette la connessione da parte degli attori che necessitano
di informazioni e la possibilità di generare conoscenza per
l’utenza, la sfida è difficile ma deve essere il punto di partenza
per la PA, per poter rendere questo possibile con il Change
Management, che possiamo considerarlo un approccio in cui
si pianifica un cambiamento e si gestisce nel tempo per
renderlo più efficiente ed efficace possibile, ma tenendo
sott’occhio anche l’economicità, che per la PA è una variabile
da tenere sempre in considerazione.
Il secondo capitolo (Fattori di criticità) di questa parte, si è
deciso di incentrarlo su tre elementi fondamentali che possono
rallentare, o comunque rendere difficoltoso un cambiamento. Il
primo elemento considerato, inevitabilmente è la burocrazia
che per configurazione organizzativa, per gestione dei
processi informativi, può rendere un’organizzazione lenta nel
prendere decisioni o svolgere mansioni.
La burocrazia si sposa con un altro elemento molto
importante, il sindacato, che a volte nel voler tutelare
legittimamente diritti per i lavoratori, perde di vista alcuni punti,
insomma il suo è un ruolo estremamente importante e
fondamentale, come tale dovrebbe essere svolto nel miglior
modo possibile, un sindacato che funziona non è soltanto un
vantaggio per i lavoratori, ma anche per l’organizzazione in
generale.
Per terminare questa prima parte, si è fatta una rassegna di
alcune leggi considerate importanti per il cambiamento della
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PA. La nuova prospettiva è stata presa in considerazione già
dai primi anni ’90, con la successione di diverse Leggi che
gradualmente hanno aggiunto elementi per giungere ad un
cambiamento, tuttora in corso, ma che sta proseguendo.
In questa sezione dedicata alle Leggi caratterizzanti il
cambiamento nella PA, si è descritto lo scenario determinato
da precisi indirizzi legislativi di carattere nazionale,
finalizzando tale cambiamento prima di tutto all’interno del
contenimento della spesa pubblica, grave problema che non
investe solo l’Italia, ma altri paesi e non ultimo per l’esigenza
di fornire servizi di qualità per i cittadini, velocizzandone le
procedure e cercando di ridurre le lungaggini burocratiche.
Nella seconda parte si presenterà l’Inpdap nei suoi punti
essenziali, si presenterà l’Istituto ai lettori, facendone
conoscere le attività, presentandone l’organigramma,
accennando brevemente alla sua storia, la vastità dei servizi
che offre, insomma se ne darà una descrizione generale utile
per conoscere cosa si ha di fronte.
Nella terza parte della tesi, invece, si è scesi dal generale al
particolare, ossia al caso specifico “Inpdap”. Il processo di
cambiamento dell’Istituto è iniziato dal 2004, sino ad oggi sono
stati fatti diversi passi importanti e nel 2009 sono partite
alcune sperimentazioni, insomma si sta procedendo con
adeguata analisi dei risultati.
In questa parte è stato quindi approfondito l’Istituto, si è
partiti dalla visione di tanti documenti interni, come atti,
delibere, progetti, piani industriali, si sono analizzati e resi
disponibili per una visione il più esauriente possibile e, ciò che
è stato visionato si è cercato di indagarlo sia navigando
all’interno delle rete Intranet, sia intervistando dirigenti
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recandosi nelle sedi di Roma, in cui è ubicata la sede
generale.
L’intento è stato quello di illustrare le azioni intraprese fino
ad oggi, esaminando il clima organizzativo, la comunicazione
interna, le tematiche della valorizzazione delle competenze,
ossia quali passi sono stati fatti dall’istituto per incrementare di
valore le competenze nell’organizzazione, operando un critico
confronto.
Si sono analizzati gli interventi realizzati e strettamente
correlati con i processi di cambiamento in corso, ad esempio
verificando l’utilizzo di tecnologie informatiche e telematiche
per re-ingegnerizzare le procedure ed incrementare i livelli di
efficienza ed efficacia della macchina organizzativa.
Per un sommario confronto l’Inps
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già utilizza metodologie
innovative che hanno cominciano a diffondersi, toccando
talvolta punte di eccellenza come il learning on the job -
apprendere sul lavoro - per soddisfare le esigenze di
aggiornamento tecnico-specialistico del proprio personale,
anche se ancora relativamente poco praticate rispetto ai
vantaggi che sono in grado di assicurare. Si analizzerà come i
livelli di efficacia ed efficienza, si rapportano a quelli che sono i
fabbisogni di professionalità necessari per lo svolgimento delle
funzioni istituzionali.
Le considerazioni conclusive chiuderanno il lavoro, a
supporto delle quali ci sarà una verifica delle tematiche
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Inps – Istituto Previdenziale Previdenza Sociale. Si è citato questo altro
ente previdenziale italiano perché anch’esso ha intrapreso la strada verso il
cambiamento all’interno dello scenario della PA. Si può considerare
collegato all’Inpdap in un certo senso, perché ne condivide la stessa
piattaforma tecnologia per la valutazione e valorizzazione della competenze.
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affrontate, quindi una “misurazione” dell’effettivo impegno
sostenuto dall’Amministrazione per sviluppare la formazione
dei dipendenti.
Trarremo conclusioni in base agli impulsi che si sono
riscontrati, verificando se effettivamente c’è stato un sforzo per
modernizzare e realizzare un cambio di paradigma,
raccogliendo le informazioni più interessanti sulla consistenza
del fenomeno e la sua evoluzione, in modo tale da delineare
un quadro d’insieme, tracciando le questioni aperte e le
prospettive future, tirando una revisione su un possibile trend
espansivo e l’effettiva capacità di perseguire strategie per
l’utilizzo e l’ottimizzazione della risorsa formativa.
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Prima parte: Scenari e criticità della Pubblica
Amministrazione
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1. Un nuovo scenario di riferimento
«E debbasi considerare come non è cosa
più difficile a trattare, né più dubia a riuscire,
né più pericolosa a maneggiare, che farsi a
capo ad introdurre nuovi ordini. Perché lo
introduttore ha per nimici tutti quelli che delli
ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi
defensori tutti quelli che delli ordini nuovi
farebbono bene. La quale tepidezza nasce,
parte per paura delli avversarii, che hanno le
leggi dal canto loro, parte dalla incredulità
delli uomini; li quali non credano in verità le
cose nuove, se non ne veggono nata una
ferma esperienza.» »
(Niccolò Machiavelli, Il Principe, cap. 6)
1.1. La Pubblica Amministrazione nella fase del
cambiamento
Cambiare un’organizzazione probabilmente è una delle più
grandi sfide contemporanee, a prescindere dal trovarsi davanti
ad un organizzazione pubblica o privata, cambiare implica
l’attuazione di uno stato di discontinuità rispetto alle
caratteristiche e le relazioni presenti.
Attuare un cambiamento all’interno di una PA
comunemente suscita diverse perplessità, legate alla sua
dimensione ed i complicati e districati rapporti interni
all’organizzazione, dove gli ostacoli sono senz’altro più grandi
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rispetto ad una realtà privata, più circoscritta, fluida e con una
burocrazia dalla posizione meno pregnante.
Ma nonostante questo, possiamo considerare medesimi gli
stimoli, infatti in entrambi i casi la teoria del cambiamento
organizzativo di Kurt Lewin è un valido strumento da cui
partire, dove il momento della discontinuità organizzativa si
snocciola lungo un complesso processo che si definisce lungo
le 3 fasi: scongelamento, trasformazione e ricongelamento.
Infatti, che si tratti di una Pubblica Amministrazione oppure
di un’organizzazione privata, le fasi che un’organizzazione si
trova ad affrontare sono le medesime, con inizio nella fase di
scongelamento (unfreezing), all’interno della quale si crea la
situazione di rottura di un equilibrio organizzativo, si supera
l’inerzia e lo smantellamento della mentalità e delle abitudini
esistenti. L’organizzazione si interroga concretamente sulla
situazione attuale, chiedendosi se sia o no il caso di dover
mettere in discussione tutti i procedimenti interni ed esterni.
Questo stato non significa attuare il cambiamento, ma
mettere in discussione le proprie certezze costruite nel tempo
fino a quel momento. Bisogna sempre fare i conti con la
naturale resistenza innescata dai meccanismi di difesa
presenti all’interno, rappresentati dalla risorse umane che
vivono e crescono all’interno dell’organizzazione.
Nella seconda fase, quella della trasformazione
(changing) invece avviene il movimento vero e proprio,
l’effettivo cambiamento, muta la situazione, è la vera fase di
implementazione. C’è una ristrutturazione dell’organizzazione,
che si identifica con un ruolo-modello, ossia si responsabilizza
e decide di pianificare degli obiettivi e delle strategie che
permettono di identificarsi in modo preciso all’interno della
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società oppure un contesto di riferimento. In pratica si adopera
un confronto e si crea un modello alternativo.
È lo stadio in cui si attua/manifesta il cambiamento,
contraddistinto da uno stato di confusione e di provvisorietà
legata alla transazione, c’è la consapevolezza del quadro
precedente, quindi si mette in discussione ma non si ha
ancora una chiara percezione di come sostituirlo. Si può
considerare come la fase di “inizio del lavoro” del Direttore con
il suo staff, in questa fase potrebbero sorgere problemi non
previsti o resistenze inaspettate, oppure ci si può rendere
conto che la fase richiederà più tempo del previsto per
attuarsi.
La terza fase è detta di ricongelamento (refreezing), la
fase di valutazione del cambiamento, comporta il
consolidamento del nuovo quadro e delle nuove abitudini e la
loro cristallizzazione, la discontinuità concreta dallo stato
originario, riporta gli individui ad un livello di confidenza con i
processi analogo a quello prima del cambiamento.
In questa fase si può avere il cosiddetto “rigetto” al
cambiamento, un’eventualità che è manifestazione di
cambiamento non avvenuto, quindi la realtà di una situazione
che non è cambiata. Tale eventualità potrebbe significare che
gli individui non hanno accettato la nuova figura e lo staff non
ha imparato a riconoscere l’autorità del nuovo Direttore, nel
contempo vorrebbe dire che il medesimo non è riuscito a fare
prevalere la propria autorità e non è stato capace di adattarsi
all’ambiente.
A prescindere dagli eventuali rigetti, l’ultima fase può
essere descritta come la permanenza del cambiamento, il
nuovo equilibrio raggiunto, la sua istituzionalizzazione, che si
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misura attraverso la differenza tra la condizione statica iniziale
e la condizione statica finale, è un processo che avviene
dall’alto verso il basso
1
.
Si parte da questa teoria, perché è la situazione in cui si
trova oggi la Pubblica Amministrazione, l’Inpdap in particolare,
fortemente burocratizzata ed ingabbiata nella stessa
burocrazia, dovendo fare i conti in una nuova realtà in cui c’è
un forte aumento di competitività, che come non mai investe
anche la PA, realtà dalle diverse ed intricate sfaccettature.
L’Istituto può essere identificato nella seconda fase
descritta da Kurt Lewin, la fase del cambiamento, dove è
presente una situazione confusionaria poiché c’è la chiara
percezione di come sostituire il proprio modello organizzativo,
ormai troppo maturo, ma nello stesso tempo sono presenti le
“normali” difficoltà per interpretarla in modo fluido e
trasparente.
Si sa che le difficoltà sono implicite nel cambiamento
stesso, ma questo non solo nelle organizzazioni, nella vita in
generale non si può prescindere dalla previsione di variabili
impreviste e problematiche. Per raggiungere un nuovo
equilibrio, ossia raggiungere la fase di ricongelamento,
bisogna quindi saper gestire al meglio tali difficoltà, quindi è
fondamentale una gestione del cambiamento, un Change
Management.
Generalmente si cambia per migliorarsi e per migliorare,
migliorare la proprie condizioni di vita, migliorare le proprie
conoscenze, migliorare un’organizzazione, all’interno della
quale è presente un’imprescindibile collettività, lo stesso
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K. Lewin, Field Theory in Social Science, New York, Harper and Row,
1951.
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termine “organizzazione” implica un soggetto collettivo
d’altronde.
In questa collettività però non tutti i soggetti sono uguali,
non tutte le risorse hanno le stesse competenze ed occorre
distinguere i ruoli in base ad esse, ossia delineare le attività
effettivamente svolte in un determinato contesto organizzativo,
distinguere le mansioni, quindi la somma di compiti elementari
riuniti in funzione di spazio e tempo per saturare il tempo di
lavoro al minor costo, formando degli strati di professionalità
aggregate che però siano omogenee al loro interno.
Per realizzare questo, è convincimento ormai diffuso che la
strada da percorrere sia sviluppare una politica di formazione
del personale, una leva indispensabile per realizzare nella PA
quel deciso “salto di qualità” che indirizzi la riforma, ma
soprattutto crescenti esigenze di adattamento a nuove
condizioni di contesto sia economiche che sociali, rendono
necessario per stabilire nuove e più efficaci modalità di
relazione con utenti e comunità amministrate.
Il tema inerente la formazione dei dipendenti in Italia è
relativamente recente, infatti prima degli inizi degli anni ’90 era
trascurato a causa della forte presenza di un cultura
burocratica, tesa soprattutto al rispetto formale del dettato
normativo, ma i cambiamenti intervenuti successivamente,
hanno evidenziato un cambio di rotta, una maggior
considerazione della tematica formazione professionale.
Si è compreso che la formazione è la chiave che permette
di introdurre nuovi modelli culturali orientati non più solo da
norme, ma da criteri di responsabilità guidati da risultati, in
grado di dotare le organizzazioni pubbliche di competenze e
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profili professionali coerenti con i processi di modernizzazione
in corso.
Anche a livello di indirizzo politico e normativo, forti sono
stati gli impulsi impressi nella direzione di una maggiore
attenzione alla formazione e, più in generale all’esigenza di
dare adeguato risalto a strumenti di valorizzazione del
capitale umano all’interno delle organizzazioni pubbliche.
Dagli anni ’90 ad oggi vi sono stati quindi importanti
passaggi che hanno permesso un notevole mutamento di
prospettiva nella PA, tappe che sono passate per decreti, leggi
e direttive, tutti elementi che verranno approfonditi strada
facendo.
Senz’altro la questione formativa ha assunto nel tempo una
maggior centralità, accompagnata da elementi inscindibili quali
la valorizzazione delle risorse, il merito ed i metodi di
incentivazione della produttività, tutto naturalmente
accompagnato in linea di massima dalla modalità di
contrattazione collettiva.
Nelle amministrazioni pubbliche si è diffusa una crescente
consapevolezza del ruolo da assegnare agli interventi tesi a
valorizzare il capitale umano quindi, ma in tale direzione
hanno certamente spinto ed influito importanti fattori di
cambiamento intervenuti soprattutto negli anni più recenti
2
.
2
Ad esempio la riforma nel 2001 del Titolo V della Costituzione, che segna il
passaggio ad un modello federalista che ri-articola le competenze e le
funzioni delle Pubbliche Amministrazioni, investendo di nuove e più
impegnative responsabilità e compiti i diversi livelli del governo locale, quali
regioni, province e comuni.