2
l’influenza di Max Horkheimer, subentrato due anni prima a Karl
Grünberg nella direzione dell’Istituto, Marcuse maturerà un diverso
approccio nei confronti del marxismo, allentando in parallelo il suo
rapporto con la fenomenologia. Qui Marcuse pubblica i suoi articoli
sulla Zeitschrift für Sozialforschung, rivista ufficiale dell’Istituto,
fondata da Horkheimer nel 1932. Ancor prima della presa di potere da
parte di Adolf Hitler, Marcuse fugge nel 1933 prima a Zurigo e poi a
Ginevra, dove viene rifondato l'Istituto, prima di emigrare
definitivamente negli Stati Uniti nel 1934, dove ottiene la cittadinanza
nel 1940.
La Frankfürter Schule “rinasce” negli anni seguenti a New
York, dove Marcuse viene riassunto dall'Istituto per la Ricerca
Sociale, anch’esso trasferito a New York. La situazione economica
dell’Istituto lo porta ad accettare nel 1942 un incarico a Washington,
presso l’Office of Strategic Services (OSS, precursore della CIA)
durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1941 pubblica Reason and
Revolution
4
, opera consacrata ad Hegel e indice del definitivo
distacco dal pensiero heideggeriano. Negli anni 1951-1954 lavora al
Russian Institute della Columbia University (New York) e a Harvard.
dell'Archivio per la storia del socialismo e del movimento operaio. Attorno all'Istituto graviteranno
inizialmente il sociologo K.A. Wittfogel (studioso delle società asiatiche precapitalistiche e della
società sovietica), gli economisti H. Grossmann e F. Pollock, lo storico F. Borkenau, i filosofi M.
Horkheimer (che assumerà la direzione dell'Istituto nel 1930) e, in seguito, T.W. Adorno. Più tardi
si uniranno al gruppo, oltre a Marcuse, il sociologo della letteratura L. Löwenthal, il politologo F.
Neumann, lo psico-sociologo E. Fromm, il critico letterario e filosofo W. Benjamin. Al termine
della Seconda Guerra Mondiale restano in USA Marcuse, Fromm, Wittfogel, Neumann e
Löwenthal, mentre Horkheimer, Adorno e Pollock tornano in Germania, riedificando l'Istituto,
nella cui atmosfera culturale si forma una nuova generazione di studiosi, fra i quali A. Schmidt, O.
Negt e J. Habermas. [Per notizie più esaurienti sulla Scuola di Francoforte si rinvia all’importante
opera di M. JAY, The Dialectical Imagination, Brown & Company, Boston-Toronto, 1973;
L’immaginazione dialettica, trad. it. di N. Paoli, Einaudi, Torino 1979].
4
H. MARCUSE, Reason and Revolution. Hegel and the Rise of Social Theory, New York, Oxford
University Press 1941 [Ragione e rivoluzione. Hegel e il sorgere della teoria sociale, trad. it di A.
Izzo, Il Mulino, Bologna 1997].
3
Da quest’esperienza scaturisce l’opera Soviet marxism: a critical
analysis
5
(1958). Nel frattempo l’Istituto per le ricerche sociali
pubblica i suoi studi più famosi, tra cui quelli compresi nell’opera
collettiva Studien über Autorität und Familie
6
. Nel 1954 entra alla
Brandeis University come docente di filosofia e scienze politiche.
Eros and civilization
7
e One-dimensional man
8
vengono pubblicati
rispettivamente nel 1955 e nel 1964. Nel 1965 Marcuse insegna
Politologia alla University of San Diego in California.
L'anno successivo partecipa al Congresso sul Vietnam a
Francoforte, organizzato da Rudi Dutschke
9
, esponente di spicco del
movimento studentesco in Germania. Nel 1967 viene pubblicato An
Essay on liberation
10
, nel quale manifesta un profondo interesse per i
movimenti neo-radicali, che lo elessero “profeta” della rivolta del
1968. Marcuse continua ad affermare l'imminente fine della
repressione anche nell’opera Counterrevolution and Revolt
11
del
1967, dove cerca di esplicitare le fasi di quello sviluppo che avrebbe
poi condotto all'integrale liberazione dell’uomo. Nel biennio 1968-69
5
H. MARCUSE, Soviet Marxism: A Critical Analysis, Columbia University Press, New York
1958 [Marxismo sovietico, trad. it. di A. Casiccia, Guanda, Parma 1968].
6
Si rinvia a M. HORKHEIMER (a cura di), Studi sull’autorità e la famiglia, a cura di F.
Ferrarotti, Einaudi, Torino 1974.
7
H. MARCUSE, Eros and Civilization. A Philosophical Inquiry into Freud, Beacon Press, Boston
1955 [Eros e civiltà, trad. it di L. Bassi, Einaudi, Torino 1964].
8
H. MARCUSE, One-Dimensional Man. Studies in the Ideology of Advanced Industrial Society,
Beacon Press, Boston 1964 [L’uomo a una dimensione, trad. it di L. Gallino e T. Giani Gallino,
Einaudi, Torino 1967].
9
Sul rapporto Marcuse-Dutschke si rinvia al Carteggio con Rudi Dutschke, in Oltre l’uomo a una
dimensione, a cura di R. Laudani, Manifestolibri, Roma 2005, pp. 325-360.
10
H. MARCUSE, An Essay on liberation, Beacon Press, Boston 1969 [Saggio sulla liberazione,
trad. it. di L. Lamberti, Einaudi, Torino 1969].
11
H. MARCUSE, Counterrevolution and Revolt, Beacon Press, Boston 1972 [Controrivoluzione e
rivolta, trad. it. di S. Giacomoni, Mondadori, Milano 1973].
4
torna per alcuni mesi in Europa, tenendo lezioni e discussioni con
studenti a Berlino, Parigi, Londra e Roma. Nel 1978, con l'opera The
Aesthetic Dimension
12
, propone, contro un mondo totalmente
alienato, un’idea estetica – diversa da quella marxista ortodossa –
capace di spezzare le catene dell’oppressione in tutti gli aspetti della
vita umana. Nel 1979 Marcuse muore per le conseguenze di
un’emorragia cerebrale durante una visita in Germania, a Starnberg,
assistito nei suoi ultimi giorni da Jürgen Habermas, l’esponente più
significativo della seconda generazione della Scuola di Francoforte.
12
H. MARCUSE, The Aesthetic Dimension, Beacon Press, Boston 1978 [La dimensione estetica,
trad. it. di F. Canobbio Codelli, Einaudi, Torino 1978].
5
I.2 Il rapporto con Heidegger
E’ al periodo di Friburgo che possiamo far risalire la prima
formazione del pensiero filosofico marcusiano: in questa fase si
contraddistingue l’uso delle categorie fenomenologiche, chiaramente
dovuto all’influsso di Husserl ed Heidegger. In parallelo Marcuse è
molto legato al marxismo, ma non prenderà mai la decisione di
militare in un partito. Nel primo articolo che pubblica sui
“Philosophische Hefte”, Beiträge zu einer Phänomenologie des
Historischen Materialismus
13
, – dove espone un primo tentativo di
conciliare marxismo e fenomenologia – si può riscontrare tutta la
tipica terminologia heideggeriana: Sorge (cura), Geschichtlichkeit
(storicità), Entschlossenheit (accettazione decisa), Dasein (Esserci),
ecc. In questo articolo ribadisce poi l’importanza che Essere e tempo
14
– l’opera più famosa del suo maestro pubblicata poco tempo prima –
assume nel dibattito filosofico di quel periodo. “Tale opera…” –
scrive M. Jay – “…per Marcuse rappresentava ‘il momento in cui la
filosofia borghese si dissolve all’interno e apre la strada a una nuova
scienza concreta
15
’ per tre ragioni: in primo luogo perché Heidegger
ha rivelato il mondo storico come Mitwelt, cioè un mondo
dell’interazione umana. In secondo luogo perché, dimostrando che
l’uomo ha una profonda preoccupazione (Sorge) per l’autenticità della
propria situazione nel mondo, Heidegger aveva giustamente sollevato
il problema: in che cosa consiste l’ ‘essere autentico’ ? Infine,
13
H. MARCUSE, Beiträge zu einer Phänomenologie des Historischen Materialismus, in
“Philosophische Hefte”, I, I, 1928 [cit. in M. JAY, L’immaginazione dialettica, cit., pp. 104-105).
14
M. HEIDEGGER, Essere e tempo [nuova edizione italiana a cura di F. Volpi sulla traduzione di
P. Chiodi], Longanesi, Milano 2005.
15
H. MARCUSE, Beitrage [cit. in M. JAY, L’immaginazione dialettica, cit., pp. 104-105].
6
sostenendo che l’uomo può raggiungere l’essere autentico agendo con
decisione nel mondo, Heidegger aveva portato la filosofia borghese a
una maggiore consapevolezza della necessità della praxis. Marcuse
riteneva che Heidegger avesse fallito proprio su questo punto e che il
marxismo diventava essenziale
16
”.
A tal riguardo, nell’intervista che rilasciò nel 1977 a Frederick
Olafson
17
, Marcuse affermò: “[…] All’inizio pensavo che potesse
esserci una combinazione di esistenzialismo e marxismo sulla base di
un’analisi concreta dell’esistenza umana e del suo mondo. Ma presto
mi accorsi che la concretezza di Heidegger era in gran parte
un’apparenza, che la sua filosofia era in realtà molto astratta e si
allontanava dalla realtà, o meglio la evitava, proprio come le filosofie
che allora dominavano le università tedesche: il neo-kantismo, il neo-
idealismo, ma anche il positivismo. […] Nel mio primo articolo cercai
di combinare esistenzialismo e marxismo. L'essere e il nulla
18
di
Sartre è un tentativo ancora più ampio in tal senso, ma quando Sartre
si rivolse al marxismo maturò il distacco da suoi scritti esistenzialisti,
proprio perché non riusciva a conciliare Marx con Heidegger. Come
lo stesso Heidegger, Sartre sembrava usare l'esistenzialismo per
isolarsi dalla realtà sociale, invece di penetrarla. Concetti
heideggeriani come “Esserci”, “Essere”, “Ente”, “Esistenza”, sono
cattive astrazioni, nel senso che non sono strumenti concettuali per
comprendere la concretezza vera sotto l'apparenza.
16
M. JAY, L’immaginazione dialettica, cit., pag. 105.
17
F. OLAFSON, Marcuse allievo degli errori di Heidegger, intervista pubblicata su “Il
Manifesto”, 12 luglio 2002, disponibile in copia presso il Sito Web Italiano per la Filosofia
(www.swif.uniba.it.) a cura del Laboratorio di Epistemologia informatica dell’Università di Bari.
18
J.P. SARTRE, L’essere e il nulla, trad. it. di G. Del Bo, Il saggiatore, Milano 1975.