VIII
INTRODUZIONE
Questo lavoro esplora il concetto di sostenibilità applicandolo alla catena di fornitura,
con un particolare focus sul settore automobilistico e l’analisi del Bilancio di
Sostenibilità del Gruppo Fiat del 2011.
Dato il mio grande interesse per la logistica, ed avendo già svolto una tesi in Economia
della Mobilità e dei Trasporti in sede di laurea triennale, la scelta non poteva che
ricadere sull’insegnamento di Customer Service e Supply Chain Management dei
Professori Russo e Gaudenzi. Poiché la tesi di laurea triennale ha riguardato il trasporto
idroviario come modalità alternativa di trasporto delle merci a basso impatto
ambientale, in questa tesi di laurea magistrale ho deciso di continuare ad esplorare il
lato “ambientale” della logistica, la green supply chain, e di analizzare gli impatti di
questa gestione sulla performance economica.
Nel primo capitolo, “sostenibilità e supply chain management”, viene delineata la
nascita e lo sviluppo del concetto di sviluppo sostenibile e la formulazione tripartita
delle tre dimensioni della sostenibilità che vanno perseguite congiuntamente:
economica, sociale ed ambientale. Si è poi esposta la teoria della “Natural Resource
Based View” dell’azienda di Hart, che integra nella gestione aziendale le istanze
ambientali. Si è introdotta la gestione della catena di fornitura, riportando le definizioni
di alcuni tra i più noti studiosi della materia e si è focalizzata l’attenzione sulla
metodologia di gestione basata sui processi e l’output finale. In chiusura del capitolo si
sono presentati i due modelli di gestione della supply chain per processi, il modello del
Global Supply Chain Forum, GSCF, e Supply Chain Operations Reference, SCOR.
Il secondo capitolo, il più corposo, è stato interamente dedicato al green supply chain
management. Si sono esposte le forze che spingono le aziende verso una gestione
ambientale, con un’analisi sulla scarsità delle risorse naturali e le tensioni sui prezzi del
petrolio e come queste variazioni abbiano impatti macro e microeconomici rilevanti.
Nel terzo paragrafo si è esposto il quadro teorico di riferimento elaborato da Carter e
Rogers del Sustainable Supply Chain Management, mentre nel quarto paragrafo si è
effettuata una classificazione delle attività di Green Supply Chain Management, che
sono poi state analizzate singolarmente, con un particolare focus sul processo di
gestione dei ritorni. Il quinto paragrafo ha introdotto il tema della catena di fornitura del
futuro che integri le dimensioni verde, lean e globale.
IX
Il capitolo terzo è entrato nel merito del settore automobilistico, analizzandone il
modello di supply chain e “double layer closed loop”, che presuppone la chiusura della
catena di fornitura, comprendendo la gestione dei ritorni. E’ stata presentata la Direttiva
2000/53/CE e il D.lgs 209/2003 che l’ha recepita e che stabilisce precise quote di
recupero e di riciclo in base al peso di ciascuna vettura. In ambito italiano, di particolare
importanza è l’Accordo Quadro per la gestione dei veicoli fuori uso che riunisce tutti gli
attori della filiera automobilistica, favorendo il recupero e il riciclo. Sono stati riportati
successivamente i dati sul riciclo di autovetture in Italia tratte dal rapporto “Riciclo
Italia 2011” e i progetti innovativi di recupero energetico riguardanti il fluff, residuo al
termine della demolizione dell’autoveicolo che generalmente viene inviato a discarica,
plastiche e polimeri e pneumatici.
Il quarto capitolo è dedicato interamente al Bilancio di Sostenibilità di Fiat Group 2011
e ne ricalca l’ossatura di base, con una divisione che segue le iniziative intraprese nelle
tre dimensioni della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. Sono stati presi in
considerazione gli obiettivi e le azioni fissate per l’anno 2012, gli organi e i meccanismi
che integrano la sostenibilità nella gestione aziendale.
Il quinto ed ultimo capitolo formula le considerazioni finali, sintetizzando gli apporti
forniti nel corso dell’elaborato e rispondendo all’interrogativo iniziale posto come titolo
di questo lavoro: “green supply chain: chimera o realtà?”.
1
CAPITOLO PRIMO
SOSTENIBILITA’ E SUPPLY CHAIN MANAGEMENT
1. Sviluppo sostenibile e sostenibilità
A partire dagli anni ’60 del 900 si è andato affermando un nuovo atteggiamento verso il
pianeta, l’ambiente e i suoi rapporti con l’economia, in cerca di un modello di sviluppo
che coniugasse queste istanze data la limitatezza ed esauribilità delle risorse naturali.
Nella figura seguente (figura 1.) sono rappresentate le maggiori tappe delle politiche
ambientali internazionali.
Figura 1. Le politiche ambientali internazionali.
Fonte: nostre elaborazioni su http://www.difesambiente.it/uomo_ambiente/conferenze_tutela_ambientale.aspx
Nel 1964 è stato fondato l’UNCTAD, United Nations Conference on Trade and
Development, con il compito di incrementare le opportunità di investimento e sviluppo
nei paesi in via di sviluppo e permetterne una integrazione nell’economia mondiale.
La questione dello sviluppo ha quindi iniziato a rivestire importanza dapprima nei
confronti dei cosiddetti PVS (paesi in via di sviluppo), per poi nel 1972, nella
Conferenza di Stoccolma, assumere una dimensione mondiale. Nella Dichiarazione
· 1964 UNCTAD
United Nations Conference on Trade and Development
· 1972 UNEP
United Nations Environmental Programme
Conferenza di Stoccolma
· 1987 WCED
World Commission on Environment and Development
Commissione Bruntland
· 1992 UNCED
United Nations Conference on Environment and Development
Conferenza di Rio de Janeiro
· 2002 WSSD
World Summit on Sustainable Development
Conferenza di Johannesburg - Rio 10+
Convenzione sulla Diversità
biologica
Convenzione sui Cambiamenti
Climatici
Agenda 21
Dichiarazione su Ambiente e Sviluppo
Principi delle Foreste
Piano di Attuazione
2
redatta nel corso della Conferenza si riporta che essa “ha considerato il bisogno di
prospettive e principi comuni al fine di ispirare e guidare i popoli del mondo verso una
conservazione e miglioramento dell'ambiente umano.”
1
Nel punto due del preambolo si
specifica che “la protezione ed il miglioramento dell'ambiente è una questione di
capitale importanza che riguarda il benessere dei popoli e lo sviluppo economico del
mondo intero; essa risponde all'urgente desiderio dei popoli di tutto il mondo e
costituisce un dovere per tutti i governi. (…) Al presente, la capacità dell'uomo di
trasformare il suo ambiente, se adoperata con discernimento, può apportare a tutti i
popoli i benefici dello sviluppo e la possibilità di migliorare la qualità della vita.
Applicato erroneamente o avventatamente, lo stesso potere può provocare un danno
incalcolabile agli esseri umani ed all'ambiente. Vediamo intorno a noi con crescente
evidenza i danni causati dall'uomo in molte regioni della terra: pericolosi livelli
d'inquinamento delle acque, dell'aria, della terra e degli esseri viventi; notevoli ed
indesiderabili perturbazioni dell'equilibrio ecologico della biosfera; distruzione ed
esaurimento di risorse insostituibili e gravi carenze dannose alla salute fisica, mentale e
sociale dell'uomo nell'ambiente da lui creato e in particolare nel suo ambiente di vita e
di lavoro. (…) Difendere e migliorare l'ambiente per le generazioni presenti e future, è
diventato per l'umanità un obiettivo imperativo, un compito per la cui realizzazione sarà
necessario coordinare e armonizzare gli obiettivi fondamentali già fissati per la pace e lo
sviluppo economico e sociale del mondo intero.”
2
E’ la prima volta che si riconoscono i
limiti dello sviluppo e i rischi connessi ad una gestione erronea e avventata
dell’ambiente, e allo stesso tempo, si riconosce il dovere dei popoli e dei governi del
mondo di agire per evitare che si verifichino tali rischi. Vi era già evidenza dei
“pericolosi livelli di inquinamento” e delle conseguenze che provocavano alla salute
della popolazione. In chiusura del passo citato è poi espresso il concetto cardine da cui
muoverà il rapporto “Our Common Future” della Commissione Bruntland nel 1987 per
definire lo sviluppo sostenibile, che dovrà coniugare le esigenze del presente con quelle
delle generazioni future. La definizione data di sviluppo sostenibile dalla World
Commission on Environment and Development, anche nominata Commissione
1
Università Cà Foscari – materiali didattici pubblici di diritto dell’ambiente
http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=29187
2
Ibidem
3
Bruntland dal nome del suo Presidente, è oggi la più utilizzata nel mondo accademico e
non per la semplicità della sua formulazione e la sua chiarezza, ed è la seguente: “lo
sviluppo garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità
che le generazioni future riescano a soddisfare i propri.”
3
Il rapporto presenta tre parti:
la prima, “preoccupazioni comuni”, che focalizza l’analisi su un futuro “minacciato”, e
l’apporto dello sviluppo sostenibile entro il quadro dell’economia internazionale; la
seconda, “sfide collettive”, che si riferisce a popolazione e risorse, tutela della
biodiversità, energia, scelte industriali e problemi urbani; la terza, “sforzi comuni”, che
presuppone una gestione dei beni collettivi mondiali, pace, sicurezza, sviluppo e
ambiente in un’ottica di azione comune.
4
La successiva Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 rappresenta un’importante snodo
nella legislazione ambientale e ha prodotto una Dichiarazione che sancisce 27 principi
su ambiente e sviluppo, i “Principi delle Foreste”, due importanti convenzioni quadro, la
“Convenzione sulla Diversità biologica” e la “Convenzione sui Cambiamenti Climatici”
e “Agenda 21”, un programma d’azione per il XXI secolo. E’ in questa Conferenza che
lo sviluppo sostenibile assume forma di concetto integrato nelle tre dimensioni di
ambiente, economia e società (figura 2.).
5
In tabella 1. viene presentata una sintesi
dell’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile.
Figura 2. Le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile.
Fonte: http://www.difesambiente.it/uomo_ambiente/sviluppo_sostenibile.aspx
3
http://www.isprambiente.gov.it/site/itIT/Temi/Sviluppo_sostenibile/Cos%27%C3%A8_lo_Sviluppo_sost
enibile/
4
United Nations documents: http://www.un-documents.net/wced-ocf.htm
5
http://www.un.org/geninfo/bp/enviro.html
4
Nei 27 principi viene ribadita la necessità di un’azione degli stati in spirito di
partnership globale per tutelare l’integrità ambientale e il mezzo per promuovere lo
sviluppo sostenibile viene individuato nel progresso tecnologico e scientifico. E’ anche
formulato il principio dell’internalizzazione dei costi ambientali secondo cui chi inquina
dovrebbe sostenere i costi dell’inquinamento prodotto. “Agenda 21” è il programma di
azioni redatto nella Conferenza di Rio in cui si riconosce che operare verso lo sviluppo
sostenibile è principale responsabilità dei governi e richiede strategie, politiche, piani a
livello nazionale.
6
L’Agenda è divisa in quattro sezioni: dimensioni economica e
sociale, conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo, rafforzamento del ruolo
dei gruppi maggiori e mezzi di implementazione. L’implementazione implica azioni a
livello internazionale, nazionale, regionale e locale. “Agenda 21” è uno strumento
volontario a cui si affiancano strumenti legalmente vincolanti, in Italia in particolare si
hanno “VAS” – Valutazione Ambientale Strategica e “VIA” – Valutazione Impatto
Ambientale.
7
Tabella 1. Evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile.
Fonte: nostre rielaborazioni
Nel 2002 ha avuto luogo il “Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile” a
Johannesburg, anche denominato “Rio +10” poiché seguiva di 10 anni la precedente
Conferenza di Rio de Janeiro. Al termine è stato presentato il “Piano di attuazione” che
6
http://www.un.org/esa/dsd/agenda21/res_agenda21_00.shtml
7
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare http://www.va.minambiente.it/
Conferenza e anno Contenuto
UNCTAD
1964
Opportunità di investimenti e sviluppo per i paesi in via di sviluppo e
integrazione economica mondiale.
Conferenza di Stoccolma
1972
Principi comuni per conservare e migliorare l'ambiente umano.
Commissione Bruntland
1986
Definizione di sviluppo sostenibile: garantire i bisogni delle generazioni
attuali senza pregiudicare le possibilità di soddisfazione di quelle future.
Conferenza di Rio de
Janeiro
1992
Tripartizione del concetto di sviluppo sostenibile nelle dimensioni
economica, sociale ed ambientale.
5
si ricollega direttamente agli obiettivi posti da “Agenda 21” e ne aggiorna il
perseguimento ai diversi livelli internazionali, nazionali e locali.
In seguito alla “Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici”, uno dei risultati del
Summit di Rio de Janeiro, le parti sottoscrittrici della Convenzione stessa si sono
incontrate annualmente a partire dal 1995 nelle Conferenze delle Parti (COP) per
verificare lo stato di attuazione dei progressi riguardanti le politiche sul cambiamento
climatico. Tappa fondamentale è stata nel 1997 (COP 3) la stipulazione del “Protocollo
di Kyoto”, che fissa i tetti di emissione a cui le nazioni devono conformarsi e un sistema
di meccanismi quali “Clean Development Mechanism” (meccanismo di sviluppo
pulito), “Joint Implementation” (implementazione condivisa) e “Emission Trading”
(mercato delle emissioni) che permette lo scambio dei diritti di emissione,
soddisfacendo il principio di internalizzazione dei costi ambientali, secondo cui
l’inquinatore paga per i danni che provoca all’ambiente. La figura 3. mostra il
meccanismo di funzionamento della Conferenza sui Cambiamenti Climatici e il suo
collegamento con l’IPCC “Intergovernmental Panel on Climate Change” di cui si
parlerà nel paragrafo dedicato alla dimensione ambientale della sostenibilità (2.3.).
Figura 3. UNFCC e IPCC.
Fonte: United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCC) da http://www.climate-
leaders.org/climate-change-resources/india-at-cop-15/unfccc-cop
Negli anni si sono susseguite numerose conferenze delle parti, tra le quali meritano
menzione quella di Copenhagen (COP 15) del 2009 e le più recenti di Cancùn (COP 16)
del 2010 e Durban (COP 17) nel 2011.
8
8
http://unfccc.int/meetings/items/6240.php
COP
Conferenza delle Parti
SBI
Organo sussidiario
per
l’implementazione
SBSTA
Organo sussidiario
per consulenza
scientifica e
tecnologica
IPCC
Segretariato
IPCC
6
Nel giugno 2012 sono ricorsi i 20 anni dalla sottoscrizione della “Convenzione di Rio
de Janeiro sull’ambiente e lo sviluppo”, coincisi con una nuova “Conferenza delle
Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile – Rio +20” che si è tenuta sempre a Rio de
Janeiro.
2. Triple Bottom Line: le tre dimensioni della sostenibilità
La tripartizione del concetto di sviluppo sostenibile operata nella Conferenza di Rio de
Janeiro del 1992 è stata successivamente ripresa e teorizzata in ambito economico con
la locuzione “triple bottom line” (TBL), coniata da John Elkington nel 1997 nel libro
“Cannibals with Forks: the Triple Bottom Line of the 21st Century”.
9
La “bottom line”
è l’ultima riga del bilancio, esprimente il risultato della gestione economica, mentre le
restanti due indicano il risultato in termini sociali e ambientali. Altro modo utilizzato
per indicare la TBL è “3Ps”, ossia “Profit, People, Planet” (profitto, persone, pianeta).
Secondo Elkington i tre risultati sono interrelati, interdipendenti, parzialmente in
conflitto tra loro, e richiedono una rivoluzione di pensiero per essere attuati, che si
compone di sette dimensioni (“7Ds”): mercati, valori, trasparenza, ciclo di vita della
tecnologia, collaborazione e partnership, prospettiva temporale e corporate
governance.
10
Proprio quest’ultima sta registrando negli ultimi anni un sempre maggiore
interesse, coincidente con il passaggio da una concezione ristretta degli interessi tutelati
dei soli shareholder aziendali a una concezione allargata rivolta a tutti gli stakeholder,
dai dipendenti e creditori, agli azionisti di minoranza, i consumatori, la collettività e
l’ambiente.
11
Collegata inoltre alla tematica della corporate governance è la
responsabilità sociale d’impresa (RSI o CRS, “corporate social responsibility”) che si
9
ELKINGTON J, “Cannibals with forks: the triple bottom line of the 21
st
century”, Capstone, Oxford,
1997.
10
JEURISSEN R., “Book reviews: ELKINGTON J, “Cannibals with forks: the triple bottom line of the
21
st
century”, Journal of Business Ethics, vol. 23, pagg. 229-231, 2000.
11
BARILE S., GATTI M., “Corporate Governance e creazione di valore nella prospettiva sistemico-
vitale”, Sinergie, n. 73-74, pagg. 149-168, 2007.